Arriva l’ultimo dei Defenders di Netflix, ma è peggio di Luke Cage
Io non credevo possibile che si facesse una produzione che fosse peggio di Luke Cage, eppure Netflix c’è riuscita. Spesso abbiamo parlato bene del gigante dell’intrattenimento, ma stavolta non ci siamo. Iron Fist non funziona. E’ tutto da buttare? No, però c’è un problema profondo in Iron Fist, un elemento che molto spesso abbiamo trattato come elemento fondamentale di un audiosivivo: la scrittura. Iron Fist è sostanzialmente scritto male. Anche Finn Jones, l’interprete, ci mette del suo, tanto da sembrare un Lapo Elkann che non capisce dove possa essere finito – la battuta l’ho rubata.
Iron Fist è l’ultimo dei Defenders (I Difensori), una miniserie che Netflix produce insieme alla Marvel. Gli altri tre sono i precedenti supereroi prodotti da Netflix: Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist. Mentre i primi due mi sono piaciuti, il primo più di tutti, Luke Cage aveva una fissità imbarazzante nel proprio personaggio. Con Iron Fist, alias Danny Rand, erede di una multinazionale miliardaria, entriamo in una territorio molto particolare: il ridicolo.
Danny Rand, vero nome dell’Iron Fist, è un bambino di 10 anni che precipita col proprio aereo sull’Himalaya e viene salvato da un paio di monaci del monastero di K’un Lun, che non si trova in Asia, ma su un’altra dimensione. Questo non è un problema, se sei abituato a narrazioni non lineari, o anche a qualche film di fantascienza. 15 anni dopo Danny, che ha raggiunto il grado di Iron Fist, fugge dal monastero e torna a New York. Tutti credono Danny morto e i due alla guida della Rand, Joy e Ward, sono i figli del socio del padre, Harod Meachum, che si è finto morto per un cancro, ma che è stato reso immortale dalla Mano, organizzazione occulta cinese dedita al traffico di eroina e capitanata da Madame Gao, già vista in Daredevil. Danny trova un’alleata in Colleen Wing, che ha un dojo a New York e insegna il kung fu a ragazzi con una vita difficile.
Da qui partono una serie di situazioni che trovano terreno fertile nel ridicolo, alla fine i cattivi sono i personaggi passabili, ma mai pienamente convincenti, certo sufficienti, però non c’è nessuno a cui ti appassioni. Anche Colleen, che poi intreccerà una relazione sentimentale con Danny, certe volte cede, ma come potrebbe sostenere un ruolo in cui una seguace del Bushido che si trova dentro una gabbia da Ultimate Fight. E’ una cosa senza senso. Vero che spesso i personaggi hanno dei cambi repenti, ma qui siamo a dei voltafaccia che non hanno giustificazione. Aggiungiamo che anche i combattimenti sono veramente bruttini, insomma oggi dopo Bruce Lee abbiamo visto La Tigre e il Dragone, oltre a Hero e la Foresta dei pugnali volanti! Qui siamo a della robetta che in nessun paese asiatico si vedrebbe.
Ultimo punto è la meditazione. Io sono stato un allievo di Tai chi chuan e Qi gong e posso testimoniare su cosa significa l’armonia con il mondo circostante. Qui non c’è traccia. Ho parlato anche con degli appassionati del fumetto e mi hanno detto che questa serie non lo rispecchia. Si riesce a intuire un potenziale, ma la realizzazione è davvero bruttina. Mi chiedo quale sarà il destino dei Difensori quando manderanno in onda la miniserie.