Che cos’è Sense8?

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Ne avevo parlato qualche giorno fa: Sense8 nuova produzione Netflix. Ero arrivato a cinque puntate. Adesso ho finito di vederla e sono convinto che sarà uno dei prodotti migliori del 2015, almeno dei più interessanti. Io amo le narrazioni di genere e Sense8 alla fine è di genere. Quale? Praticamente tutti. Ci vuole un po’ di pazienza nel seguirlo, anche se ha delle sequenze veloce e di impatto, ma perché la storia principale, quella che lega tutti gli otto protagonisti, avanza solo nelle puntate finali.
Certo ci sono le altre storie che non ti deludono e ti accompagnano, anche se a volte viene da chiedersi quale sia il ruolo di alcuni nella vicenda principale, cioè quella che unisce questo cluster di essere umani in connessione limbica fra di loro. Solo verso il finale ti accorgi del ruolo di Lito, star sex symbol del cinema messicano e della sua vicenda con il suo compagno Hernando e la sua amica Dani. Che dire dei combattimenti di Sun Bak, che finisce in prigione in Corea, e poi finisce a lottare fianco a fianco con Capheus in Kenya. L’africano, che si fa chiamare Van Damn guida un matatu, una sorta di pulmino privato sull’asfalto di Nairobi, o Nairobbery come la chiamano alcuni, ma guida anche gli altri mezzi per le otto città in cui si svolge la serie. Tutto finisce in Islanda. Su una barca che prende il mare aperto e dove Will, un poliziotto di Chicago, viene tenuto sedato perché la sua mente non possa essere intercettata da Whispers, che sembra essere il cattivo di turno. Per ora. Lo sviluppo di questa serie risulta imprevedibile. Ho indovinato a grandi linee dicendo che li avrebbero riuniti. Così è stato. Adesso però bisogna andare avanti.
Questo era il concept trailer della serie:

You are no longer just you“, recita il claim finale e ha ragione. Solo a pensare alla condivisione delle sensazione, fisiche ed emotive, di questo cluster di persone, di questo gruppo, potrebbe ricordare la fusione mentale di Star Trek, ma siamo molto lontani da astronavi. Per ora.
Ancora non è sciolto il nodo sulla prossima stagione di Sense8 anche se non portarla avanti non sarebbe un errore, ma un suicidio. I ratings sono ottimi, anche se non tutti i critici l’hanno amata, ma non mi stupisce, gira molto conservatorismo, lo stesso che ha portato avanti prodotti molto poco esaltanti in tv, anche quella americana. Magari ci sono anche barriere culturali che non fanno amare personaggi Nomi Marks, la blogger transgender di San Francisco.
Netflix ha annunciato che la trasmetterà in Italia al suo sbarco nel nostro paese ad ottobre insieme a Daredevil, anche quello uno delle cose migliori del 2015. E’ una grande occasione per poter ridisegnare certi schemi troppo classici della narrativa televisiva.