Non sapevo neanche come immaginarmelo o come sognarmelo. Sapevo solamente che appena avevo aperto gli occhi sarebbe stato solamente un altro giorno, un altro mayday, un altro fottuto hashtag – magari sarebbe stato soltanto uno. Gli schermi erano accesi come da sub-routine e il caffè era pronto con tanto di banner cantato in sottofondo. Lo schermo in fondo passava in loop la press review secondo le impostazioni. Si vedeva un autobus finito in un fosso, morti e feriti, intervista all'autista, numero battiti, pressione sanguigna, quantitativo di zuccheri nel sangue. Stato emotivo alterato. Le luci rosse si accessero. Qualcuno mi aveva condiviso un video dell'autista, la scena era in quello che una volta si chiamava Laos. Rividi l'intervista, l'uomo aveva le mani sugli occhi. Le tolse. Pinciai uno zoom in dettagli a tutto schermo. Gli occhi erano truccati, ma con un paio di filtri ero riuscito a scovare l'iride di colore giallastro. Era ittero oppure mal di fegato. Le analisi secondarie non mentivano. Aveva mangiato un cibo dannoso pieno di zucchero, era un reato ormai. Misi un + come validazione del video. Si sarebbe fatto 4 anni solo per questo, ma a quel punto, visto lo stato in cui aveva guidato e la strage, forse non sarebbe più uscito.
Il campanello mi avvisò che era arrivato un pacco. Non era orario di consegna. Arrivai alla cassetta vicino alla porta. Dall'altra parte non c'era nessuno. Strano che il fattorino non mi avesse chiesto un segno per la validazione. Presi il pacco. lo passai allo scanner, mentre il coffee-banner lamentava la mia distrazione.
Fu un attimo e tutti gli schermi collimarono su una sola immagine. Era una manifestazione in corso, non sapevo dove e quando. Era della gente che camminava in silenzio con cartelli in mano. Di fronte a tutti c'era una donna. Indossava una maglietta di colore verde militare. C'era un volto sulla maglia ed una scritta che recitava Social Strike. Il video continuava così per 30 secondi, io intanto chiedevo info in merito, ma nessun comando rispondeva. Da dietro si sentì il rumore pesante di passi di stivale. Agenti di sicurezza stavano caricando quella gente. Cadevano sotto i colpi. I lacrimogeni erano stati lanciati. Rimaneva in piedi sola la ragazza in testa al corteo, ma una manganellata la precipitò a terra. Poi le immagini andarono a nero. Tutto normale, come prima. Non avevo idea di chi fosse quella donna e neanche di cosa fosse successo. L'unica cosa che ora sapevo è di chi fosse la faccia sulla maglia verde. La mia. Tenevo la maglietta fra le mani, era nel pacco.