E’ adesso che è finito Tokyo che facciamo? Ah certo! Le paralimpiadi! Come no. Poi si tornerà ai reality. A me va di parlare di due donne dello stesso pianeta: Alessandra Bonanno e Laila El Harim.
Alessandra Bonanno è la prima donna italiana ad aver vinto la medaglia DIRAC.
Per quelli che non lo sanno è molto di più che vincere un’olimpiade.
Lo dico in maniera provocatoria perché delle donne e degli stranieri-italiani ci si ricorda soltanto nel momento delle vittorie.
Per il resto tornano ad essere invisibili. Eppure dietro ogni Alessandra Bonanno ci sono tantissime ricercatrici che ogni giorno lavorano nel nostro paese e anche nel resto del mondo.
Ci sono anche tante donne che lavorano nelle fabbriche, come Laila El Harim , quarantenne originaria del Marocco che lavorava in una ditta di Modena, morta schiacciata in un macchinario.
L’azienda ha dichiarato che “non aveva la formazione adatta”. Immagini quanti lustrini e paillettes doveva avere quel macchinario per attirare Laila fino a portarla a perdere la vita.
Adesso c’è chi parla addirittura di Ius Soli perché gli italiani sono i più veloci nel mondo, ma di certo per alcuni non sono di “stirpe italica”, d’altronde vagli a dire che la famigerata civiltà romana era multietnica e multireligiosa. Si parla tanto di identità e radici, ma sono chiacchiere il libertà, perché se davvero vedessero da dove vengono rimarrebbero stupiti. Anzi lo negherebbero.
Negazionismo e Lamentele sono i due sport più popolari del mondo contemporaneo.
Galileo, uno dei grandi eretici della storia, ha scritto:
“Le cose sono unite da legami invisibili. Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella.“
La vittoria di Alessandra Bonanno e la morte di Laila El Harim hanno sicuramente turbato molte stelle. Purtroppo parecchi non se sono accorti.