Ricordare è un dovere. Sacro. Però non basta. Non basta perché prima o poi tutte le celebrazioni diventano forma vuota e soprattutto “svuotata”, come l’alzarsi quando entra il maestro in classe: un atto dovuto e non voluto.
Ricordare dovrebbe essere un volere. Eppure non è così. Quante shoah ci saranno ancora? Quante ne sono esistite? E soprattutto, quante volte dovremmo sentire chi mette in dubbia il più atroce degli stermini, programmato e realizzato non da uno, non da pochi, ma da un consenso condiviso?
Chi tace è sempre complice. Chi nega anche.
Qui sotto alcune parole per riflettere col corpo, non solo ricordare.
Sarebbe bello se tutto fosse stato Schindler’s List, ma quella è stata solo una briciola di luce nell’oscurità della notte. Una notte fatta di bulldozer che spostavano i cadaveri scheletrici appena gasati verso i forni crematori. Tutti quei corpi erano vite. Erano parole e carne, sentimenti e sangue. Serviva tempo per bruciare tutto. Quanto è lunga la notte? E quante notti ci dovranno essere?
“Vidi non lontano da me un vecchio che si trascinava carponi. Si era appena svincolato dalla mischia. Portò una mano al cuore. Prima credetti che avesse ricevuto un colpo al petto, poi capii: teneva sotto la giacca un pezzo di pane. Con una rapidità straordinaria lo tirò fuori, lo portò alla bocca. Gli occhi gli brillarono, un sorriso simile a una smorfia gli illuminò il volto morto e si spense subito. Un’ombra si era appena allungata accanto a lui, e quell’ombra gli si gettò addosso. Carico di botte, ubriaco di colpi, il vecchio gridava: – Meir, mio piccolo Meir! Non mi riconosci? Sono tuo padre… mi fai male… stai assassinando tuo padre… ho del pane… anche per te… anche per te…
Crollò. Aveva ancora nel pugno chiuso un pezzetto di pane. Volle portarlo alla bocca, ma l’altro si gettò su di lui e glielo prese. Il vecchio mormorò qualcosa, emise un rantolo, e morì nell’indifferenza generale. Suo figlio lo frugò, prese il pezzetto di pane e cominciò a divorarlo, ma non potè andare lontano: due uomini lo avevano visto e si precipitarono su di lui. Altri se ne aggiunsero. Quando se ne andarono c’erano vicino a me due morti: padre e figlio. Io avevo quindici anni.”
da LA NOTTE di ELIE WIESEL
– Sia benedetto il nome dell’Eterno!
Ma perché, ma perché benedirlo? Tutte le mie fibre si rivoltavano. Per aver fatto bruciare migliaia di bambini nelle fosse? Per aver fatto funzionare sei crematori giorno e notte, anche di sabato e nei giorni di festa? Per aver creato nella sua grande potenza Auschwitz, Birkenau, Buna e tante altre fabbriche di morte?… Oggi non imploravo più. Non ero più capace di gemere. Mi sentivo al contrario molto forte. Ero io l’accusatore, e l’accusato, Dio. I miei occhi si erano aperti, ed ero solo al mondo, terribilmente solo, senza Dio, senza uomini; senza amore né pietà. Non ero nient’altro che cenere, ma mi sentivo più forte di quell’Onnipotente al quale avevo legato la mia vita così a lungo.
da LA NOTTE di ELIE WIESEL
Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta…………….Vi si oppone la sicurezza della morte, che impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore.
da SE QUESTO E’ UN UOMO di PRIMO LEVI
Sapete voi cosa c’è di più ripugnante nei confidenti e nei delatori? Quel che di cattivo c’è in loro, penserete voi. No! Il più terribile è ciò che v’è di buono in loro; la cosa più triste è che sono pieni di dignità, che sono gente virtuosa. […] Questo appunto è il terribile: molto, molto di buono v’è in loro, nella loro stoffa umana. Chi sottoporre a processo, allora? La natura dell’uomo! È lei, lei a generare questi cumuli di menzogna, di abiezione, di vigliaccheria, di debolezza. Ma è pur sempre lei a generare anche le cose belle, buone e pure.
da TUTTO SCORRE di VASILIY GROSSMAN
Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso.
HANNAH ARENDT
Quando la maestra mi disse “non ho fatto io le leggi razziali” capii che l’indifferenza fa più male di uno schiaffo.
Quella indifferenza è la mia nemica personale.
LILIANA SEGRE, sopravvissuta alla Shoah
Il sospetto è che l’Olocausto non sia stato un’antitesi della civiltà moderna e di tutto ciò che (secondo quanto ci piace pensare) essa rappresenta. Noi sospettiamo (anche se ci rifiutiamo di ammetterlo) che l’Olocausto possa semplicemente aver rivelato un diverso volto di quella stessa società moderna della quale ammiriamo altre e più familiari sembianze; e che queste due facce aderiscano in perfetta armonia al medesimo corpo. Ciò che forse temiamo maggiormente è che ciascuna delle due non possa esistere senza l’altra, come accade per le due facce di una moneta.
ZYGMUNT BAUMAN
Se Dio esiste, dovrà chiedermi scusa.
(Scritta apparsa su un muro di Auschwitz)