SHRINKING è un termine in inglese, più made in USA, tradotto da noi con “strizzacervelli”. Lo so benissimo che il termine sa di falso, giustapposto, di vecchia cultura filmica d’oltreoceano, insomma che non ci appartiene. Però sappiamo quanto nell’ultimo quarto di secolo invece la psicoterapia, o anche coaching come si tende a dire in certe situazioni odierne, sia diventato sempre più comune – per fortuna. Sicuramente complice la pandemia che ha fatto emergere come manifestamente chiara la necessità di confrontarsi con uno specialista nel caso si senta una difficoltà, una disarmonia nel vivere o solo una difficoltà nell’esprimersi. Una necessità così impellente che sono nati servizi anche online, magari per chi non ha vicino uno psicoterapeuta adeguato. Apple Tv ci mostra un racconto possibile per chiunque sia stato in terapia – il sottoscritto lo è stato è senza nessuna vergogna, anzi tutt’altro – e sa come di fronte a lui ci sia un altro essere umano, con problematiche, punti di forza e debolezze. La terapia è un percorso duale, a volte di gruppo – non immaginatevi scene di sesso laocoontico, non si tratta di una setta onlyfans vietato ai minori – dove ci si confronta e si acquisiscono strumenti per guardarsi dentro fino a compiere delle scelte.
DA TED LASSO A SHRINKING
Bill Lawrence è un uno sceneggiatore e showrunner ammirevole, per nulla spaventato dal cambiamento di mentalità e sensibilità del pubblico in ambito comico, capace di affrontare sfide importanti e di essere graffiante, facendo una comedy seriale che arriva dritta al cuore ma assesta anche qualche cazzotto. Scrubs ha fatto piangere molti fan, Ted Lasso è riuscita nel difficilissimo obiettivo di parlare di salute mentale e fragilità maschili in uno show ambientato in uno spogliatoio della premier league inglese. Se le persone sono consapevoli che Apple ha anche un servizio di streaming, è principalmente grazie al successo di Ted Lasso. È comprensibile quindi come Apple TV+ abbia dato a Bill Lawrence e al suo storico collaboratore Brett Goldstein sostanziale carta bianca per proseguire il loro lavoro nel mondo della commedia seriale, senza la richiesta di creare uno show universale e giocato sul sicuro.
TRAMA
Shrinking segue la quotidianità lavorativa e famigliare di tre “strizzacervelli: Jimmy, Gabby e Paul. Paul (Harrison Ford) è il fondatore dello studio in cui il trio lavora, Gabby (Jessica Williams) una giovane afroamericana spigliata e diretta, che ama stuzzicare i due colleghi. Il vero protagonista della storia è però Jimmy (Jason Siegel). Shrinking è narrato dal suo punto di vista di uomo vedovo che proprio non riesce ad affrontare davvero il lutto della morte della moglie, rifugiandosi in una parziale fuga dalla realtà fatta di eccessi e dipendenze a malapena sotto controllo. La prima stagione della comedy lo vede di fronte a un risveglio quasi improvviso: ha perso più di un anno a commiserarsi, trascurando la figlia adolescente che come lui deve fare i conti con la perdita di una persona importantissima. A far realizzare il problema a Jimmy sono i colleghi Paul e Gabby, anche loro con fullyloaded di problemi come si dice in USA. Paul è un anziano terapeuta con davanti a sé una diagnosi sanitaria senza scampo con cui scendere a patti, Gabby sottovaluta le ricadute dei problemi che sta vivendo in ambito matrimoniale. Raccontato così Shrinking sembra più una serie drammatica che una commedia e infatti i momenti malinconici o tristi abbondano. A dare una teorica sferzata ironica è la bizzarra, incongruente decisione di Jimmy di provare un approccio anti-convenzionale nella cura dei propri pazienti, dando loro la scossa emotiva e fisica che non riesce a dare a sé stesso. Prevedibilmente la sua scelta avrà esiti tragicomici.
SIAMO UN PO’ TUTTI IN TERAPIA (ERA ORA)
Quella che riveste il volto di Jason Segel in Shrinking è una maschera della commedia che tenta di celare un viso affranto, ma comunque destinato a svelarsi per ammantare ogni episodio di una sensazione di empatica comprensione. Se fosse un gelato Jimmy sarebbe uno di quelli dal gusto rinfrescante, dolce, ma lasciato a basse temperature così da infastidire a ogni assaggio delle gengive fin troppo sensibili.
Già, perché quello di Segel è un terapista bravo, impeccabile nel suo lavoro, ma incapace di applicare le proprie abilità psicanalitiche su se stesso; e così a ridurre le fratture interne di un cuore che batte a ritmi sincopati e irregolari, sono altri terapisti, altri amici, altri famigliari che senza accorgersene, attivano un percorso di recupero affettivo e di fiducia su se stesso, e sugli altri. Ciò che ne consegue è una rete di reciproci risanamenti interiori; un aiuto mai imposto, ma offerto, donato in maniera del tutto naturale che Lawrence restituisce con un linguaggio del tutto realistico.
Senza mai scadere nella retorica più melensa, o nell’eccessivo sentimentalismo, le battute si susseguono con intelligenza e irresistibile ironia, per poi abbracciare di colpo la sfera più emotiva dei suoi personaggi. Un’attenzione per il comparto psicologico e umano restituito con attenzione da James Ponsoldt (già regista di The End of the Tour, sempre con protagonista Jason Segel) anche da una regia intima e ristretta su continui primi piani, e a sua volta coadiuvata da un montaggio che, giocando sul susseguirsi di campi e controcampi, permette di riservare a ogni personaggio il suo giusto tempo di ascolto e attenzione, proprio come farebbe un terapista con un paziente. Shrinking non è solo una serie: i suoi nove episodi sono livelli di accesso di un complicato gioco di terapia collettiva che fa di questo prodotto un’opera fortemente umana, dove lo stereotipo è solo una soglia da varcare per trovare poi un esito narrativo differente. Così, fra guide più prudenti e altre più coinvolgenti, Shrinking è una seduta terapeutica dove i dolori e le gioie dello schermo corrispondono a quelli che ne vivono all’esterno, in un abbraccio sincero, onesto, segreto, come quello che unisce tra paziente e medico, attore e spettatore.
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SEMPRE MENO LETTINO: LIE TO ME
Il pregiudizio sulla psicoterapia sembra sempre più assente nel mondo di oggi. Sembra, ma esiste ancora. Eppure le serie tv che guardiamo sono zeppe e cariche di riferimenti al lavoro dei professionisti della psiche. Certo il fatto che si cerca sempre un maniaco od un assassino non aiuta la categoria e soprattutto i pazienti che sono sempre di più. Una delle mie preferite resta LIE TO ME, sarà perché ho un debole per Tim Roth, il suo protagonista, e anche per Jennyfer Beals, proprio quella di Flashdance, interpreta la ex moglie. Il dottor Cal Lightman, il personaggio di Roth, è uno scienziato che studia il linguaggio del corpo e la mimica facciale, mettendo le sue conoscenze al servizio delle autorità e della giustizia. Qual è la sua specialità? Scoprire chi mente. Il sogno di quasi tutti noi, magari anche per imparare a dire meglio bugie senza essere scoperti.