Su Paramount+, la nuova piattaforma che si sta segnalando per titoli molto interessanti e non solo indirizzati alla fascia young adult, come ora Netflix, sta arrivando la seconda stagione di Yellowjackets, serie che vale assolutamente la pena di vedere. La prima stagione è andata in onda su Sky, ma adesso lo show ha cambiato casa, sempre col suo stile lo-fi e un insieme di ottime attrici come Juliette Lewis e Christina Ricci, riuscendo anche a raccontare un certo mood tipicamente ‘90s e tipicamente Generazione Z. Da recuperare quindi la prima stagione se non si è vista.
La storia principale è suddivisa in due linee temporali che rappresentano il presente e il passato, ma il tempo non è la sola caratteristica che le contraddistingue, poiché nel presente, oltre a vedere come i nostri personaggi sono da adulti, seguiremo anche un’indagine che prenderà corpo seguendo gli sviluppi della storia ambientata più di 20 anni prima, con una gestione narrativa riuscita che lascia spazio a dei buoni colpi di scena. Le vicende nel passato d’altro canto hanno un fascino ancora superiore, sia per la costante sensazione di pericolo che per la fluidità della storia che passa in fretta dal tipico racconto di formazione all’horror e al thriller, mescolando generi e sfruttando a dovere i punti di forza dati dalla situazione che si crea, con atmosfere alla King.
L’incidente aereo che coinvolge la squadra femminile delle Yellowjackets, che in USA sta per Vespe, sposta subito il racconto dai campi di calcio ad un luogo sperduto in mezzo ad una foresta senza fine, e apre le danze per lo spaesamento delle protagoniste e dei tre maschi che le accompagnano. Il mondo esterno sembra irraggiungibile, e proprio come in Lost si crea del terreno fertile per un racconto che ci porta a scoprire un passo alla volta i personaggi principali, mostrandoci poi come l’istinto di sopravvivenza e la natura selvaggia prendono possesso dei loro corpi, cambiandoli e plasmandoli. Forte è l’ibridazione tra generi diversi che riguarda soprattutto il passato e non impatta solo sulla narrazione, ma anche sui protagonisti e sul ritmo delle vicende principali. Inizialmente seguiamo le giovani alle prese con la catastrofe, alla ricerca di materiale utile per sistemarsi il più fretta possibile prima dell’arrivo dei soccorsi, ma quando si rendono conto che gli aiuti tardano, a lungo andare le relazioni all’interno del gruppo iniziano a svilupparsi sul serio, così come il lato più mistico e misterioso della serie. Simboli, visioni e la natura selvaggia che li circondano trasformano la squadra di calcio in un branco, come lupi affamati che cercano la propria preda, arrivando anche alla vera e propria liberazione del loro lato selvaggio tra ululati e allucinazioni, mentre anche le dinamiche si fanno più violente ed esplosive.
Sull’altro fronte il presente dove le protagoniste sono adulte con le loro vite, ma anche qui il lato selvaggio che precluderebbe la loro riammissione nella società non è scomparso, ma semplicemente nascosto, e si legherà alla misteriosa indagine che le donne porteranno avanti, tra ricatti in cambio del silenzio sulla loro storia e un misterioso suicidio che però sembra nascondere un assassinio ben pianificato, che potrebbe mettere a rischio la loro vita e mostrare al mondo la loro trasformazione avvenuta nel bosco. Entrambe le vicende hanno quindi delle basi avvincenti, e da subito si capisce che Yellowjackets non è una semplice imitazione di successi del passato.
Come avrete capito il contesto nel quale vengono presentate le vicende è fondamentale, ma anche il lato tribale e mistico ha la sua importanza, come se fuori dal mondo che conosciamo se ne creasse uno parallelo. In questo senso significativo quello che a conti fatti sarà un vero e proprio rito di iniziazione che certifica l’ingresso nel mondo selvaggio, e quelli che ne restano fuori anche successivamente sembrano pagarne le conseguenze. L’eco di ciò che avviene nei boschi non ha fine; in modo subdolo influisce anche sulla linea temporale del presente e le storie continuano ad intrecciarsi e svelare segreti oscuri. Un altro aspetto interessante dello show è la rievocazione degli anni ’90, e questo non solo tramite mode o oggetti che erano in voga in quel periodo, ma anche attraverso la colonna sonora, con riferimenti dai Radiohead ai Jane’s Addiction.
Notevole anche la performance degli interpreti principali, e soprattutto la caratterizzazione di alcune protagoniste. Da non dimenticare anche l’aspetto tecnico, che mette in mostra una fotografia e una regia di ottimo livello, contornate da un ritmo che mostra il fianco soltanto a qualche fase nel presente meno riuscita. Alcune situazioni, certamente, non appaiono molto realistiche come giustificazione narrativa, in particolare nelle scene del passato, a partire dall’incidente aereo e dall’impossibilità di comunicare col mondo esterno. Per quanto concerne invece le vicende ambientate nel presente, le maggiori perplessità sono rappresentate dalla scarsa attrattiva iniziale di ciò che ci viene mostrato, solo iniziale però.
C’è, però, qualcos’altro, qualcosa di ancora più essenziale nel fascino della serie: Yellowjackets è un giallo zeppo dei simbolismi, degli indizi e degli Easter egg che internet ama consumare compulsivamente e usare come base per le sue congetture . I social sono pieni di thread e pagine dedicate alla serie ed è difficile non farsi prendere dalla spirale online e cercare di decifrare tutti i misteri. Roba per veri Zillers!
NON SOLO LOST
Lo so che “aereo che cade in foresta” fa tanto LOST, ma c’è altro. The Wilds è una serie tv di Amazon Prime Video dove un gruppo di adolescenti di varia estrazione sociale lotta per la sopravvivenza dopo che un incidente aereo le costringe a vivere su quest’isola selvaggia dispersa nel nulla. Mentre i giorni passano, le naufraghe si ritrovano a confrontarsi (anche animatamente) e a stringere forti legami che le portano a conoscersi, a scoprire reciprocamente i segreti che nascondono e i traumi personali e familiari ai quali sono tutte sopravvissute. Ma c’è qualcosa che non torna in tutta questa traumatica vicenda. Quando si rendono conto di essere state completamente ignorate da chi aveva invece la possibilità concreta di salvarle, le ragazze capiscono di non essere finite in quella situazione per caso. Dalla produttrice di Sex & The City.