SECRET INVASION: Il Marvel Cinematic Universe non è finito

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Marvel non vuol dire solo fumetti e lo sappiamo bene ormai. Una volta voleva dire “meraviglia”, non per niente è l’abbreviazione dall’inglese marvelous secondo alcune fonti “che ne sanno”, ma non tutti hanno amato la fase 4 dell’MCU conclusasi con il famoso “blip” di Tanos. Dopo una pausa di oltre 300 giorni, il Marvel Cinematic Universe torna su Disney+ per la sua prima serie della Fase 5: Secret Invasion. Disponibile dal 21 giugno sulla piattaforma, con un episodio a settimana per sei settimane, la serie si ispira all’omonima run di fumetti di Brian Michael Bendis in cui la razza aliena metafora degli Skrull occupa segretamente le cariche pubbliche più importanti dell’intera Terra, mettendo al posto di capi di stato e di organi governativi dei loro membri che ne assumono le sembianze. Da questo presupposto, la serie, scritta da Kyle Bradstreet si dipana in quello che sarà un racconto sicuramente molto autonomo rispetto ai fumetti ma che, già dalle prima due puntate, mette in chiaro toni e temi che intende affrontare. Protagonista di questo nuovo show della Casa delle Idee è Nick Fury (Samuel L. Jackson), tornato sulla Terra, un po’ malconcio e invecchiato, dopo una lunga parentesi nello spazio. A convocarlo è Talos (Ben Mendelsohn), lo Skrull che ha, e noi con lui, conosciuto nel corso della vicenda raccontata in Captain Marvel e che nei Trent’anni trascorsi dal loro primo incontro si è costruito una casa e una famiglia sulla Terra. L’ex leader dello SHIELD scende di nuovo in campo per fermare quella “invasione segreta” e silenziosa che rischia di minare per sempre l’ordine della vita sulla Terra.

Al cinema, come gli appassionati ben sanno, la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe è ormai decollata grazie ad Ant-Man and the Wasp: Quantumania, che ha ribadito la centralità del multiverso all’interno dell’attuale assetto narrativo, e naturalmente al più conosciuto ed amato, visti i risultati al box office, Guardiani della Galassia Vol. 3, il notevole congedo di James Gunn dalla squadra di eroi più bizzarra dello spazio. Due film senz’altro interessanti, soprattutto il secondo, ma decisamente focalizzati sulle faccende più iperboliche del giro Marvel, mentre molti appassionati vogliono essere informati su quali sono e saranno le vicende sul nostro pianeta dopo lo scioglimento degli Avengers proprio di Nick Fury. Proprio in questo contesto arriva Secret Invasion, con atmosfere dobbiamo dire diverse dalle ultimissime produzioni.

Secret Invasion si pone immediatamente nella scia di Captain America: The Winter Soldier, sia come stile di narrazione che come contenuti. Da una parte, la serie ha un look molto realistico, a misura d’uomo, perché il punto di vista che adottiamo è quello del personaggio di Samuel L. Jackson, che dopo 15 anni continua a infondere un carattere carismatico e affascinante al suo Nick, dall’altra, la natura stessa della minaccia rappresentata dagli Skrull che prendono il posto delle persone, soprattutto in ruoli di potere, consegna quell’atmosfera di incertezza e diffidenza che era stata caratteristica distintiva di quel momento, nel MCU, rappresentato proprio da The Winter Soldier, in cui le fondamenta del mondo sono state scosse dal terremoto causato dalla rivelazione che l’Idra era sopravvissuta e si era infiltrata nello SHIELD stesso.

Le prime due puntate sono sorprendentemente efficienti per esplorare gli angoli della narrazione, laddove la prima – quasi completamente ambientata in Russia – parte col botto piazzando personaggi e spettatore nel bel mezzo dell’azione tra inseguimenti e attacchi terroristici, ribadendo a più riprese come stavolta non ci si possa fidare di nessuno, e non solo in via delle abilità di camuffarsi. La seconda, di contro, decelera un po’ facendo respirare la narrazione, e dopo un flashback ambientato negli anni Novanta deputato a esplorare l’evoluzione del rapporto tra Skrull e terrestri, dispone tutte le pedine sulla scacchiera del conflitto sottolineando in particolare l’importanza dei giovani rivoluzionari G’iah (Emilia Clarke) e Gravik (Kingsley Ben-Adir). Notevole nel cast anche la presenza del premio oscar Olivia Colman. Proprio lei.

La serie, insomma, si presenta con una trama relativamente complessa e lontana dalla comicità di molte produzioni Marvel, appellandosi alle storie di spionaggio ed alla  fantascienza classica degli anni Cinquanta che trova ne L’invasione degli ultracorpi il suo esempio più calzante. Qui come là, infatti, abbiamo a che fare con un’infiltrazione aliena, tuttavia se il grandissimo Don Siegel cercava la metafora per riflettere sul clima di paranoia della Guerra fredda, Secret Invasion maneggia il discorso con toni meno manichei e, soprattutto, decisamente più attuali, chiamando in causa affari pesanti come terrorismo, razzismo, flussi migratori, e arrivando persino a evocare – seppure incidentalmente – le attuali tensioni tra Russia e Ucraina.

Anche il confronto generazione gioca un ruolo significativo in un racconto che mette in discussione non tanto l’integrità di Nick Fury, qui sempre più consumato e stanco, quanto semmai l’incapacità, da parte degli organi di potere, di mantenere le promesse, giocandosi inevitabilmente la fiducia delle nuove generazioni, e questo vale tanto nella fiction proposta da Marvel, quanto nella realtà. Sicuramente ancora non c’è quell’afflato emotivo, empatico e quel trascinamento che altre produzioni Marvel davano e questo si fa sentire nel ritmo, però siamo di fronte a qualcosa di più freddo e ruvido che vale sempre la pena di tener d’occhio.