E un bel po’ di tempo che voi state portando avanti la sfida del teatro contemporaneo, vero?
Sfida è il termine giusto e la portiamo avanti da quando siamo nati come compagnia. Il riconoscimento del Ministero l’abbiamo accolto con soddisfazione, quasi con commozione, perché avere risonanza su scala nazionale quando sei a Polistena sembra un miracolo. Come attore e regista di teatro lavorando in certi territori ti rendi conto da subito che, ancor più in Calabria, la necessità più urgente, è quella di formare il pubblico e lo formi attraverso gli spettacoli teatrali differenti rispetto a quelli che ci sono stati precedentemente, attraverso la programmazione, attraverso i laboratori, attraverso quindi la didattica. E noi abbiamo fatto entrambe le cose sulla programmazione, abbiamo insistito tutti gli anni anche senza soldi. Ora come organismo di programmazione e con le residenze teatrali, un po’ economia, un sostegno, siamo sempre riusciti a fare cartelloni dignitosi con programmazione alternativa rispetto a quello che si vede in giro in Calabria. Quest’anno molti colleghi mi hanno detto da tutta in Italia che la nostra è una programmazione che ormai neanche nella grande città si riesce a vedere.
Mi colpisce il vostro teatro che si unisce alla performance unendo ed utilizzando tanti linguaggi diversi. Mi sembra una scelta fortemente voluta e consapevole, vero?
La diversità, il sincretismo, le contaminazioni come dicevamo prima sono fondamentali, perché La diversità è una cosa fondamentale nella vita. Certo, il teatro è parola, ma non solo, è usare linguaggi differenti ci aiuta a recuperare una parte di pubblico che precedentemente abbiamo perso, che sono i giovani. Dobbiamo usare i loro linguaggi per cambiare la narrazione e raccontargli il mondo
La narrazione della contemporaneità è il tema fondamentale, ma anche la contaminazione. Spesso ci si rinchiude nel proprio guscio mentre so che voi con le residenze ed altri progetti siete disposti a lasciarvi “contaminare”. Questo mi sembra importante perché per Dracma l’importante non è Stare al Sud, ma Essere al Sud.
Hai inquadrato perfettamente la situazione. Noi siamo tutti, in Dracma persone, artisti e professionisti di ritorno che abbiamo fatto esperienze fuori e abbiamo sentito il bisogno, la necessità di tornare, a narrare la nostra terra, la Calabria è presente in tutte le nostre produzioni, è fortemente presente. “Le residenze” sono uno strumento importante: gli artisti vengono qui e si inseriscono, vivono e si lasciano contagiare e contaminano la loro ricerca artistica con quello che hanno preso qui. Inoltre stiamo lavorando per costituire delle borse per degli scrittori di teatro con Stati Uniti e Canada, rivolte ad italiani di seconda-terza generazione che poi verranno qui per una residenza, quindi finanziati, allo scopo di scrivere un testo teatrale da produrre.
Shakespeare diceva che tutto il mondo è un palcoscenico, ma qui un palcoscenico diventa la porta per tutto il mondo. Io credo che il bardo immortale amerebbe gli sforzi ed il lavoro che Andrea Naso ed i suoi fanno per “contaminare” la Calabria con il resto del mondo, per raccontare la sua identità contemporanea con linguaggi e narrazioni che mostrino quello che c’è ed ancora non si riesce a raccontare.