Gian Marco Tognazzi e l’Onesto Fantasma sul palco

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tognazziNon è facile parlare di uno spettacolo teatrale come L’ONESTO FANTASMA scritto e diretto da Edoardo Erba con Gianmarco Tognazzi e che il 25 Febbraio sarà in scena a Polistena. Non è facile come rappresenterà l’assenza. Victor Hugo, il grande scrittore francese creatore dell’immotale capolavoro I Miserabili scrisse Quello che ci manca ci attira. Nessuno ama la luca come un cieco”. Questo testo è un bellissimo dispositivo di ricordo per un amico di questi attori-personaggi che non c’è più, Bruno Armando, attore di teatro, cinema e televisione noto al grande pubblico per essere stato in tante serie di successo anche con Luca Zingaretti. Non solo. E’ stato per tanti anni compagni di lavoro e di avventure proprio di quegli stessi attori che hanno deciso di costruire e realizzare L’Onesto Fantasma, un’opera in cui Bruno Armando ci sarà, con dei contributi in video. Un labirinto. E noi per orientarci ci siamo fatti aiutare proprio dal protagonista Gian Marco Tognazzi.

L’ONESTO FANTASMA è uno spettacolo che gioca sull’assenza ma che poi rappresenta una forte presenza. Puoi spiegarci come nasce lo spettacolo?
La motivazione dello spettacolo nasce dalla realtà, da un’assenza che è quello di Bruno Armando, mio compagno di lavoro per oltre 14 anni in una compagnia di amici dove gestivamo le cose in una maniera completamente diversa da come si è soliti fare. Abbiamo lavorato fino al 2014 con un testo molto bello che è Il Nemico del Popolo di Ibsen, poi con la sua morte io ho avuto un vero e proprio blocco. Nel tempo però le motivazioni per tornare a teatro sono cresciute e sono cresciute con la voglia di raccontare il modo in cui con Bruno, io e gli altri affrontavamo il teatro. L’onesto fantasma è uno spettacolo universale, perché tocca dei temi molto semplici, che sono legati all’assenza, alla scomparsa di un amico, di un collega, di un punto di riferimento, di un collante, non solo tra me e lui, ma anche tra altri amici,  in questo caso Renato Marchetti e Fausto Sciarappa, che siamo stati in quelle che sono le compagnie teatrali che hanno una simbiosi e quindi racconta in qualche modo la l’incapacità di riuscire ad andare avanti, a tornare sul palco in assenza di te diciamo del della linea guida ed in questo caso parla di Bruno e della sua assenza,  ma potrebbero essere quattro attori assolutamente di un’altra compagnia e quindi parla del mestiere dell’attore, del mestiere del teatro, parla delle rivalità che ci sono anche all’interno, delle amicizie e dei rapporti lavorativi, delle evoluzioni che ci sono per alcuni e delle evoluzioni che ci sono per altri.

tognazziLo spettacolo racconta proprio di come un gruppo di amici colleghi voglia tornare sul palco dopo la scomparsa di uno dei suo membri, mentre uno di loro che, nel frattempo ha avuto molto successo non ne vuole sapere. Tra l’altro ci sono degli interventi video proprio di Bruno Armando. Come è stato misurarsi con un altro linguaggio?
Gli altri due attori che in questo caso si chiamano Tito e Costa, che sono interpretati da Renato Marchetti e da Fausto Sciarappa, e provano a coinvolgere di nuovo Gallo, che sarei io e che è un personaggio in piena ascesa, a fare uno spettacolo insieme. Così rivengono fuori quelle che sono le dinamiche di una convivenza che si è interrotta da qualche tempo. Una convivenza lavorativa perché quando si è in tournée e poi si vive 24 ore su 24 insieme si viaggia insieme e si dorme negli alberghi, si cambia pubblico ogni sera. Parla di questo, quindi in questo caso prende spunto da una realtà, ma ha la forza di essere uno spettacolo universale per quello che riguarda una vicenda a cui tutti apparteniamo, nel senso noi perlomeno del mondo dello spettacolo, quindi in qualche modo racconta il teatro e racconta l’amicizia.  Il video è stato funzionale ed è stato il motivo per cui l’abbiamo fatto. Io ho detto che sarei tornato a teatro, parlo di Gianmarco Tognazzi, perché volevo fare in modo che questo spettacolo non fosse un omaggio solo a Bruno o all’amicizia, ma riprendere un discorso sul teatro per come lo intendevamo e lo facevamo.

Pensi ci sia qualcosa di terapeutico in questo?
No, io non l’ho vissuto quello, non ho vissuto in qualche modo quello di mio padre da 33 anni, figuriamoci se posso vivere quello di Bruno. Io ho un pessimo rapporto con la dipartita per me è una cosa che non ha, non succede e quindi li penso in tournée. In questo caso addirittura egoisticamente in tournée ci vado io quindi. Come dire, è infatti ogni sera dover, come dire, rapportarsi anche con quell’assenza, assenza che è poi presenza. 

Cosa pensi la scena del teatro contemporaneo nel nostro paese?
Io ho avuto la fortuna di vivere, come dire, il momento di esplosione di quello che noi chiamiamo oggi “teatro contemporaneo”, che nacque più o meno nella metà degli anni 80, con la generazione che mi precedeva di poco , quella dei Fantastichini, Rubini e Bigagli e via di seguito e da cui noi prendemmo ispirazione, con i teatri off a Roma come l’Argot l’Intrastevere, il Colosseo, che diedero poi vita a spettacoli da cui girarono anche film. C’è stata tutta una fenomenologia dove quel teatro, con quel nuovo tipo di teatro molti autori teatrali hanno avuto visibilità. Ricordiamoci che fino alla metà degli anni ‘80 il teatro italiano si basava molto sui classici, era un teatro di giro abbastanza chiuso. Poi mi ricordo che da Bigagli, Umberto Marino a Longoni, e a tanti altri ci fu quel fenomeno che è  durato per un po’. Sono arrivati da lì registi come Sciaccaluga ed Edoardo Erba (autore e regista de L’ONESTO FANTASMA) con La maratona di New York che fecero proprio Bruno Armando e Luca Zingaretti tanto per dirne uno.

Visto che sarai a Polistena ti chiedo qual è il tuo rapporto con la Calabria?
Fortissimo. Io mi vanto di essere quello che ha scoperto e lanciato un’artista calabrese come Sergio Cammariere che è di Crotone, arrivato tardi al grande pubblico. In generale sono venuto spesso, anche a Cosenza recentemente dove ho girato Vorrei vederti ballare, insieme ad Alessandro Haber, siamo venuti a rende, due anni fa, a girare Ostaggi con Eleonora Ivone la moglie di Angelo Longoni, che era l’autore degli spettacoli di cui parlavamo prima. Anche con Bruno siamo venuti spesso per spettacoli e vacanza e ci torno sempre con piacere.