Motherland: l’esercito delle streghe di Fort Salem

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“Tremate, tremate, le streghe son tornate!” è stato uno degli sloga più forti ed usati dal movimento femminista durante gli anni ’70, uno dei momenti più forti nella storia di tutto il movimento, quello che ha portato anche alla legge sul divorzio che proprio pochi giorni fa ha compiuto mezzo secolo di vita. Per correttezza diciamo subito che il femminismo non nasce in quel periodo, ma molto prima, che è ancora vivo e forte – anche se purtroppo ci sono personaggi politici che cercano di ridurlo a fenomeno di costume – e che gli dobbiamo altre conquiste, come la legge sullo stupro, quella sulla parità salariale e altre, anche se la strada per una società di uguali, che oggi comprende anche la parte del movimento LGBTQ+ è ancora lunga. Però è arrivata anche la loro distopia: Motherland – Fort Salem.

Dai roghi di Salem ad oggi

In onda su Amazon Prime il titolo mi ha incuriosito ricordandomi un bellissimo romanzo di Robert Harris, Fatherland, dove il Reich ha vinto la guerra, Hitler è vivo e ha esteso il suo dominio sull’Asia oltre che sull’Europa. Il libro è chiaramente ispirato al capolavoro di Philip Dick, La Svastica sul Sole. In Motherland lo scenario è diverso. C’è stato nel diciassettesimo secolo un trattato proprio a Salem, luogo storicamente famoso perché proprio lì sono avvenuti i più grandi massacri delle cosiddette streghe. Qui le streghe non solo esistono davvero, ma sono la vera ossatura dell’esercito degli Stati Uniti, con tanti di divise, campi militari, accademie, addestramento, bullismo e comportamenti sessuali lascivi verso i maschi che diventano una sorta di passatempo per le soldatesse.
Da tre secoli le streghe hanno ottenuto la fine della loro persecuzione grazie a un accordo con il governo degli Stati Uniti che prevede il loro impegno a combattere per difendere il paese in caso di attacchi. Seguiamo così tre ragazze che si preparano a un addestramento di base in “combattimento magico” fino al dislocamento sul campo, invertendo i tradizionali ruoli di genere e potere e mettendo le donne in prima linea. Non per nulla, parliamo appunto di streghe; tra queste, emergono i personaggi di Raelle (Taylor Hickson, Deadly Class) una recluta riluttante con problemi a riconoscere l’autorità e la cui madre è deceduta in servizio; Tally (Jessica Sutton, The Kissing Booth), una ragazza gentile, determinata e curiosa che si è arruolata nonostante la disapprovazione della madre; infine Abigail (Ashley Nicole Williams), strega intelligente, dedicata e coraggiosa, nonché discendente di una stirpe di alto rango della società militare delle streghe. Non ci sono bacchette magiche, però ci sono formule e segni, ma soprattutto c’è la voce. Sono i canti le armi principali che usa l’esercito delle streghe, chiariamoci non si tratta di roba che trovate a Sanremo o Spotify, ma di vocalizzi – uno come Sfera e basta sarebbe spazzato via come niente.

La voce è un’arma (davvero)

La voce modulata in una certa maniera permette di creare tornado e spazzare via intere montagne. Mi ha ricordato la saga di Dune scritta da Frank Herbert dove il popolo dei fremen riusciva ad usare la voce per distruggere la materia. Parliamo di una serie di romanzi che ha dato origine all’omonimo cult di David Lynch e che, proprio in questo periodo, dovrebbe avere un nuovo adattamento in una serie tv, diretto da Denis Villeneuve, autore del remake di Blade Runner, di Arrival, Sicario ed altre opere che ne segnalano un tale visionario che tende all’ibridazione dei generi e che siamo davvero felici alla prova delle serie tv.

Quindi abbiamo detto che c’è un esercito, ma non abbiamo detto contro chi combatte. Sono streghe che combattono contro streghe. L’altra fazione è radunata sotto una sigla, SPREE, che in inglese vuol dire frenesia, un gruppo che raduno coloro che hanno rifiutato l’accordo di Salem perché si sentono imprigionate al servizio di noi comuni mortali. Si vedono delle scene dove un innocuo palloncino passa in mezzo alla gente e dopo il suo scoppio un centinaio di persone si suicida. Il richiamo visivo al palloncino dei Pennywise, il clown di IT, capolavoro del re del brivido Stephen King è immediato. Inoltre ci sono anche questione di potere fra le varie fazioni interne all’esercite per estendere il proprio dominio. Lo scenario in cui si svolgono le vicende delle tre giovani streghe (in complesso divertenti, piene di colpi di scena e con una dose omeopatica di truculenza) non differisce affatto, a ben guardare, da quelli delle trame che conosciamo bene: soltanto, ribaltate d’un colpo solo dal maschile al femminile.

Donne troppo simili a uomini?

L’addestramento è modellato su mille film di guerra, incluso il grande Full Metal Jacket. Le scaramucce tra commilitone rimandano al più modesto Starship Troopers e relativi sèguiti, causa la coloritura da “young adults” dei moventi. Ma soprattutto il mondo del futuro, governato dalle donne, non differisce affatto da quello che ben conosciamo. Magia o non magia, è fondato sul modello del capitalismo e del libero mercato, attualizza i conflitti di classe e ripropone i soliti tòpoi dell’epica maschile: il viaggio dell’eroe (delle eroine), i personaggi messianici che possono salvare l’umanità e via repertoriando. Se un giorno le donne governeranno il mondo ci aspettiamo che non replichino gli errori degli uomini, ma sappiano fare di meglio. In attesa della seconda stagione, a breve su Amazon, il giudizio è quello di un prodotto divertente che avrebbe tutti i numeri per fare di più, molto di più, ma che si perde, proprio nel riproporre degli stereotipi solo che con le donne in divisa. Comunque resta un prodotto assolutamente godibile.

Distopie al femminile

La distopia è un genere che anche nelle serie tv è diventato sempre più praticato, anche se abbastanza difficile. Sicuramente un titolo da non perdere è Il Racconto dell’Ancella, tratto dal bellissimo romanzo di Margareth Atwood. 8 emmy awards e 2 golden globe testimoniano quanto questa serie sia stata fra le migliori dell’ultimo decennio grazie al lavoro di Bruce Miller, suo ideatore, e all’interpretazione di Elizabeth Moss. L’abbiamo nominata prima e non poteva mancare La Svastica sul Sole, tratta da uno dei capolavori di Philip Dick, uno degli scrittori più geniali del novecento. Ne sono state tratte quattro stagioni realizzate sempre da Amazon e scritte da Frank Spotnitz che fu uno degli sceneggiatori di X-Files. Anche questa è stata una serie pluripremiata e di grande successo dimostrando quanto la fantascienza sia amata.