Primo Comandamento di TSO: demolire i luoghi comuni
Cominciamo questo nuovo appuntamento di TSO con un focus su due luoghi comuni che, sono convinto, moltissimi hanno sentito ripetersi moltissime volte in moltissimi casi: “in Italia non si legge più” e “ormai è tutto fatto con le polverine”. Riguardo la fabbricazione degli oggetti in generale non sono così esperto da poter fare un’analisi approfondita, mentre sulla prima affermazione qualche riflessione posso permettermi di farla. Il consumo dei libri, anzi di “narrativa”, negli ultimi anni è aumentato, solo che in questo periodo tutto l’orizzonte è incredibilmente cambiato, cosa inevitabile quando ci sono delle rivoluzioni tecnologiche e formali. Ricordiamo poi come nell’epoca digitale e social il tempo sia fortemente accelerato, specie nelle cambiamenti. Un tempo che però non perde la pastosità della lentezza. Specie in ospedale.
Leggere non è solamente Leggere
Chi mi segue sa che io ho passato un lungo periodo in ospedale dove ho affrontato un complesso percorso di cure oncologiche ed un intervento chirurgico per asportare un grave tumore al cervello che ha lasciato segni e danni permanenti. Vado a motivare questo mio ricordo personale che non stratagemma per attirare attenzione. Secondo una statistica vengono chiamati “lettori forti” coloro che leggono circa 12-15 titoli l’anno. Bene, io per passione, approfondimento e studio, prima di star male, superavo senza problemi i 70 titoli l’anno. Quando la malattia si è fatta più pesante mi sono trovato nella totale incapacità di leggere. Le parole si confondevano, la testa iniziava a farmi male in maniera pesante e tanti altri fastidi. Ero come uno che ama andare in palestra tutti i giorni ed ora non può neanche fare un passo. La tecnologia, una tecnologia che oggi continua a crescere e consolidarsi, mi è venuta in aiuto: ho scoperto gli audiolibri. Fino a qualche anno esistevano solamente i software tts, text to speech, cioè un programma che decodifica il testo che gli viene sottoposto e lo legge con una voce, sintetica certamente, anche qui oggi c’è stato un ampio miglioramento. Però siamo molto lontani da un audiolibro, specialmente in un paese dove c’è una tradizione di doppiaggio e di radio di livello altissimo. Fu emozionate mettere le cuffie e sentire un libro che non veniva letto, ma recitato, con dietro regia ed interpretazione, quindi con le giuste pause, il tono adatto e ponendo attenzione sulle varie parti che compongono la storia. L’audiolibro è una narrazione e non credo che nessuna persona intelligente possa negare che sia meno che leggere. Sicuramente diverso, ma non di minore dignità. A meno che non siete di quelli che ancora insistono con la retorica della carta. Nello stesso periodo cresceva un altro fenomeno: i podcast. Il significato del termine è l’unione di due parole: pod e cast. La traduzione di Pod fa direttamente riferimento all’ iPod della Apple, cast invece vuol dire trasmettere. All’inizio del nuovo millennio parte diffusione del podcasting, un termine che ben presto conquista una sua fortissima indipendenza semantica, semiologica e narrativa. Fattore chiave è stato l’aumento della qualità della connessione per la trasmissione dei dati. Nel 2001 viene commercializzato il primo iPod e di fatto si apre l’orizzonte del podcasting perché tutti possono scaricare contenuti audio in formato digitale e ascoltarli quando e dove preferiscono. Proprio in quegli la produzione sonora, musica compresa, passa attraverso strumenti di editing e montaggio digitale. Arriviamo nel 2005 quando Steve Jobs annuncia la presenza sugli iPod di una funzionalità ad hoc per scaricare podcast ed archiviarli sul proprio dispositivo. Da fenomeno made in Usa il podcasting inizia a crescere in tutto il mondo. Altra tappa fondamentale è il 2014 quando il podcasting conquista il grande pubblico USA: il programma audio “Serial” fa la storia dei podcast. Si tratta del primo vero e proprio programma che conferisce una natura seriale a questa nuova forma di comunicazione. Infatti, è diviso a puntate che sono legate tra di loro dalla narrazione di un giornalista che racconta un reale fatto di cronaca, nello specifico un omicidio, seguendo tutte le vicende ad esso correlate. È boom di ascolti, si parla ad oggi di 250 milioni totali. Il podcast è diventato ufficialmente mainstream. Oggi ci sono anche molti esempi italiani come i due realizzati sulla tragedia della Costa Concordia.
Lo smartphone non è uno strumento, è un’estensione sensoriale
Oggi gli italiani che ascoltano podcast ed audiolibri sono il 20% della popolazione, dato in crescita costante. L’audio oltre la musica, così, è tornato protagonista nella dieta sensoriale degli italiani. I cataloghi sono sempre più forniti. Esistono due grandi piattaforme per gli Audiolibri dove si possono ascoltare i bestseller, i classici come e molto altro, visto che gli studi di produzione lavorano sempre di più. Stessa cosa per i podcast, l’offerta cresce ogni giorno. Questo ritorno dell’audio, soprattutto della voce. oggi si accompagna a quella che è, per molti, la nostra croce e delizia: lo smartphone. Noi passiamo moltissimo tempo con lo smartphone? No. Lo smartphone è una nostra estensione. Estensione fortemente sensoriale e personale. Questo non vuol dire che noi siamo i nostri smartphone, non lo credo, credo che lo smartphone sia lo strumento più intimo che esista in questo momento per un essere umano. Passa tutta la comunicazione, le nostre preferenze, le cose ci piacciono. Un vero personal media. Facciamo un esempio estremo e pensiamo ai migranti che attraversa mezzo mondo rischiando la vita e la prima cosa che fanno è tirare fuori il loro telefono per dire a casa “sono vivo”. Oggi molti ascoltano libri e podcast mentre viaggiano, vanno e tornano dal lavoro, mangiano, passeggiano e fanno sport. Persino mentre sono sul water. Lo smartphone è un segno evidente di come il digitale ha modificato il nostro modo vivere. Come sempre questo impone di affrontare il cambiamento comprendendo qual è il modo migliore nell’uso per evitare abusi e crociate contrarie. Magari ascoltano un libro o un podcast.
I podcast italiani più famosi
Molto difficile dire quali sono i podcast più ascoltati. Il primo consiglio è per Goodbye Bobby Jean di Alberto Infelise de La Stampa, e non solo perché è un amico, ma perché vale. Molto ascoltato quello di Marco Damilano realizzato da Chora Media, la società fondata fra gli altri da Mario Calabresi, ex direttore di Repubblica. Moltissimi i podcast dedicati ai fatti di cronaca attuali e passati, con un orientamento narrativo giallo e noir. Si trovano scrittori come Carlo Lucarelli. Un vero re è lo storico Alessandro Barbero, seguitissimo da schiere di fan. Un panorama che mostra una fortissima diversità che la televisione non riesce ad offrire nonostante la moltiplicazione dei canali. La crescita dei podcast corrisponde, come tutto il comparto dei contenuti digitali, ad una forte erosione dell’audience tv, specie quella generalista.