Anno nuovo, premio nuovo. Così potrei intotalare questo pezzo che racconta alcune parti dell’edizione 2018 dei Golden Globe, il primo premio di ogni anno dello spettacolo. Si tratta di un riconoscimento assegnato dalla stampa estera negli Stati Uniti e insieme agli Oscar e agli Emmy costituisce la triade dei premi più importanti del mondo dello spettacolo americano. Quest’anno c’è stata parecchia carne al fuoco. A cominciare dal look in total black delle donne sul palco, come protesta per la vicenda che delle molestie sessuali (molta ironia su Harvey Weinstein e Kevin Spacey), fino ad arrivare al lungo discorso di Oprah Winfrey, insignita del golden globe alla carriera, che alcuni rumours vedrebbero buona candidata contro l’attuale presidente Trump alle prossime presidenziali. Veniamo ai premi e ai premiati, che sono le cose che più mi interessano.
Nel cinema non possiamo non segnalare Tre manifesti a Ebbing, Missouri, che ha raccolto il miglior film, la miglior sceneggiatura, alla migliore protagonista Frances McDormand, e il miglior attore non protagonista, Sam Rockwell. Non possiamo non segnalare anche il premio per la miglior regia a Guillermo Del Toro. Premi anche per James Franco e Gary Oldman. Io già l’ho segnato questo film: da vedere.
Torniamo nel mondo del piccolo schermo, non è più un fattore di qualità ma solo di grandezza fisica, perchè Il racconto dell’ancella è bello e non mi sono mai stancato di dirlo. Come bella è la grande interpretazione che ha reso Elisabeth Moss, americana con cittadinanza britannica, premiata per questo suo ruolo in una distopia bellissima tratta dal meraviglioso romanzo omonimo di Margaret Atwood. Sono di parte? Certo! Ho visto la serie, ho letto il libro e mi sono appassionato a quel modo di scrivere davvero sopra la media rispetto a quello che circola dal 1985, data di pubblicazione del romanzo. Siamo nel futuro in una società del tutto governata dagli uomini e da una sorta di para-religione, dove alle donne sono stati tolti quasi tutti i diritti politici e civili. Le donne sono casalinghe o al massimo operatrici familiari, nel senso che sono assegnate a famiglie facoltose e “ingravidate” dagli uomini, naturalmente sposati. Notevole il cast, sia per la protagonista, ma anche per Joseph Fiennes, Ann Dowd, Samira Warren e per la vera sorpresa, Alexis Bledel, già star di un’altra serie, di tutt’altro calibro, Una mamma per amica. Incetta di premi, soprattutto per le interpretazioni, l’ha fatta Big Little Lies, dove Nicole Kidman e Laura Dern sono state insignite del premio per la migliore interpretazione, con pieno merito.
Complimenti anche ad Aziz Ansari, attore comico che mi ha fatto ridere con il suo Master of None prodotto da Netflix. Un ragazzo di origine indiana ma nato in Usa che insieme alla nostra Alessandra Mastronardi ha realizzato un prodotto garbato e divertente.
Un’annata ricca, va detto, che dimostra come la televisione sia sempre più un terreno fertile e ricco per la narrazione, anche per il moltiplicarsi degli operatori di produzione, i produttori oggi possono contare su più canali e il broadcasting si sta rinnovando.
Anche in Italia. Ammetto una certa curiosità per La linea verticale con Mastandrea e Tirabassi. Ridere sulle patologie gravi in Italia non era mai successo, specialmente in Rai.