Oggi Orson Welles compirebbe 100 anni. Il genio per eccellenza sia per la sua arte, le sue idee e la stazza, è celebrato in tutto il mondo – meno di quello che si dovrebbe. In Italia addirittura si parla anche di un orologio, di quel simbolo del successo, così dicono che si chiama Rolex. In un celebre film di Carol Reed dove Orson Welles dà un saggio delle sue straordinarie qualità d’attore Harry Lime, il personaggio dice:
Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.
Il caro vecchio Orson, che dall’oltretomba degli artisti, dirige quest set chiamato commedia umana, sapeva bene che non era così, perché nonostante Max Weber, Calvino e l’etica protestante e lo spirito del capitalismo chissà dove sarebbe la Svizzera senza il suo segreto bancario. Adesso pare che stia per sparire, forse perché oramai gli orologi a cucù li fanno altrove.
Stamattina la Rolex Italia ha comprato una pagina del Corsera pubblicato un comunicato stampa in cui si diceva: “Dalla qualità delle foto e dei video che sono stati diffusi dai media è altamente improbabile poter desumere un’affidabile identificazione come Rolex (e ancor di più come Rolex autentico) dell’orologio indossato dai facinorosi“.
Ancora: “Purtroppo l’eco delle Vostre parole è stata straordinariamente vasta e ha prodotto l’inaccettabile affiancamento dell’immagine di Rolex alla devastazione di Milano e all’universo della violenza eversiva“.
Le parole contro cui si scagliava Giampaolo Marini ad di Rolex Italia, sono alcune battute poche simpatiche di Renzi e Alfano contro gli spaccavetrine col Rolex al polso, come pare si veda in una foto. Magari era solo un tatuaggio, un fotomontaggio, un errore, ma non esiste che un uomo che indossa un ROLEX, un orologio di tal guisa e prestigio, si metta a spaccare la filiale di una banca! Forse avevo trovato chiuso e non aveva digerito la cosa. Comunque un criminale non può possedere un bene del genere magari un presunto assassino come O.J. Simpson, o qualche membro dell’alta finanza, ma figuriamoci un poveraccio Black Bloc.
Francamente non so cosa avrebbe detto Welles su questa vicenda, anche se credo che di esemplari di certi orologi sicuramente ne possedeva, se non lui il suo personaggio per antonomasia, il Citizen Kane dell’omonimo film, il suo capolavoro, forse il più grande film mai realizzato nella storia della settimana arte. Se non l’avete visto fatelo!
Da poco in libreria un ultimo libro di interviste e dichiarazioni di Orson raccolte da Henry Jaglom che pranzava con lui una volta a settimana. Non l’ho ancora preso, ma lo farò, anche se consiglio sempre quello che Peter Bogdanovich scrisse raccogliendo non si sa quante ore di interviste, il bellissimo Io, Orson Welles. In A pranzo con Orson, lui stesso gioca e si diverte, mentre il mondo lo prendeva sul serio – l’avessero lasciato lavorare sarebbe stato meglio per noi. Leggendo qualche stralcio trovato sui giornali capisco sempre di più come Welles sia stato anche un grande dadaista, un dadaista pop, perché volevo che gli altri lo capissero, al contrario, ma capissero come si sentiva disturbato dagli uomini col fisico alla Woody Allen. Ha giocato Orson, capendo che davvero il gioco è cosa serissima e che in fondo spaccare una vetrina non è un grande problema rispetto a non riuscire a dire la propria opinione. Mi sono chiesto che video avrei potuto mostrare per chiudere questo post, se Kane, o Mr. Arkadin, o Lime, oppure se stesso in F as Fake. No, alla fine fra tutto quello che c’è punto sulla tecnica, sul piano sequenza con dolly che apre A Touch of Evil – L’Infernale Quinlan. Auguri Orson.