ZEROCALCARE: Autocoscienza con Armadillo

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Divisivo. Questo è un aggettivo che avete sentite moltissime volte col procedere dell’ultimo ventennio e lo sentite ancora di più con l’uscita della nuova serie animata di Zerocalcare su Netflix dal titolo “QUESTO MONDO NON MI RENDERA’ CATTIVO”. Un’uscita che arriva pochissimo tempo prima della morte di Silvio Berlusconi, il cavaliere, uomo simbolo della seconda repubblica e di un modo di vivere e pensare, il berlusconismo appunto, che gli sopravvive perché ha sicuramente intriso la politica, l’economia e altro ancora non solo in Italia. Il berlusconismo è un mindset, impossibile da negare, che porta a schierarsi in maniera binaria. Una coincidenza? Forse. Ma c’è un’altra fortissima coincidenza.

 

Il pensiero binario è tipico del Novecento, un secolo che inizia dal 1914, anno di inizio del primo conflitto mondiale e termine nel 1991 col la dissoluzione dell’Unione Sovietica, su questo concordo pienamente con Alessandro Barbero e non concordo con Fukuyama con la “fine della storia”. Da allora il pensiero binario ha subito un’influenza di dissoluzione molto forte ad opera di tanti movimenti, come quello LGBTQ+, quello ambientalista e altri che hanno posto delle questioni che le generazioni Y e Z, le più giovani ad esserne portatrici, rivendicano nel dire tutto non può essere come è stato finora. La stessa etica del lavoro sta cambiando e le proteste contro il caro-affitti per gli studenti universitari insieme a quelle per un lavoro che sia non solo più giusto nella remunerazione ma nella gestione del tempo totale, sono sempre più forti ed urlano la voglia di prendere il loro posto del mondo. Un mondo differente. Per questi motivi tali eventi non mi sembrano una coincidenza. Se la morte di Silvio Berlusconi, primo ministro sotto i fatti del G8 di Genova, dove si può dire che inizi una nuova fase della storia, rappresenta la fine di un simbolo, ma non del suo pensiero, allora il cartone di Zerocalcare rappresenta come sempre il tentativo di dare voce alla narrazione delle tantissime componenti di movimenti e idee che si intersecano. Con cosa? Anche con le parole della scrittrice Michela Murgia che parla, mentre affronta l’ultima fase di una malattia mortale, della sua famiglia queer, rivendicando un sostantivo, che esce dal movimento per il gender per arrivare ad una sfera sempre più ampia, dove sono le relazioni che contano e molto meno i legami, di sangue per intenderci. Oggi l’identità, così come la vogliono trasmettere in maniera vecchia, ma anche non giusta, è cambiata, perché l’identità è una costruzione di variabili culturali, come affermano filosofia e sociologia, e non esclusiva trasmissione di un sistema tradizionale. È la grande vittoria di Foucault e Derrida e ora come non mai la stessa cultura diventa queer, lasciandosi alle spalle l’importante culla del movimento di liberazione LGBTQ+ in cui è nato questo termine per diventare patrimonio di chi vuole un cambiamento.

Se Strappare lungo i bordi ha avuto anche il compito di introdurre il mondo di Zerocalcare al grande pubblico, presentando la vita del protagonista, dai suoi amici alle sue angosce che erano già noti a chi conosceva i fumetti della BAO, qui ci sono parecchi rischi in più per quella generazione che è figlia di Genova 2001.  È uno spaccato ruvido della quotidianità di Zero nell’Italia di oggi – un “Paese meraviglioso” dove, come canta Giancane, ponti crollano, navi affondano, diritti muoiono e ministri applaudono. Il racconto inizia con l’arresto di Zero e ripercorre cronologicamente i fatti che hanno portato a questo sommo, attraverso la sua voce scaldata da una fioca luce in una stanza per interrogatori con il poster di Don Matteo alla parete. Si scopre che il clima nel quartiere è diventato pesante dopo che un gruppo di migranti è stato scaricato nel locale centro di accoglienza come un pacco postale che nessuno vuole ritirale. I muri sono tappezzati di manifesti che allarmano le coscienze con la minaccia della sostituzione etnica e non passa molto prima che il pensiero diverso sfoci in contrasti anche violenti. In questo clima pronto a esplodere da un momento all’altro c’è un nuovo personaggio che si svela un po’ alla volta lungo i sei episodi e che sembra racchiudere dentro di sé tutte le paure e tutta la confusione della gente di oggi o di buona parte di essa. Cesare è un vecchio amico di Zero che, dopo diversi anni di assenza, torna nel quartiere in cui è cresciuto, trovando un mondo che fatica a riconoscere. All’epoca della loro insolita amicizia, Cesare e Zero non potevano essere più diversi. L’uno era nerboruto e pieno di forza mentre l’altro era più simile alla “rana dei Muppet”. Eppure, in qualche modo, entrambi avevano trovato nell’altro un amico utile. Se fuori fossero stati gli opposti, dentro sarebbero covati le stesse insicurezze. Zero, che è andato avanti e si è in parte riscattato, vorrebbe fare qualcosa per lui ma si rende conto di non essere in grado di aiutarlo a sentirsi di nuovo a casa e a fare la scelta giusta per trovare il suo posto nel mondo. E non solo, come sarete sorpresi di scoprire, per colpa di dilemmi morali e mancanze puntualmente pungolate dalla sua coscienza, l’Armadillo. Cesare e Zero si ritrovano dalla parte opposta della barricata ma in realtà sono le facce di una medesima medaglia multidimensionale che spesso non ha il coraggio di guardarsi allo specchio e preferisce vivere la contraddizione binaria perché propone una sicurezza che a lungo andare è deleteria e ben lontano dal reale. Il binarismo è il vero grande oppositore di un’epoca in cui non è vero che sono saltate le certezze, ma i loro simulacri che volevano che tutto fosse 1 o 0, come vuole il linguaggio macchina dei computer, molto più algoritmo questo che l’accettare una ricerca su chi si è davvero e cosa si vuole essere.