Le elezioni europee sono finite, scrutinio terminato e trenini da carnevale di Rio in quel villaggio vacanza che è diventato il Nazareno, sede centrale del PD a Roma. Perchè stavolta c’è un vincitore, Matteo Renzi, plenipotenziario premier e segretario e ci sono anche degli sconfitti, l’M5S e Beppe Grillo. Per la verità c’è un grande vincitore, con altri che hanno vinto, e c’è un grande sconfitto, con altri che hanno perso. Stavolta non si può dire “hanno vinto tutti”.
I VINCITORI
Il grande vincitore è Renzi, piaccia o non piaccia, ma stavolta è una vittoria personale che ha portato il PD dove non è mai stato prima, citando la sigla di Star Trek serie classica, il 40,8% con oltre 11 milioni e 200.000 voti – per me neanche nei sogni di Veltroni con i Kennedy c’è mai stata una cosa del genere.
Adesso però Renzi, incassato questo plebiscito deve accelerare l’azione riformatrice come promesso e forse dovrà anche fare accordi con altri partiti politici poco graditi, come Berlusconi, ma nel parlamento europeo si delinea un accordo fra forze popolari e forze di sinistra riformista, altrimenti non si governa e non si fa niente, visto anche l’incalzare dei movimenti neo-fascisti – per favore usciamo dalla retorica del chiamarli no-euro.
Vince anche l’altro Matteo, Salvini il segretario della Lega, che porta un partito cadavere ad un risultato sorprendente con un 6,2% insperato. Certo è pur vero che ha avuto il voto in blocco dei movimenti e dei simpatizzanti neofascisti, che hanno visto nel Carroccio l’unico simbolo contro gli immigrati e l’euro cattivo. Non me lo invento, visto che la Lega va in doppia cifra solo nel Nord-Ovest, mentre non arriva al 10% nella vecchia roccaforte del Nord-est, supera il 2% al Centro e al Sud e nelle isole arriva all’1.
Vince la Lista Tsipras, che supera di poco il quorum, 4,03%, per una questione di culo. Al di là dello scherzo, l’operazione di Paola Bacchiddu ha portato visibilità al movimento che si ispira al leader greco di Syriza, che è vincitore nel suo paese.
GLI SCONFITTI
Questo meme di Spinoza, che ricorda Bersani mentre preparava un discorso con la birra davanti, ci sta ed è da stanotte che tutta le rete gli ricorda le sue parole: “se perdo le elezioni me ne vado“. Anche il meme di sopra col popolo pentastellato con l’ipotetica Rains Of Castamere de Il trono di spade descrive un risultato disastroso. Beppe Grillo, Roberto Casaleggio, i pentastelluti, sempre tronfi e pronti a processare gli altri, hanno perso e anche male, soprattutto dopo i proclami arroganti di aprire il parlamento europeo come una scatoletta di tonno o di rivoltarla come un calzino. Ieri prima dello spoglio abbiamo visto sulla rete delle dichiarazioni sconvolgenti da parte della base che richiedono una sola risposta: la reintroduzione dell’Educazione Civica nelle scuole! Non si può vedere che fa selfie dentro la cabina elettorale, reato per cui è previsto il carcere, oppure parlare dell’ordine del Ministero dell’Interno di annullare più schede possibili! Mai stato in un seggio elettorale? Sembra di no. Alcuni hanno detto sono fake o troll, ma non credo che i tanti che hanno risposto seriamente preoccupati fossero tutti scherzi. Non capisco neanche come non s riesca a credere in un scrutinio avverso ma avere fede nel complotto delle scie chimiche. Le reazioni ai risultati sono state imbarazzanti. Una frase come “risultati disomogenei, aspettiamo i definitivi” è propria della nomenklatura del vecchio partito comunista italiano, che aveva ben altra levatura. Oppure quando Morra e la Lombardi hanno detto che non avevano sentito Grillo e che forse stava dormendo. Anche questo denota il poco rispetto per gli elettori italiani, che si completa con vari epiteti, come gli Italiani sono democristiani, vecchi e molto altro. Certo anche un vaffanculo. Sarebbe il caso di rivedere la comunicazione e la retorica usata, anche se secondo me l’errore sta nel non aver neanche tentato di fare un governo con il PD all’indomani delle elezioni politiche. Ma sui cinquestelle torneremo nei prossimi giorni. Comunque Renzi è oramai il loro incubo:
Alfano e la sua creatura NCD diciamo che pareggiano, vanno nel Parlamento europeo, ma il risultato, 4,38%, è deludente e non gli permette di sfondare quel tetto del 5/6% che valeva il successo. Berlusconi e Forza Italia non se la passano meglio, certo il 16,82% sono tanti voti, ma il minimo accettabile era il 18%, segno che anche Silvio ha perso parte del suo appeal e forse l’unica cosa che resta è cercare di appoggiare le riforme e davvero mandare in pensione il suo leader. Anche gli altri capibastone sono oramai bolliti, visto che Scopelliti, Governatore della Calabria dimissionario per faccende di giustizia, non ha ottenuto i voti necessari per andare a Bruxelles.
