Me la ricordo quella splendida canzone di Morricone: Ricordare è come un po’ morire. C’è una splendida versione dei La Crus. Era la colonna sonora di Una Pura Formalità. Che film! Forse è quello che personalmente amo di più di Tornatore, non il suo migliore, ma quello che io amo di più. Perché? Perché Ricordare è il centro di tutto il film e per me Ricordare è ancora una questione aperta. O forse dovrei dire chiuso quando per educazione saluto persone che mi sorridono quando non ho la più pallida idea di chi siano.
“Cos’è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?”
Io la trovo perfetta questa frase della Allende. Crudele e perfetta. La memoria è una mappa, un labirinto dove ci perdiamo perché spesso ci ritroviamo in vicoli ciechi o in crocevia dove non sappiamo prendere la via giusta. Esiste una via giusta in un ricordo? Non lo, non lo so proprio. I ricordi hanno corpo, odore, pelle e tutto quello che ha la fisica. Per me i ricordi sono quantistici e ci permettono di saltare dentro stati diversi della materia. Noi siamo la materia di cui sono fatti i ricordi.
Ricordare, ricordare, come un tuffo in fondo al mare
Ricordare, ricordare, quel che c’è da cancellare
E scordare, e scordare, è che perdi cose care
E scordare, e scordare, finiranno gioie rare
Proprio così prosegue la canzone. Per ricordare devi avere un corpo? Non so. Quello che so è che i ricordi sono un corpo. Sono i sapori che ti restano in bocca e ti pare di essere ancora a tavola al mare con i sorrisi dei tuoi nonni, oppure le labbra umide della prima ragazza che hai baciata o il sapore del suo sesso che ti ha rimasto in bocca. Sono le braccia doloranti dopo che hai portato i pacchi in macchina mentre hai fatto il tuo primo trasloco. Un ultimo sguardo a qualcosa che lasci ed il primo qualcosa che sta arrivando.
Ricordare i dettagli
Dice Sandor Marai: “I dettagli hanno grande importanza. In un certo senso fungono da adesivo, fissano la materia essenziale dei ricordi.”
I ricordi sono fatti di dettagli e proprio quelli ci sembrano i fatti principali. Spesso non ricordiamo il dove, il quando, il perchè, ma ricordiamo l’orizzonte del sole, l’anello che portava il ragazzo che ci ha dato un’indicazione e aveva un’aria misteriosa. I dettagli sono il tessuto, il nostro tessuto. I dettagli sono la relazione ed il legame che abbiamo con gli altri e con le cose. I dettagli sono quelli che fanno scendere le lacrime nel bene e nel male, sono il leggero dolore delle dita mentre batto sulla tastiera e cerco sempre di smettere di domandarmi dove sono finiti i miei ricordi. Lo so che c’è una spiegazione medica, scientifica, psichiatrica, neurologica e tutto il resto. Ma voi sapete cosa vuol dire vivere senza i propri ricordi? E’ come un tuffo in fondo al mare e trovare solo buio. A volte mi serve di trovare delle grotte in cui riesco a sentire i raggi del sole che passano nelle profondità bagnate dell’oceano.
Non si vive di ricordi, ma non si vive senza ricordi.
Ricordare, ricordare è come un po′ morire
Tu adesso lo sai
Perché tutto ritorna anche se non vuoi
Continua così la canzone. Tutto ritorna anche se non vuoi. Io però non voglio vivere aspettando. Non voglio vivere nell’oppressione del passato che non tornerà. Ho una pelle che vuole ancora sentire la vita. Ho una pelle che vuole ancora farsi male. Ho una testa che non funziona bene, tanto che a volte non riesce ad ascoltare bene i suggerimenti che gli danno.
“Dimenticando i propri ricordi, le persone riescono a vivere.”
Se amate la cultura giapponese, con relativi manga ed anime, allora conoscete Neon Genesis Evangelion. Questa frase la dice uno dei personaggi principali: il comandante Gendo Ikari. Per vivere bisogna uscire dall’ossessione dei ricordi. Tutto è memoria, ma non consapevolmente. Noi siamo il frutto di qualche miliardo di anni di evoluzione e filogenesi e a malapena ne siamo consapevoli. Se io dovessi ancora lasciarmi ossessionare dai ricordi persi credo che non vorrei più vivere. Ciò anche pensato, non lo nascondo.
Solo che mi sono detto che se respiro ancora vuol dire che posso continuare a farlo. Serve uno scopo? Sicuri? Non è bellissimo solamente il fatto di mettere un respiro dopo l’altro, un passo dopo l’altro.
In questi giorni credo di aver sepolto una carcassa che cominciava a pesare troppo. Oggi sono stato al mare e mi sono trovato abbronzato come non vedevo nelle foto degli ultimi anni. Mi sembra che anche da bambino mi abbronzassi parecchio. Sta di fatto che ho ancora una pelle. Sta di fatto che posso ancora sbagliare. Posso ancora tagliarmi e vedere il mio sangue che esce. Posso ancora sentire il mare che mi bagno le caviglie. E chissà quante altre cose che possano darmi quella splendida sensazione che è la sorpresa. Perché vivere è una sorpresa.