Bjork, il meraviglioso folletto islandese che ci ha regalato della musica meravigliosa alla fine del millennio scorso, sarà il mio punto di partenza su una riflessione sulla televisione italiana se ci riuscirò. Sulla fine dello “Splendore della tv” come linguaggio per citare uno dei libri del mio maestro Alberto Abruzzese. Sono stanco di vedere in televisione ancora Albano, Gianni Morandi e simili, anziani riempiti e acido glicolico che fanno i giovani. Sono stanco di vedere come il linguaggio dei media sia diventato rappresentativo solo degli ultrasettantenni. A parte la serie tv la televisione è fatta da anziani per gli anziani, prigioniera di un’ideologia passatista che rimpiange la vecchia lira e quando si stava meglio, il periodo del boom economico, cioè gli anni ’60 del secolo scorso. Ben 60 anni fa!
Sapete di qualcuno che fa della belle epoque un programma politico? Non credo proprio, però da noi si fanno trasmissioni su un immaginario che rispecchia una parte piccola della popolazione e poi si dà la colpa ai social media della disinformazione!
La tv italiana ha fermato lo sviluppo del suo linguaggio come scelta politica ed estetica e questo è terribile! Tutto il periodo che va dal 1980 al 2010 è visto come curiosità, come attrazione e non come riferimento dell’immaginario su cui creare l’intrattenimento e l’informazione mediatica.
Questo vuol dire che i nonni stanno ancora decidendo come e cosa i figli ed i nipoti devono vedere con tutte le conseguenze che questo comporta. Davvero pensate che “tanto è televisione, chissenefrega!”. Siete pazzi, incoscienti o conniventi!
Normale che i social e lo streaming diventano il territorio di riferimento, ma sono anche bersaglio di critiche inutili e vergognose.
Ma davvero dobbiamo discute dell’informazione che fa Barbara D’Urso, o Giletti, o dei loro epigoni?!?!? E l’intrattenimento lo devono fare Mara Venier o Maria De Filippi?!?!?
Guardare Renzo Arbore è una boccata d’aria fresca perché è un uomo che ha sempre saputo lavorare con il linguaggio e rinnovarsi, però è un oasi in un deserto.
Tutto questo si ripercuote nella vita politica del nostro paese, perchè l’immaginario è la base della vita di un paese, che non può essere riempito di suoni-nonni ed immagini-nonne solamente perché c’è una generazione che non vuol mollare i posti di comando, perché c’è anche questo! Siamo giovani a 50 anni oggi anche perché ci sono dei settantacinquenni attaccati agli scranni con le unghie e con i denti che non vogliono che sia la loro giovinezza il riferimento per le generazioni successive. Non è nostalgia, è passatismo, è una prigione che sta bloccando questo paese e che lo ha messo in mano a dei dinosauri – quelli che l’uomo ha sconfitto secondo Albano – non solo il destino ma anche la nostra immaginazione. Pensate a cosa significa in termini di risorse economiche, di marketing e comunicazione.
Si dice che la generazione dei padri attuali abbia delegato ai nonni il compito genitoriale e che vogliano fare i fratelli dei figli. Questo è vero, ma non mi sembra che qualcuno abbia detto no, fai tu il padre. Certo sta a noi non tradire noi stessi, la nostra giovinezza ed il nostro futuro, ripartendo proprio dal nostro immaginario.
Badate bene che non sta dicendo di andare a casa di Morandi e dei suoi amici per metterli in galera, non ragiono come certi politici, solo che dovremmo iniziare una diserzione emotiva, emozionale ed intellettuale verso tutti quelle manifestazioni di pensiero che sono palesamene anziane e passatiste. Soprattutto su chi propone questo tipo di linguaggio, su chi si camuffa da giovane ma dentro aspira alla senilità per avere il comando!
La normalità della mia giovinezza
Guardate questo videoclip. E’ del 1998. C’è un insieme di suoni, musicisti, etnie, uomini e donne che per la mia generazione all’epoca era normale. Oggi sembra avveniristico!
Che cosa c’è successo?
Quando è successo che abbiamo perso il futuro e soprattutto l’idea del futuro?
Io non voglio che il mio schermo trasudi placenta mentre guardo un programma e non mi va più di sentire “Ehi ma Morandi non invecchia mai!” Anche basta!