Perry Mason è l’illusione della giustizia

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Il remake è sempre più comune e diffuso, come l’adattamento da libri o dal grande schermo. Il che non rende questa pratica più facile – tutt’altro – visto che le aspettative ed i confronti diventano inevitabili per i pubblici della serialità televisiva che oramai sono sempre più esigenti e soprattutto diversi e diversificati. Aggiungiamoci, come stavolta, che spesso si fa il remake di capisaldi della tv, anzi, che hanno fatto la tv! E allora? E allora bisogna lavorare per ottenere il risultato. Come il nuovo Perry Mason, giunto alla seconda stagione.
Il nuovo Perry Mason, in onda su sky è ambientato infatti all’inizio degli anni ’30, in una Los Angeles corrotta e sfavillante. Il protagonista non è, ancora, l’avvocato integerrimo conosciuto nelle trasposizioni del passato bensì un detective privato dalle fortune alterne, la cui esistenza è dilaniata dai traumi subiti durante la Grande Guerra. Come nella tradizione dei migliori prodotti HBO, la serie unisce una messa in scena curata nei minimi particolari con contenuti capaci di rispecchiare metaforicamente molte problematiche del nostro presente. Il risultato è uno show di fattura decisamente impegnato nel cercare strade narrative ed estetiche volte a impegnare l’intelletto dello spettatore, non soltanto al mero intrattenimento.

Perry Mason va in scena a Los Angeles durante gli ultimi giorni del 1931. Il pagamento del riscatto di un neonato rapito fallisce miseramente, trasformandosi in una tragedia che riempie le pagine dei giornali per giorni e giorni. Ben presto, la madre si ritrova accusata di essere complice nell’assassinio di suo figlio. Ad assisterla è l’avvocato E.B. Jonathan (John Lithgow,), il quale chiede al detective privato Perry Mason di aiutarlo nel caso. Interpretato dal vincitore dell’Emmy per il suo straordinario lavoro in The Americans Matthew Rhys, Mason viene mostrato come un uomo ancora afflitto dagli orrori vissuti durante la Prima Guerra Mondiale e da un matrimonio fallito, ma determinato a cogliere la possibilità di riscatto che questa opportunità gli sta mettendo davanti. Si getta così nel caso, con tutta la sua rabbiosa veemenza.

La stagione 2 di Perry Mason riprende sei mesi dopo gli avvenimenti del primo ciclo, con le conseguenze delle evoluzioni dei personaggi e delle loro dinamiche viste nel precedente finale, soprattutto per quanto riguarda il protagonista Matthew Rhys, ancora una volta convincente per la ritrosia e la diffidenza che dimostra continuamente verso tutti. Ha perso quella poca fiducia che poteva aver guadagnato nella Legge e in se stesso dopo il suicidio della sua precedente cliente, che sente di non aver salvato dal braccio della morte. Appare così ancora più chiaro perché, quando gli si presenta un nuovo caso in cui due persone della classe sociale meno fortunata vengono accusate di un delitto di cui non sono colpevoli, la memoria gli gioca brutti scherzi e ha il terrore di ripercorrere tutto di nuovo. Tanto più che, dopo i precedenti avvenimenti, ha deciso di darsi al civile e non al penale, pur accorgendosi parallelamente di quanto eredità e contratti lo rendano ancor più apatico verso il mondo e non stimolato dalla propria professione. Così, mentre si ritrova a gestire gli affari legali di un grande supermercato e del suo direttore despota (un inedito e riuscitissimo Sean Astin), mette ancora una volta in discussione se stesso e il proprio credo (legale e umano).
La forza del Perry Mason di HBO però non sta solo in Rhys ma anche nel suo cast di alto livello, a partire da quelli che diverranno i suoi storici comprimari e “partner in crime”. La Della Street lesbica di Juliet Rylance e il Paul Drake nero di Chris Chalk sono due personalità che vanno ben oltre la quota da inserire in uno show oggi: sono sfaccettati, onesti, a volte contraddittori ma sempre leali, la prima ora assistente e quasi socia di Perry mentre studia per diventare avvocato, il secondo investigatore privato abilissimo che cerca di stare il più possibile lontano dai riflettori insieme alla moglie Clara.

La figura di un idealista costretto a confrontarsi con la realtà viene molto ben tratteggiata da Rhys, il quale dota il proprio personaggio della fragilità psicologica ed emotiva necessarie per renderlo sfaccettato. Mason continua a lottare, sbagliare, soffrire in un crescendo drammatico e narrativo molto ben orchestrati. Accanto al protagonista anche i personaggi di supporto sono sviluppati con precisione, il che permette al resto del cast di interpretarli con finezza e carisma. In particolare Chris Chalk conferma di essere un attore con una marcia in più soprattutto perché dimostra di non dover mai sottolineare troppo le scene maggiormente importanti per risultare efficace.

Quello che poi  la seconda stagione possiede in maniera forse anche più evidente è la capacità di farsi origin-story non soltanto per l’eroe ma anche per l’ambientazione, ovviamente Los Angeles. Man mano che le puntate scorrono ci si rende infatti conto che la “Città degli Angeli” possiede ancora un minimo di innocenza e tensione propositiva che la rende meta quasi onirica per chiunque voglia cercar fortuna, credendo magari ancora nel mito del self-made man. Il cinismo che impregnava gli episodi della prima stagione sembra essersi leggermente attenuato: Mason e quelli che come lui vogliono giustizia sia fatta possono ancora sperare che il sistema non sia (ancora) talmente corrotto da ignorarli. Questo piccolo scarto di prospettiva riesce a solleticare l’intelligenza dello spettatore, il quale si trova ancora una volta di fronte a un prodotto confezionato con enorme competenza estetica.

 

 

IL BUON “VECCHIO” PERRY MASON

Ma chi era il Perry Mason in bianco e nero? Impersonato dall’attore Raymond Burr, è uno dei migliori avvocati di Los Angeles e accetta solo clienti della cui innocenza è convinto. Spesso riesce a dimostrare l’innocenza del proprio assistito smascherando in aula il vero colpevole: in tutta la sua carriera ha perso una sola causa. Gli altri personaggi della serie sono la sua segretaria Della Street (Barbara Hale), l’investigatore privato Paul Drake (William Hopper), il procuratore distrettuale Hamilton Burger (William Talman), con il quale si scontra in tribunale vincendo praticamente sempre, e il tenente di polizia Arthur Tragg. Dal 1985 fino al 1993, anno della morte di Raymond Burr, sono stati prodotti 26 film TV, trasmessi sulla NBC, che riprendono gli stessi personaggi e le stesse trame della serie originale, ma quasi tutti ambientati a Denver, dove Mason s’era trasferito.