VIGILANTE: L’ONDATA KOREANA ARRIVA ANCHE SU DISNEY+

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Oggi andiamo in Corea del Sud, nazione che sta inondando le piattaforme streaming con prodotti molto diversi fra di loro. Dopo Netflix adesso è il turno di un luogo della serialità che non credevamo sarebbe stato toccato  dal K-Drama. Si tratta di Vigilante di Choi Jung-yeol, che  è stato presentato in anteprima al Busan International Film Festival con i primi tre episodi della serie, in onda su Disney+ dall’8 novembre. La serie è interpretata da Nam Joo-hyuk (Venticinque Ventuno, Remember), Kim So-jin (The drug king, Escape from Mogadishu), Yoo Ji-tae (La casa di carta) e Lee Jun-hyuk (I saw the devil). Consiglio di leggere il webtoon di Kim Kyu-sam da cui è tratta Vigilante di Choi Jung-yeol. Intrattenimento spedito e appagante dalla sceneggiatura un po’ vacillante e diluita. Azione e dualismo si avvolgono sul protagonista il quale battaglia non solo contro i cattivi, ma anche contro le ombre cadute sulla sua missione.

Kim Ji-yong (Nam Joo-hyuk) è un brillante studente della scuola di polizia. Ma nei weekend si trasforma in un giustiziere in incognito andando a punire i criminali su cui la giustizia e il sistema hanno fallito. Appassionata dalle sue gesta, la giornalista televisiva Choi Miryeo (Kim So-jin) lo nomina “vigilante” e dà il via ad una pericolosa escalation di eventi. Finché anche la polizia stessa si mette sulle tracce dell’anonimo giustiziere e di tutti i suoi meno riusciti imitatori.

L’obiettivo della serie è chiaro: appagare il senso di giustizia dello spettatore. Ecco la missione della serialità coreana: in un mondo di differenze incolmabili, si occupa di mettere a tacere la nostra rabbia, l’inesauribile inquietudine creata dalle ingiustizie. Ed è infatti a questo a cui si dedica il vigilante di Choi Jung-yeol, e prima ancora di Kim Kyu-sam. La serie infatti ha un avvio non proprio esaltante, con un prologo raccontato in uno scadente bianco e nero, quasi raffazzonato nel tentativo di condensare una back story che è effettivamente la miccia che accende l’azione. Sorvolando quindi sull’incipit, e in realtà anche su tutto il primo episodio, ovvero se si sopravvive alla delusione, la serie ingrana. L’atmosfera omaggia Batman, il cavaliere oscuro, ma anche altri “eroi” con produzioni televisive non proprio riuscite, come The Punisher,  con quei personaggi macchietta, a tinte unite. Ci sono i buoni, i cattivi, e i mascherati. Ognuno però con un posto ben definito, anche se la sua definizione si chiarisce andando avanti nella storia. Di certo non assomiglia a Batman nelle scene di lotta: Vigilante è cattivissimo, e neanche il protagonista, quasi angelico nella sua facciata pubblica, risparmia i suoi puniti. Anzi, infierisce quasi fosse il templare oscuro della giustizia mancata.

Altro obiettivo del nostro eroe è mettere al centro della discussione il sistema giustizia e la sua fallibilità. Ovviamente al centro della storia, dal webtoon alla serie, la possibilità che ci sia qualcuno fuori dalla legge che si fa giustizia in autonomia perché il sistema ha fallito. Giusto o sbagliato? La questione è incastrata nelle pieghe delle mancanze della legge. Ma l’aggravante qui è rappresentata dall’intervento ben più che attivo dei media: questo giornalismo cammina sul limite dell’ammissibilità, perché in realtà istiga le azioni violente. Perciò le domande aumentano e così la circospezione, e non è più scontato prendere posizione. Il fenomeno raccontato quindi adotta un nome, sempre mediatico, e la giustizia fai-da-te diventa vigilantismo. E in effetti questo continuo mettersi in discussione è, a livello narrativo, ciò che in un certo senso esalta la serie dalla banalità. La giustizia, quel valore nobile e ben chiaro nella nostra testa, qui ha contorni sfumati: “I think some crimes may be punished by crimes” è il claim del Vigilante.
In Vigilante, Choi Jung-yeol è anni luce dalla narrazione spensierata, scanzonata e un po’ demenziale di Start-up che l’aveva reso famoso. La serie non brilla per sostanza registica, ma diverte la selezione delle musiche che a sua volta echeggia un Batman hollywoodiano con atmosfere gotiche e celebrative. Con questo anche gli effetti speciali, esaltati e accelerati, si prestano a soddisfare un pubblico in cerca di dinamismo e di un eroe senza super poteri.
Restando in Corea, ma su Netflix, per chi è in cerca di scene d’azione e un rispettoso omaggio alla boxe, I segugi (Bloodhounds) si prodiga alacremente per far uscire vittoriosi i combattenti perseveranti e coraggiosi. Narrativamente, la serie non si mostra per nulla all’altezza dei match: non è quel ring stabile che dovrebbe sostenere questi confronti, poiché si sgretola sotto l’ingordigia di imbottire gli otto episodi di twist e personaggi, che spariscono o vengono inghiottiti da noncuranza filmica e impazienza del racconto. Kim Gun-woo (Woo Do‑hwan) e Hong Woo-jin (Lee Sang-yi) s’incontrano sul ring ma tra i due nasce immediatamente una fraterna amicizia. Woo-jin si prodiga per aiutare Gun-woo, poiché la madre rimane invischiata in una grossa truffa controllata da un usuraio criminale, Myeong-gil (Park Sung-woong). Per rompere il cerchio, i due giovani e prestanti boxer si uniscono alla banda del Presidente Choi (Hu Joon-oh) e dei suoi segugi, e imparano tecniche raffinate per contrastare i criminali. L’impresa non sarà né scontata né immediata, e si dovrà versare molto sangue per permettere a due giovani giustizieri di ricomporre una squadra sufficientemente in gamba per sconfiggere l’articolata rete di potere e influenza di Myeong-gil.

 

WEBTOON E MANHWA
I webtoon (coreano: 웹툰) sono un tipo di fumetto digitale nato in Corea del Sud e destinato a essere letto sugli smartphone. Mentre i webtoon erano per lo più sconosciuti al di fuori della Corea durante la loro nascita, c’è stata un’impennata di popolarità a livello internazionale grazie in gran parte all’aumento di popolarità dei manhwa e al fatto che la maggior parte dei manhwa sono pubblicati come webtoon. Nel paese, con l’emergere dei manhwa digitali come mezzo di comunicazione popolare, la pubblicazione cartacea dei manhwa è diminuita. La quantità di materiale pubblicato in forma di webtoon ha ora raggiunto una quantità pari a quella pubblicata offline. Alcuni offrono gratuitamente una serie limitata di capitoli e fanno pagare il resto. Altri permettono di leggere solo un certo numero di capitoli al giorno senza pagare. Altri usano gli annunci pubblicitari.