In questo momento Robert Downey jr. e Benedict Cumberbatch sono i volti più famosi di Sherlock Holmes su questo pianeta, ma le cose stanno per cambiare. La notizia è che le opere di Arthur Conan Doyle sull’investigatore inglese del 221b di Baker Street sono liberi dal diritto d’autore, almeno per le opere pubblicate prima del 1923.
Lo dice la Corte distrettuale del Nord Illinois, secondo la quale chiunque ne può usufruire senza pagare licenze alla fondazione che gestisce l’eredità del romanziere. A far ricorso ai giudici è stato Leslie S. Klinger, specialista di Sherlock Holmes che ha promosso la causa contro gli eredi di Doyle: pretendevano i diritti d’autore per la raccolta In the Company of Sherlock Holmes,curata da Klinger con Laurie R. King.
Conseguenze? Sicuramente verranno pubblicati una serie di raccolte dei romanzi e racconti a poco prezzo. Però la più ghiotta è che ci sarà una vera e propria Sherlock Invasion sul piccolo e grande schermo.
Non solo BBC e Warner a produrre, ma anche Paramount e altre case di produzione hollywoodiane ed europee si preparano a misurarsi col detective dell’Elementare Watson. La sherlockmania contagia il mondo, tanto che sia i cinesi che gli indiani preparano adattamenti e produzioni di cui non si sanno i particolari, forse Moriarty avrà le sembianze di Shiva e l’ispettore Lestrade sarà un funzionario comunista di Pechino. Potrebbe essere un fenomeno molto interessante poter mettere a confronto le varie letture di un personaggio così complesso come Holmes, che oggi sta diventando globale.
Ci prepariamo ad una nuova avventura per l’antropologia culturale. Se esiste ancora.