Si le ragazze Gilmore funzionano ancora. Nonostante gli anni passati, nonostante le tante serie inventate dopo, nonostante la settima e, oramai, penultima stagione fosse debole, nonostante il lifting sbagliato, nonostante tutto. Insomma Winter, primo episodio dell’ottava stagione di Gilmore Girls, ha retto, soprattutto per merito di una donna e non poteva essere altrimenti. Amy Sherman Palladino – l’ultima a destra nella foto – creatrice della serie insieme al marito, è in forma e si vede, perchè sono tornati quegli scambi serrati al limite dell’apnea, ma per ora c’è ancora aria nei polmoni.
Stars Hollow è sempre quella cittadina ideale piena di spostati e casi umani che avevamo imparato a conoscere negli passati, compreso Taylor Doose il quasi-sindaco che cerca di portare il paese dalle fosse biologiche alla rete fognaria, perchè significa “far parte di qualcosa di più grande, grande quanto l’universo!”. C’è Kirk che ha inventato un servizio di car sharing dal nome simbolico che non è Uber, ma OOOOOOber – qui serviva una dieresi generale per fare una pronuncia stretta. Ma c’è anche Michel che ora è in guerra con il nuovo cuoco del Dragon Fly Inn, una twitterstar asiatica. E ancora non li abbiamo visti tutti. Sono curioso di vedere quando entrerà in gioco Sookie, la socia amica di Lorelai.
Certo ieri è stata anche la puntata con Kelly Bishop, la madre di Lorelai, protagonista, anche nel raccontare la morte di suo marito Richard, l’attore Edward Herrmann se ne è andato l’ultimo dell’anno del 2014. Eppure il personaggio di Emily è forse quello più bello in questa prima puntata, soprattutto perchè si semina nel rapporto fra lei e Lorelai – la scena dopo il funerale quando si chiede ai pochi rimasti un aneddoto sullo scomparso è divertente e bella è la lite che ne segue. Quella scena rende pienamente l’essenza di questa serie, la capacità di oscillare fra scontri e risate, cosa complicata non facile, dove si rischia sempre di sbagliare e di uscire dai binari giusti. Gilmore Girls si gioca tutta sull’equilibrio, soprattutto quando sembra mancare, ma alla fine non c’è mai niente di iperbolico, è frutto di un’attenta strategia testuale.
Adesso non ci resta che seguire le altre stagioni dell’anno, ma sono convinto che non sarà l’ultima, come dicono alcuni.