Troppi mostri, pochi umani? Qualcuno in passato ha criticato i film su Godzilla e i kaiju – il termine giapponese con cui si indicano Godzilla e i suoi “fratelli” – per mettere la storia al servizio del lucertolone radioattivo e degli altri mostri giganti a scapito di una narrativa focalizzata su personaggi appartenenti al genere umano approfonditi e realistici. Monarch: Legacy of Monsters in onda su Apple Tv+, cerca di sfruttare le possibilità naturalmente offerte dai tempi espansi del formato seriale offrendo una storia cupa e avvincente che mette le persone e i loro drammi al centro della narrazione. La fanbase del glorioso sottogenere horror/fantascientifico degli animaloni assassini, che aspetta solo di godersi la visione di furiose creature giganti che sbriciolano città, calpestano umani come insetti e se le danno di santa ragione, non sarà contenta. Tuttavia, è dai tempi del meraviglioso Shin Godzilla, era il 2016, che il genere non sforna un titolo all’altezza, pertanto un cambio di rotta può giovare.
Dalla collaborazione dell’americana Legendary con la giapponese Toho (casa dei Kaiju) nasce, sotto l’egida degli sceneggiatori Chris Black e Matt Fraction, una prima stagione di Monarch: Legacy of Monsters che riesce abbastanza efficacemente, sebbene in modo discontinuo, a coinvolgere puntando largamente sui personaggi. La serie funge da spinoff del Godzilla cinematografico di Legendary del 2014 e da sesto capitolo del proficuo MonsterVerse hollywoodiano che sino ad oggi non ha regalato enormi soddisfazioni, nemmeno quando alla regia c’era il Gareth Edwards di Monsters, nemmeno quando nel cast c’era Shun Oguri. Come si evince dal titolo, la serie indaga con toni cospirativi Monarch, un’organizzazione scientifica e militare segreta che monitora le attività dei kaiju (per gli americani, “titani”), offrendo allo spettatore una trama fitta di intrighi e misteri a cavallo tra due epoche.
Una doppia narrazione scorre sui binari di passato – gli anni ’50 – e presente – il 2015: la prima segue la dottoressa e criptozoologa Keiko (Mari Yamamoto di Pachinko), il giornalista Bill Randa (Anders Holm di Single ma non troppo, versione giovanile del personaggio di John Goodman in Kong: Skull Island) e il soldato Lee Shaw (Wyatt Russell di Overlord) avventurarsi nella giungla a caccia di kaiju. Le loro azioni e scoperte daranno vita a Monarch, i servizi segreti di Godzilla. Nel 2015, anno successivo all’attacco dei titani a San Francisco, denominato G-Day – l’insegnante Cate Randa (Anna Sawai di Pachinko), si reca a Tokyo per indagare sulla scomparsa del padre Hiroshi (Takehiro Hira di Giri/Haji), scoprendo che questo aveva una seconda famiglia. Assieme al fratellastro Kentaro (Ren Watabe) e all’hacker May (Kiersey Clemons) si mettono alla ricerca di Hiroshi, così imbattendosi in Shaw (Kurt Russell), praticamente tenuto prigioniero da Monarch.
Se omettiamo le regolari, ma non frequenti, apparizioni di qualche mostro generalmente poco amichevole, la maggior parte degli episodi sono largamente umano-centrici. Quando qualche kaiju fa la sua comparsa, lo fa grazie a effetti speciali spettacolari ed avvincenti. Ogni mostro è visivamente – e orrendamente – affascinante, feroce e spaventoso, e ognuno una personalità specifica nei pochi minuti in cui concede la propria presenza, sia che si tratti del maestoso colosso Godzilla che di creature progettate per l’occasione. Il valore di produzione è altissimo; in generale, è ineccepibile tutto l’impianto tecnico, dall’ideazione e lo sviluppo dei mostri all’impressionante montaggio passando per le grandiosi scenografie che si susseguono grazie a una trama che porta i protagonisti in giro per il mondo tra splendide location di montagne e deserti, giungle e isole. Molta della credibilità della storia è affidata alle prove attoriali degli interpreti: il personaggio chiave delle due linee temporali è Shaw: forte e carismatico, amareggiato e combattivo. Kurt Russell e il figlio si somigliano talmente tanto che la regia può sbizzarrirsi con i morphing dei volti dei due che fungono da collegamento tra flashback e presente. Russell trasuda carisma e presenza scenica, e tutte le decisioni che prenda e i sentimenti che lo animano risultano autentici. Gli altri fulcri narrativi sono Keiko e Cate – specialmente quest’ultima, vittima di disturbo post traumatico dopo l’incontro ravvicinato con Godzilla durante il G-Day. La Sawai non è esattamente all’altezza del ruolo, la sua Cate non è memorabile come ci si aspetterebbe da un personaggio che – per evitare spoiler non spiegheremo – si rivela fondamentale per la storyline legata alla presenza di Godzilla.
La parte ambientata nel passato, specialmente quella iniziale che segue le avventure stile Indiana Jones del trio a caccia di uova di drago sullo sfondo di un triangolo amoroso che regala qualche sorpresa, riesce brillantemente a tenere alto il livello di attenzione; quella ambientata nel presente soffre un po’ del dislivello tra la caratura del carisma spavaldo di Russell rispetto al trio di giovani. Quando ci sono solo loro tre nei paraggi, la latitanza dei mostri si fa snervante. L’escalation degli eventi degli ultimi episodi sembra promettere un’iniezione di azione, horror e mostri, oltre auspicabilmente alla risoluzione dei molti misteri approfonditi ma senza fornire risposte concrete. Ciò potrebbe conferire a questa serie ambiziosa e avvincente il ritmo e la tensione necessari a elevarne il livello di interesse. Comunque un gran giocattolo che diverte e si lascia guardare.