Peppe Voltarelli ed il suo viaggio musicale

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Dialogare con Peppe Voltarelli è sempre un grandissimo piacere, è farlo con un amico e con un artista vero che non ha mai paura di nascondersi nell’essere se stesso. Lo abbiamo raggiunto, nell’estate che lo ha visto finalista nella cinquina della Targa Tenco, alla vigilia del Festival dell’Appartenenze di Corigliano-Rossano. Naturalmente ci siamo scambiati i complimenti, lui per il libro su Arigliano ed io per il suo disco che sta mietendo parecchi successi.

Il disco nuovo, i premi concerti, un’estate piena di successo in cui non ti sei mai fermato, neanche sui social. Come la giudichi tu quest’estate? 

Questa estate è stata un’occasione bella per tornare a suonare con il repertorio nuovo e verificare che nonostante si faccia un lavoro comunque tra virgolette speciale,  c’è molta curiosità, molto interesse. C’è molto pubblico che ha bisogno di focalizzare la propria attenzione su dei prodotti di qualità, che siano delle robe speciali, ecco, mi piace usare questa parola, speciale.  Sai, io ho fatto un album, registrato un album in America con canzoni in dialetto,  quindi è una grande scommessa, come dire, culturale, ma anche politica, no, di far vivere una lingua. E di far disco scoprire una lingua a chi non la conosce. Che, come dire, ha una grande sfida.

Come è nato e si è sviluppato il progetto del disco?

Il progetto principale era che avevo da molti anni, cioè quello di collaborare con New York, dal punto di vista artistico è stata sempre molto importante. Grande riferimento, una guida e quindi mi sono rivolto a questo produttore, Simone Giuliani, che ha costruito una band apposta per cantare queste canzoni. A fine maggio è stato pubblicato con un libro di racconti, che viene messo in una sportina che viene messo in una sportina con una patata avvolta in una carta velina trasparente fosforescente proprio perché credo che in questo momento anche il discorso proprio della fisicità, della musica, suonata e relazionata col pubblico sia fondamentale. Questa è l’idea e per questo motivo poi, ovviamente i concerti diventano il momento in cui questa cosa viene messa in luce e si cerca questo rapporto speciale col pubblico. Ecco, questo disco è un disco libertario, perché New York è una città libera, è una città dove le culture si mescolano per essere una cosa sola.

Adesso sei di nuovo a Corigliano Rossano per il Festival delle appartenenze, che è arrivata alla sua terza edizione.

Il Festival è stato fortemente voluto dal sindaco perché crediamo che la nostra, la nostra città, sia emblematica dal punto di vista del riferimento culturale  non solo. Della nostra pianura, ma anche di tutta la regione, perché è un posto dove la gente è sceso dalle montagne e ha mescolato la cultura dei marinai con la cultura della montagna e le nostre storie, le nostre famiglie sanno benissimo questa cosa, per cui l’appartenenza è semplicemente credo, un desiderio di raccontare una terra nella maniera di essere terra ospitale. Tutti gli ospiti racconteranno le loro esperienze nella maniera più autentica, più come dire anche più rispettosa. Per questo motivo è un Festival che faccio volentieri e mi metto, mi metto nei panni di chi ospita, degli amici e gli fa scoprire la sua terra e nello stesso tempo assorbe le loro storie, i loro suoni, le loro culture. Un’occasione bella per tutti per ritrovarsi alla fine di un’estate che porta tantissime persone dai profili diversi fra di loro e che potranno ascoltare una line up di grandissimo livello con Daniele Sepe, Ilaria Pilar Patassini, Vincenzo Cinaski e Roberta Carrieri.

Peppe Voltarelli [© Francesca Magnani]
Appartenenza ed identità, sembrano diventate le parole d’ordine molto usate, che però rischiano di essere svuotate. Tu come le intendi? 

Anch’io sono colpito da questo momento storico, in particolare nel nostro paese, si parli anche tanto di marcatori identitari e di ritorni alla terra dei padri e cioè di della lingua e della difesa. Ecco per me, per me l’appartenenza è una cosa che si svolge quotidianamente. Io penso in dialetto e scrive in dialetto. Questo non è facile ma è il primo strumento di relazione con l’altro. Una relazione che poi porta al meticciato culturale che ha sempre la voglia di mescolarsi in una relazione aperta.

Prossimi impegni?

A ottobre sono stato invitato alla settimana della letteratura italiana di Barcellona, poi questo inverno ci sarà un bel giro in Europa che sta organizzando da tempo, tanto in Repubblica Ceca, in Germania, in Francia. Insomma, per portare questo lavoro in giro e per farmi vedere quel farmi qualche idea di canzone nuova.