Montiani, Fratelli d’Italia, Italia dei Valori son tutti sotto al quorum e allo sfascio. Neanche la Meloni e C. sono riusciti ad attrarre l’elettorato scontento dell’estremo destra.
C’è anche un PD che perde. Ha la faccia di D’Alema, Cuperlo, Bersani (con dispiacere) e di Civati, che continua a non prendere mai una posizione chiara e a giocare un ruolo da battitore libero che non ha pagato. Come non hanno pagato certe candidature che non erano presentabili, Mario Pirillo in Calabria è stato respinto, quindi è il caso di non contare solo sull’effetto Renzi ma di guardare anche a riorganizzare ancora di più il partito nelle regioni.
Scanzi e Travaglio ovvero i maitre a penser di area grillina ne escono malissimo. Il primo assente ovunque, forse ha fatto bene, il secondo ieri da Mentana ha fatto una pessima figura arrampicandosi sugli specchi prima di dire che Grillo. Ennesima dimostrazione di quanto sia stato, per me, sempre intellettualmente poco onesto.
LA RETORICA DEL VOTO E L’AFFLUENZA
In Italia ha votati quasi il 59% dei votanti e tutti hanno gridato alla scarsità e si sono precipitati a prendersi gli astenuti, primi gli M5S, che hanno dimostrato di comportarsi come i tanto odiati nemici, i partiti di un tempo. L’Italia è stato uno dei paesi dove si è votato di più, credo il terzo. C’è stata una campagna fondata sulla retorica del voto, forse perché qualcuno ha scambiato queste elezioni per un referendum sul governo. Non c’è analista politico in tutto il continente che non vi confermerà che le europee sono elezioni di secondo livello. Lo prova anche il fatto che in Italia le amministrative hanno avuto una percentuale più alta rispetto alle europee dove si sceglievano i nuovi amministratori.
Io ho scelto di non votare. L’ho fatto in maniera convinta perché mi sono sentito un po’ ricattato. Sono stanco di votare sempre per “paura”, non importa quale sia la minaccia, ma c’è sempre. Io vorrei votare, come ho fatto altre volte, quando condivido almeno il 70% del programma e della lista, non il 100%, forse nel mondo dei sogni. Stavolta mi avvicinavo al 50% e ho deciso che non mi bastava. Il risultato non mi dispiace, soprattutto per la sconfitta di Grillo e per la lista Tsipras. Su Renzi sono neutrale, anche perché se il PD voleva un leader carismatico credo l’abbia trovato, ma dovrebbe fare attenzione a certe scelte e a certi collaboratori. Non ero neanche nel mio collegio, ma se ci fosse stata l’elezione del sindaco, le politiche o le regionali, mi sarei organizzato per esserci, questo non perché non creda che l’Europa sia importante, tutt’altro, ma penso che servono delle modifiche profonde prima di arrivare ai famosi Stati Uniti d’Europa. Magari un giorno spero di farne parte attivamente.
C’è anche un altro fatto. Io credo, al contrario di molti, che la politica non si debba esaurire con il voto, che debba essere concertata su molte altre cose, l’informazione e le vigilanza, mentre chiedermi solamente il consenso non mi sembra sufficiente.