La fantascienza è un genere forte?
Dopo aver parlato di una buona prova italiana torniamo a gustarci una produzione estera. Torniamo su Netflix, che oramai nel paese ha fatto parecchi proseliti, si ragiona su un numero che ha superato il milione di sottoscrizioni prima dell’inizio di quest’anno. Un ottimo risultato, contando che il valore aggiunto principale e la non necessità di una tecnologia come l’antenna parabolica, che invece serve per un abbonamento a Sky. Ora Netflix ha mandato in onda la sua prima produzione in stile Sci Fi, praticamente fantascienza, anche se per essere precisi, si tratta di una fantascienza poco tradizionale, non proprio cyberpunk, ma molto vicina a questo genere.
D’altronde il cyberpunk non è una novita nell’industria cinematografica, né in quella televisiva, sempre con i dovuti distinguo. Se è vero che la nascita di questa distopia si fa risalire alla metà degli anni ’80, è altrettanto vero che già certe parole di Dick, di Burroughs e di Zelazny precorrono questo fenomeno. Pensiamo a Le tre stimmate di Palmer Eldritch e a Il pasto nudo, capolavori letterari, che hanno avuto una loro traduzione in immagini in movimento ma non sempre riuscitissima. Sicuramente va sottolineato come Altered Carbon debba molto all’universo di Dick, specialmente nell’immaginare queste enormi città verticali che arrivano oltre le nuvole, come in questa serie che va in onda su Netflix e conta ben dieci puntate.
Tutta la vicenda è tratta dal libro “Bay City” di Richard K. Morgan, che credo leggerò, ma mi arriverà solamente a metà mese, ma visti i ritmi sarà finito prima delle elezioni, se il raffreddore mi lascerà libero di votare secondo coscienza. Il protagonista è interpretato sia da Joel Kinnaman, che mi piacque molto in The Killing nel 2011, accanto a Mireille Enos. Non so se ha fatto tanta palestra oppure sono i miracoli del digitale, sta di fatto che ha messo su parecchi muscoli da allora. Va detto che ha interpretato ruoli d’azione e quindi esigenze di copione lo imponevano. Ora é Takeshi Kovacs, ruolo che divide con Will Yun Lee, attore statunitense di origini coreane, che rappresenta il passato del protagonista e anche una parte del presente. Non è facile da spiegare, d’altronde siamo anche su un pianeta diverso. C’è anche James Purefoy, chi segue le serie tv lo ricorderà come Hap Collins nelle avventure di Hap and Leonard tratte dai romanzi di Joe R. Lansdale, una delle voci più interessanti e intelligenti della letteratura degli Stati Uniti, soprattutto nell’uso dei generi. Perchè anche il cyberpunk è un genere. I personaggi femminili sono interessanti e non sono pochi, visto che il protagonista ha una storia con Ortega, un agente di polizia con cui ha un rapporto fra amore e odio, poi c’è la moglie di Purefoy, con cui ha anche un rapporto sessuale, poi c’è la sorella, anche qui è una liaison molto altalenante. Infine c’è il grande amore, la sua vecchia maestra, che forse non è morta, o forse si. Parliamo di Quell, la donna che lo ha fatto diventare un ribelle, che lo ha aiutato nella sua crescita a livello di coscienza e non solo. Non è facile raccontarlo e trovo certe critiche affrettate e ingiuste, oltre che ingiustificate. Anche per questo voglio leggere il testo e aspetto con curiosità la seconda stagione, perché tanto so che si farà anche se non c’è niente di ufficiale, per ora. Si parla di gennaio 2019, da girare verso Vancouver, Canada, il paese dove è nato William Gibson il padre di Neuromante, testo sacro per il cyberpunk, è autore della trilogia dello Sprawl. Come vedete non c’è stato solo Sanremo e non ci sono le sitcom. Preciso che non ho niente contro chi vede Sanremo, è una scelta.
Per rispondere alla domanda iniziale, secondo il sottoscritto si, la fantascienza è ancora un genere forte, anzi sempre di più, solo che oggi è strisciante in tutto l’immaginario. Guardate tutte le produzioni e ditemi se non vediamo sempre più alieni, viaggi nel tempo, creature dotate e molti elementi simili. Non è fantascienza questa?