KLEO: Techno, Trabant e Tarantino alla caduta del Muro

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kleoSe c’è un’arma che spesso viene dimenticata è l’ironia. Viene scambiata o per comicità oppure per sarcasmo, dove c’è una dose di aggressività più forte. Con l’ironia si ride? Non sempre, è ben diversa dalla comicità. Infatti è più difficile. Parliamo di un meccanismo che viene dal teatro greco, per ricordare culture a noi più vicine, ma anche da quelle orientali e sudamericane. Si tratta di usare il paradosso per mostrare la realtà. Creare delle simulazioni e dissimulazioni di una situazione per mostrarla nella loro crudezza, nella loro verità. Kleo è una spy story nel catalogo Netflix che sta conquistando spettatori. Scritta dal trio di sceneggiatori tedeschi Hanno Hackfort, Bob Konrad e Richard Kropf, già noti per aver creato 4 Blocks e You are Wanted. Protagonista è Jella Haase nei panni di Kleo, una rivelazione. Se dovessi riassumere Kleo direi: Trabant, Krauti, Berlino, Techno, Tarantino. Vi ho incuriosito? Allora sto facendo bene il mio lavoro.

 


kleoKleo è una efficientissima agente di una sezione della Stasi, la famigerata organizzazione di sicurezza e spionaggio della Germania dell’Est, le cui straordinarie capacità sono usate per eliminare i nemici del socialismo. La serie inizia con la spia che, attraverso un tunnel sotterraneo, passa da Berlino Est a Berlino Ovest per portare a termine un omicidio in una discoteca. La missione, naturalmente, ha successo ma Kleo lascia un ricordo indelebile in Sven, appollaiato su uno sgabello al bancone, intento a ubriacarsi. Kleo si eclissa nella notte ma Sven ha bene impresso il suo volto e si mette subito a disposizione della polizia, con tanto di identikit disegnato a mano, quando viene rinvenuto un cadavere nei bagni della discoteca. La squadra omicidi, però, non lo prende per nulla sul serio, pur essendo un collega. Sì, perché Sven lavora nella Polizei berlinese, squadra antifrode, lui è un Miami Vice “vorrei ma non posso”. Il fatto che Kleo sia stata riconosciuta dalla polizia ed esista un suo identikit viene scoperto dalla Stasi la quale prende subito le giuste precauzioni inscenando un falso dossier contro l’agente segreto. Kleo viene arrestata, imprigionata, processata e condannata all’ergastolo per alto tradimento. A nulla valgono le proteste della giovane donna, la quale chiama in sua difesa il nonno materno tra i più alti gradi del servizio segreto. Kleo è una traditrice e come tale deve marcire in prigione. Per fortuna la detenzione dura soltanto due anni. Siamo, infatti, nel 1989 e con la caduta del Muro i prigionieri politici vengono tutti amnistiati. Kleo esce di prigione iniziando a progettare e attuare la sua vendetta contro quelli che l’hanno condannata e fatta condannare. Una caccia all’uomo in piena regola farcita di vecchi nemici e nuovi amici, tradimenti e contro tradimenti, viaggi all’estero e oltre il Muro. Alla ricerca della verità Kleo dovrà scontrarsi soprattutto contro se stessa e l’ideologia che l’ha cresciuta in un doloroso viaggio metafisico che la porterà a un passo dal baratro.

kleoL’ispirazione da Kill Bill ed evidente e non nascosta, come anche il fatto che proprio Kleo, sia una versione pankow – termine che oltre ad indicare il primo quartiere della Germania Est a Berlino, ha significato un insieme importante di sottoculture – anche nell’uso della tuta da ginnastica. Non è una copia ed è questo una delle armi di Kleo.

Ciò che colpisce di Kleo, però, è il suo lato onirico enfatizzato soprattutto nella puntata dedicata al passato della protagonista e la sua formazione in seno alla Stasi. In questo episodio, infatti, gli indizi lasciati nel corso delle puntate precedenti assumono finalmente il giusto significato e danno soddisfacenti risposte allo spettatore che, in certi momenti, potrebbe sentirsi sbalestrato. Perché fondamentalmente Kleo è una serie che pretende, giustamente, di esser presa sul serio ma che al tempo stesso gioca con la serietà del genere prendendosi in giro da sola. Complicato? Nemmeno poi tanto, in realtà. Basti pensare alle meravigliose, coloratissime, carte da parati della casa di Kleo che si macchiano di sangue o i movimenti dei lottatori di sumo in un appartamento di un quartiere di Berlino Est, in pieni anni Ottanta. Si, ironico.

kleoIn Kleo è presente una comicità grottesca che non dà alcun fastidio, anzi. Arricchisce la serie con trovate non convenzionali che non si limitano a strappare un sorriso allo spettatore quanto, piuttosto, tendono ad alleggerire la storia che altrimenti risulterebbe incredibilmente cupa e oltremodo drammatica dando una nota di realtà e di imprevisto. I travestimenti di Kleo, per esempio, sono molto dettagliati ma il suo continuo toccarsi e sistemarsi la protesi dentale risulta comico e strampalato tanto da infondere un senso di realtà che rende il tutto più credibile. Kleo è una serie intrigante e del tutto particolare, fin dalle sue prime immagini. Un disclaimer iniziale avvisa subito il telespettatore che “questa è una storia vera” e che “nulla di tutto questo è accaduto davvero“. Un avviso apparentemente discordante nel quale però è ben espresso tutto il succo delle otto puntate trasmesse. In Kleo, infatti, la realtà sullo sfondo insieme alla finzione in primo piano si mescolano creando un continuo vortice di colori, come in un caleidoscopio. Apparentemente senza alcuna innovazione dal punto di vista della sceneggiatura Kleo inserisce elementi umoristici e stranezze varie che non danno fastidio rendendola, invece, piuttosto unica sul panorama del genere. Così, Kleo è in grado di accontentare un ampio pubblico: quelli desiderosi di seguire una storia di spionaggio e quelli che cercano qualcosa di un po’ diverso dal solito.

 

NON SOLO DERRICK

La produzioni tedesche sono aumentate e cambiate negli ultimi anni, cercando di uscire da formule del passato. Deutschland 83 è una spy-story ambientata nella Berlino del 1983. Un giovane sergente della Germania Est, Martin Rauch, viene incaricato di infiltrarsi come spia nella Berlino occidentale. La sua missione è reperire quante più informazioni possibili sulla NATO e i suoi. Molto interessante, anche esteticamente, è Babylon Berlin. Siamo nella Berlino degli anni ’20 e dentro una storia criminale emozionante con un gruppo di attori di alta classe anche nei ruoli secondari. Se c’è una serie che si distingue dalle molte buone produzioni tedesche, allora è questa 4 blocks che ci porta nel mondo della criminalità organizzata. La serie racconta di un clan familiare libanese a Berlino-Neukölln, nel quale si è infiltrato un investigatore segreto della polizia