UNWANTED: sul tema dei migranti la produzione italiana che ti sorprende

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L’attualità si è sempre proposta come fonte di ispirazione non solo per la serialità e la settima arte in generale, ma per tutte le forme artistiche e narrative. Quello dei migranti non è più un tema di novità per la cronaca italiana, ma un elemento oramai ultraventennale. Se poi consideriamo la storia italiana vediamo come il tema della migrazione è parte integrante della nostra evoluzione da molti secoli e non solo una questione di attualità, ma certamente non è questa la sede più opportuna per approfondire un discorso di tale importanza. Restiamo sul presente, restiamo ad Unwanted: Ostaggi del mare. Parliamo di una serie in otto episodi disponibile su NOW e Sky Atlantic a partire dal 3 novembre 2023. Lo show, diretto dal regista tedesco Oliver Hirschbiegel e scritto da Stefano Bises a quattro mani con Fabrizio Gatti, trae ispirazione dal libro-inchiesta Bilal. L’autore (Gatti) ha basato la sua opera su un’esperienza personale dolorosa ed illuminante, che riempie di orrore ma apre gli occhi sulla lunga via crucis dei migranti nelle lande impervie e aride del Sahara prima di potersi imbarcare alla ricerca di fortuna. Gatti ha portato a termine il lavoro della sua vita immergendosi appieno in questa moderna tratta degli schiavi, viaggiando ed interagendo con i migranti sotto copertura, studiando anche il patto criminale sottoscritto da coloro che lucrano sulla sofferenza di questi popoli in cerca di vita e lavoro. La miniserie propone una trama semplice ma accattivante, inaspettata: un rovesciamento interessante ma non scioccante che aiuta sicuramente lo spettatore ad entrare immediatamente nell’azione. Una lussuosa nave da crociera italiana chiamata Orizzonte, capitanata dall’affascinante ma misterioso Capitano Arrigo Benedetti Valentini (Marco Bocci), decide di soccorrere 28 migranti rimasti vittime di un apparente incidente nel bel mezzo del Mar Mediterraneo. Ognuno con la propria storia, le proprie motivazioni, questi ospiti inaspettati e – spesso – indesiderati prenderanno posto nelle cabine vuote della grande città su acqua. In una chiara ma efficace semplificazione della stratificazione sociale, i migranti vengono “ghettizzati” e posti nella stessa ala della nave, controllati a vista dallo stoico membro della security Carl (Scot Williams). Le loro uscite ed entrate dalle cabine sono strettamente monitorate in quanto, come sottolinea il responsabile di crociera (Massimo De Lorenzo) in una frase iconica: “Non vogliamo che gli ospiti si sentano a disagio, loro vengono in crociera per vivere un sogno, la vita reale la vogliono lasciare a casa”. I migranti, traumatizzati e feriti, sono tutto ciò che i benestanti ospiti della Orizzonte non hanno mai chiesto di vedere o conoscere. Il tessuto sociale, però, così come quello urbano, soggetto all’ormai obsoleto fenomeno del melting pot, della nave cambia quando nel gruppo umano presente arrivano nuovi membri. L’arricchimento culturale, le naturalizzazioni, i sincretismi sono nati così, nell’incontro/scontro tra gruppi umani di diversa provenienza e formazione. Risulterà impossibile tenere i 28 ospiti rinchiusi nelle proprie anguste cabine, lasciando ad altri il controllo del loro destino. La Orizzonte, inoltre, si dirige nel luogo che li ha tenuti prigionieri per mesi, affamandoli e torturandoli: le prigioni libiche.

In questo preciso punto di rottura, la trama si svincola dalle aspettative e decide di trasformare Unwanted nel mix vincente che lo rende adrenalinico oltre che fruibile, rispetto ad un inizio che ha una certa voluta lentezza narrativa. La critica sociale diventa thriller quando il capo dei migranti, il losco Tareq (Dada Bozela) decide di prendere il controllo della nave, rovesciando i ruoli e costringendo la ricca “classe dominante” a mettere in discussione la propria vita, la propria posizione nel mondo e i propri valori. La regia claustrofobica di Oliver Hirschbiegel è buona, inquadra da vicinissimo i personaggi che sudano, piangono, urlano e parlano, chiudendo la loro umanità nel perimetro limitato di una nave nel cuore del mare. Il ritmo da thriller ingaggia, forse in maniera un po’ gigiona e semplicistica, ma sicuramente efficace, permettendo una doppia immedesimazione da parte del pubblico: gli spettatori sono sollecitati da un duplice punto di vista, empatizzano con la vicenda umana ma provano anche il brivido dell’action.

La presenza di attori italiani e stranieri, con le provenienze più svariate, permette una coesistenza di culture, dialetti e lingue che scorrono sullo schermo con grande naturalezza e semplicità. I personaggi, ben caratterizzati, costituiscono dei micromondi a sé, ma sono le loro interazioni con gli altri micromondi circostanti che li definiscono nelle loro declinazioni e sfaccettature

Unwanted è una serie ricca di umanità ed intrattenimento, ben gestita dal punto di vista registico e con una sceneggiatura ambiziosa. I primi episodi servono ad introdurre i personaggi e le dinamiche narrative, con una semplicità disarmante si traccia la complessità del divario umano e dell’interazione a discapito delle diversità. Ottimo lavoro da parte dell’ampio cast internazionale per creare territorio comune e creare una chimica funzionante davanti alla macchina da presa. La serie TV riesce, intrattiene e lascia anche con il fiato sospeso come un vero thriller in stile americano.