Il fantasy si rivela ancora una volta uno dei generi più amati sia nella letteratura che nel cinema e nelle serie tv. Si cerca un ere di Game Of Thrones in attesa dello spin-off. Netflix stavolta propone qualcosa di molto interessante soprattutto per l’operazione che è stata fatta sulla sceneggiatura e sulle caratteristiche visive. Per Tenebre e Ossa, dai libri di Leigh Bargudo, si sono uniti due cicli narrativi diversi e per molti lettori si è fatto qualcosa “meglio del libro”. Inoltre i costumi sono molto particolari. Buona lettura e Buona visione.
“La saga del Nerve Growth Factor offre un esempio tipico di come la scoperta scientifica si differenzia dall’opera d’arte, non soltanto nell’origine, ma anche nelle tappe successive che hanno aperto all’osservatore nuovi orizzonti. Si tratta di un processo creativo in continua evoluzione.“ Questa frase è contenuta nel libro “Elogio dell’imperfezione” scritto dal premio nobel Rita Levi Montalcini, la scienziata italiana conosciuta in tutto il mondo per le sue scoperte ma anche come figura rappresentativa di un modo di raccontare la scienza. L’essere umano è quindi fatto ed attratto dai racconti seriali, dalle saghe, sin dalla notte dei notti dei tempi e a tutte le latitudini. Se il nostro corpo ne è composto figuriamoci quanto nostra fantasia. Netflix ha lanciato la prima stagione di Tenebre e Ossa, adattamento della saga letteraria scritta da Leigh Bargudo, scrittrice americana di origine israeliana, una serie che già sta facendo molto parlare di sé sia per il grande successo, sia perché secondo alcuni l’adattamento sarebbe meglio dei libri! Molti l’hanno definita una sorta di Game of Thrones per giovani, anche se non capisco che cosa sia ci sia di “vecchio” nella serie tratta dai libri di George R.R. Martin e ottimamente adattata da David Benioff e D.B. Weiss! Certamente il pubblico di riferimento è quello young adult, ma lo era anche quello di The Witcher, la famosa saga di Geralt di Rivia scritta dall’autore polacco Andrzej Sapkowski che ha avuto un successo fortemente trasversale.
La serie tv di Tenebre e Ossa è stata sviluppata da Eric Heisserer, già sceneggiatore di Arrival il successo di fantascienza di Denis Villeneuve, che lo ha prodotto in collaborazione con 21 Laps Entertainment. L’adattamento è basato su due saghe letterarie differenti, ma ambientate nello stesso universo narrativo, e in particolare riguardano la trilogia dei Grisha e dalla dilogia dei Sei di Corvi di più recente uscita. Il punto di partenza di Tenebre e Ossa, ma anche dell’intero Grishaverse, è indubbiamente Alina Starkov (Jessie Mei Li) una semplice ragazza orfana arruolatasi nell’esercito di Ravka come mappatrice, che da un giorno all’altro si scopre Grisha, nome che indica coloro che sono in grado di praticare la Piccola Scienza cioè l’arte di manipolare la materia e le sue parti essenziali. Non solo. Alina da mappatrice diventa fonte di speranza per l’intera popolazione. Sicuramente non c’è nulla di fortemente innovativo, non c’è la pretesa di cercare dei tropi narrativi troppo lontani da quelli più comuni e conosciuti, ma di combinare gli elementi narrativi già presenti nella storia del racconto e collegarli ad un’ambientazione e una mitologia estremamente suggestive e ricche di fascino – anche molto ricche e particolari – da un punto di vista estetico-visuale – così da creare un’esperienza che coinvolga. Diciamo che non è una cosa solo ha young adult! Così ci troviamo di fronte a ostacoli insormontabili, nemici di ogni tipo, conflitti e discriminazioni, battaglie e persecuzioni, abilità sovrannaturali e credi religiosi radicati nel folklore e nelle antiche leggende, riluttanti alleanze ma anche amicizie inaspettate, relazioni complicate e tutto quello che trattiene dentro una storia.
Da un lato Alina, interpretato da una brava Jessie Mei Li con una bellezza particolare, e la leggenda dell’Evocaluce, colei che può sconfiggere la minaccia della Faglia d’Ombra, una distesa di morte che si estende per chilometri e chilometri e ha già mietuto innumerevoli vittime, dall’altra un gruppo di furfanti, i Corvi, alla ricerca di un modo per guadagnare abbastanza da viverci comodamente, non solo a malapena sopravviverci, che rappresentano sempre la narrazione vincente del gruppo che va da Quella Sporca Dozzina a Ocean’s Eleven. Vi sembra semplice? Non direi, soprattutto perché sono vari i filoni narrativi che sono tenuti insieme. Proprio i lettori del Grishaverse sono rimasti sorpresi dalla decisione di Netflix di unire due saghe che sulla carta sono sì ambientate nello stesso mondo e collegate tra loro per diversi aspetti, ma che si sviluppano fondamentalmente ognuna per conto proprio. La sfida in questo caso era dunque duplice, perché non solo bisognava riadattare la storia rendendola un prodotto di qualità e autosufficiente sullo schermo, pur restando fedeli al materiale di base (tanti progetti simili in precedenza non sono riusciti a raggiungere questo obiettivo e, per fare un esempio piuttosto recente, potremmo nominare la cancellazione di Shadowhunters), ma anche trovare il modo di creare le condizioni necessarie affinché ogni aggiunta o modifica apportata per ovviare al gap tra le due saghe risultasse il più possibile naturale e significativa. Sicuramente la consulenza della Bardugo come produttrice esecutiva ha aiutato moltissimo, ma gran parte del merito va al team di sceneggiatori e registi e in particolare allo showrunner che, oltre ad aver approcciato il progetto con un solido piano a lungo termine in mente, ha anche lottato per avere a disposizione tutti gli elementi necessari per realizzarlo. Infatti è stato lui a voler portare a tutti i costi i Corvi sullo schermo, tanto che Netflix ha deciso di acquisire i diritti della duologia spin-off solo dopo che Heisserer aveva rinunciato a lavorare su una prima proposta della piattaforma che comprendeva unicamente la saga di Tenebre e Ossa. Come si dice in questi casi: mission accomplished.
Se dici fantasy e parli di GOT è come dire Marvel e parlare degli Avengers. C’è di più. Sicuramente da rivedere The Witcher. La serie che racconta la vita dello strigo Geralt di Rivia è stata una vera rivelazione, dovuto sia anche al successo di un videogame uscito precedentemente e al buon lavoro di adattamento. Consigliatissima His Dark Materials, produzione britannico-statunitense basata sull’omonima trilogia letteraria scritta da Philip Pullman. Si racconta la storia di Lyra Belacqua, giovane ragazzina che vive nella Oxford di un mondo parallelo. In questo universo le persone sono affiancate da un daimon, l’anima della persona stessa che cammina al suo fianco in forma di animale. Quest’ultima può mutare fino al raggiungimento della maturità, quando si stabilizzerà nel corpo di una precisa creatura.