L’uomo è la più infelice e la più fragile fra tutte le creature, e nello stesso tempo la più orgogliosa. (Michel Foucault)
Michel Foucault è uno di quei pensatori che quando lo incontri sui libri non ti lascia indifferente. Non è facile, ma è sicuramente coraggioso. Coraggioso uno che ha indagato la struttura filosofica del potere, delle carceri e della clinica.
Dovunque ci giriamo c’è un’esaltazione della forza.
Immagini dove donne e uomini si esaltano nello sfoggio della forza fisica e dei loro muscoli.Non basta.
Vediamo fantomatici cowboy e gladiatori dare appuntamento a microscopici virus dicendone di non averne paura e poi crollare miseramente in letti d’ospedale.
Non finisce qui per un mondo che non ha il coraggio di guardare la povertà del vicino, non ha il coraggio di guardare l’Altro, perché non ha il coraggio di guardarsi allo specchio e allora si copre le orecchie.
Ci preoccupiamo della contaminazione del futuro vaccino per il COVID quando siamo la società che più di tutti prende psicofarmaci ed ansiolitici.
Dov’è questa forza allora?
Celine, l’immenso scrittore di Viaggio al Termine della Notte, che per mia fortuna ricordo ancora, ha scritto:
La coscienza, nel caos del mondo, è una piccola luce, preziosa ma fragile.
Solo la coscienza della fragilità può indicarci la via per una sopravvivenza. Siamo ossessionati dal peccato e dall’errore perché non abbiamo il coraggio di ammettere che siamo cristalli pronti ad andare in frantumi.
La mia malattia mi ha mostrato la mia fragilità. E’ stato come essere baciato dalla morte. Non ricordo se l’ho dimenticato o non lo voglio ricordare. So che sono orgoglioso della mia fragilità. Però è pesante. A volte è uno schianto. Quello che fai tu e quello che fanno gli altri quando i cristalli si spezzano. La fragilità non è
leggerezza. Per essere coscientemente fragili bisogna essere saldi. Il contrario di fragilità non è forza, ma indifferenza e cinismo. La fragilità e la forza sono opposti che si compenetrano. Sono più contigui di quanto si possa pensare. Se si ha il coraggio di essere fragili si è forti.
Dovremmo iscriverci a delle palestre per l’anima e la mente. In fondo ci sono, basta cercarle. Magari presto faranno anche dei beveroni e dei filler più adatti, come per le labbra.
Amico Fragile di De Andrè è una delle mie canzoni preferite in assoluto.
Verso la fine dice: pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.
Io non ho una chitarra. Ho un foglio, una penna, una tastiera, qualcosa per scrivere. E se non la ho in mano ce l’ho in testa.
Una persona che ho reincontrato recentemente mi ha detto che devo continuare a scrivere, che la mia scrittura è incredibile.
Non è la prima che me lo dice e spero non sia neanche l’ultima volta, ma viene dal mio passato, viene da una terra lontana che io ogni tanto cerco di illuminare.
Il passato è fragile. Tutto è fragile. Serve coraggio.
Serve il coraggio di chiedere, di chiedere scusa, di perdonare e di perdonarsi.
C’è una canzone di Vinicio Capossela che recita:
Più fragile del Crystal fu il mio amore.
Il Crystal è forse lo champagne più buono su questo pianeta. Capossela è uno dei cantanti che io e mia moglie amiamo moltissimo. Ho delle immagini di quando lo vedemmo insieme in concerto. Ho bevuto Crystal. E’ un gusto indescrivibile e delicato, di un equilibrio talmente fragile che solo un alito di vento a 100 km di distanza ne cambia la struttura.
Anche noi siamo così. Fragili. Solo averne coscienza dà forza. In fondo poi il Crystal si beve meglio in due. Come condividere la propria fragilità.