Oggi ho letto una notizia strana, strana per l’incrocio che mi ha creato. E’ morto a 93 anni l’ultimo membro dell’equipaggio del bombardiere americano “Enola Gay”, quello che sganciò l’atomica su Hiroshima. Si chiamava Theodore van Kirk, noto anche come ‘l’olandese’. E’ morto lunedì per cause naturali in una casa di riposo di Stone Mountain, in Georgia. Aveva 24 anni il 6 agosto 1945 quando a bordo del B-29 Superfortress, insieme a 11 compagni, sganciò ‘Little Boy’ su Hiroshima. Morirono 145.000 persone. Subito. Poi ci sono stati i morti da radiazioni. Senza scordare Nagasaki.
Proprio oggi ho deciso di parlare di una nuova serie tv. Si chiama Manhattan, come il progetto. Racconta di come è stata creata la bomba atomica, proprio quella di Hiroshima.
Io alle coincidenze non credo, sono troppi di natura e scuola junghiana per farlo, ma non è quello che è capitato a me con questa nuova serie tv, piuttosto quanto capitato all’olandese, il pilota morto, proprio poco dopo la messa in onda di Manhattan. Siamo a Los Alamos, New Mexico, dove c’è una base militare, abitata anche civili, molti civili. Sono scienziati con le loro famiglie, ci sono impiegati e soldati e servizi segreti. Sorvegliano i civili, li sorvegliano perché hanno paura. Lo spionaggio, gli infiltrati e chissà che pericolo potrebbero distruggere il loro sogno di pace. Lo chiamano the gadget o il magro, è un nome bizzarro per l’inizio degli armamenti atomici.
Siamo nel deserto è notte, quasi una tempesta di vento e sabbia e un uomo si esercita al golf. Si, ma no. Perché Frank Winter è un fisico, a capo di una seconda unità di scienziati, più sfigata, che sta cercando di capire meglio la compressione per mettere meno plutonio sulla bomba. In questo modo ci vorrà meno tempo per produrla. Siamo a poco più di settecento giorni da Hiroshima, detto col senno di poi, ma allora si contavano i soldati americani che morivano ogni giorno fra Europa e Pacifico. Noi e gli americani abbiamo un approccio molto diverso a questo periodo storico, non sembra essersi smarrito questo loro, non per tutti sia chiaro, accettare qualsiasi dolore per fare il male più grande. Era Hitler. Anche se poi la bomba, anzi le bombe, furono usate contro il Giappone.
Creato da Sam Shaw, viene da Masters of Sex con,ottimo cast che vanta fra gli altri Olivia Williams, Harry Lloyd e un inedito Daniel Stern, Manhattan inizia in un mondo ormai perduto, reso ancora più vintage dai colori sbiaditi della fotografia e dalla splendida ricostruzione di costumi e ambienti, ma allo stesso incredibilmente vicino a noi e a ciò che oggi siamo diventati; nell’estate del 1943, mentre i membri dell’equipe lavorano giorno e notte, le famiglie che li hanno seguiti sentono su di sé la cappa dell’isolamento e dei segreti che sotto il sole del deserto creano vistose crepe nei rapporti fra mogli e mariti. Il primo episodio si chiama You always Hurt the Ones You Love (tu fai sempre male a quelli che ami) e dà il senso di quanto contino i rapporti interpersonali in questa serie. Anche se siamo al primo episodio la scrittura sostiene bene, anche se c’è qualcosa da limare perché ancora farraginosa, però ci sono dei gran momenti, come il dialogo in macchina fra il grande fisico Oppenheimer, direttore del progetto e Frank Winter. “Questo posto non è un deserto, viene dalla caldera di un vulcano, era fuoco. Tornerà ad esserlo”. Non era fiducioso nel futuro Oppenheimer. Negli anni a venire ricordando il lavoro di Los Alamos commenterà dicendo che loro hanno fatto il lavoro del diavolo.