Non so come sia venuto in mente a quelli de Il Resto del Carlino di fare una prima così, non lo voglio neanche sapere, sembra una strategia di testuale all’insegna del “sempre sul pezzo”. Si rimesta nella cronaca più buia, nei delitti, poi nel gossip e nella cronaca sportiva. Tralasciando Schumacher c’è una cosa riguarda le terribili vicende di Yara Gambirasio e della villa di Motta Visconti che mi gira in testa e ve lo dico subito non riguarda lo svolgimento delle vicende, bensì le analisi giornalistiche. Cosa avrebbero scritto se i presunti assassini fossero stati stranieri, tossici, meridionali, deviati o appartenenti a qualsivoglia categoria attenzionata dalla cronaca? Faccio un esempio.Prima ascoltavo un tg e raccontava di un altro femminicidio avvenuto a Canicattini Bagni, in Sicilia. Il marito ha ucciso la moglie per gelosia, era una coppia sui 40 anni. La giornalista ricordava come “questa terra sia ancora percorsa da forti passioni e sentimenti maschili”, insomma di come i siciliani siano terribilmente gelosi. Vero o falso che possa essere solo sul finale del servizio ricordava che entrambi erano romeni, immigrati in Italia, non siciliani. Tento di capire. A forza di vivere in un posto per alcuni anni se ne assumono le caratteristiche antropologiche? Mi sembra una forzatura, come la grande maggioranza delle analisi psico-antropologiche della stampa.
Durante le indagini sulla morte di Yara Gambirasio i sospetti andarono su un giovane arabo a cui fu riservato un linciaggio mediatico in piena regola, fortunatamente solo mediatico. Ci fu un errore di traduzione, in realtà non c’entrava nulla. Anche qui siamo di fronte al classico sbatti il mostro in prima pagina, però la vicenda di Motta Visconti è diversa. Vedo inviati andare a tentoni cercando di intervistare chiunque gli capiti a tiro e gli possa aprire le porte della turpe fantasia dell’assassino, che dica loro come affogava gattini nella vasca da bagno, come truccava l’auto per buttare fuori strada i ragazzini con le biciclette o chissà che altro. Qualsiasi cosa va bene, basta che si possa riempire lo spazio bianco della fine del sogno. Quel sogno della villetta nei sobborghi delle città, soprattutto in zone di ricchezza media del centro-nord, con una coppia di figli, una coppia di auto, una familiare o un suv accoppiato ad una utilitaria, il giardino con una fontana dove affaccia il garage col cancello automatico, naturalmente con la cuccia del cane. Eppure l’assassino di Motta Visconti considerava tutto questo una prigione, diceva di essere amato da una donna che non lo ricambiava ed è arrivato a uccidere moglie e figli. Non so cosa possono dire i vicini di illuminante, o gli amici o i conoscenti, solo che classificare tutto come follia, visto che non è un caso isolato, purtroppo non sarà neanche l’ultimo, sta di fatto che se bisogna indagare il fenomeno per capire cosa scatta nella mente di un assassino bisogna andare più avanti. La villetta del wasp (inteso come americano medio white anglo saxon protestant) deve far paura o no? Tanto domani intervisteranno altri vicini.