Quando iniziò Fear The Walking Dead sapevo che la AMC aveva deciso di far sviluppare un prequel di The Walking Dead, uno spin-off poteva essere una mossa intelligente visto il grande successo prima del fumetto e poi della serie. Dietro c’era sempre Robert Kirkman, il fumettisita che ha ideato The Walking Dead, che ha collaborato alle sue sceneggiature e che ne è stato poi produttore esecutivo. Dallo scenario apocalittico di Los Angeles i sopravvissuti avevano preso il mare, capitanati da Kim Dickens, Cliff Curtis e Colman Domingo, insieme ai giovani Frank Dillane e Alicya Debnam-Carey, la splendida Lexa di The 100, questo per chi ama le serie teen.
Sono riuscito a trovare questo piccolo promo per dare un’idea della stagione, che era iniziata anche bene, visto che tutti si imbarcavano su uno yacht diretti in un posto sicuro che si trovava fra la Baja California e il Messico. Ci sarà un viaggio e soprattutto una diaspora, la famiglia Clark – Manawa si disperderà per poi forse ritrovarsi sul finale. Ci sono delle differenze rispetto ai non-morti del nord-america. I messicani, approfittando del luogo comune sulla spiritualità latina sono più comprensivi e tolleranti, non li uccidono e li tengono in casa o nei loro paesi, come ritenessero che quelli sono ancora amici e parenti. Questo è un punto di vista sulla diversità molto interessante, ma alla fine non può andare avanti, anche se è vero che la morte, per i messicani specialmente, è qualcosa di continuo e non definitivo.
Madison insieme alla figlia Alicya e a Victor arriveranno ad un albergo, che rimetteranno in funzione e sarà preso d’assalto, mentre Travis cercherà di salvare suo figlio Chris che gli volterà le spalle. Non ci sarà nulla da fare.
Nick, che è il personaggio più interessante della serie, quello che da solo si è coperto di sangue e intestini dei morti per passare inosservato, inizierà un viaggio solitario nel deserto, con molti pericoli, che lo porterà ai margini di Tijuana, in una comunità dove troverà anche l’amore e diventerà un capo. Qui sta forse uno dei pochi sviluppi futuri della serie, che per il resto ricalca le orme dei fratelli maggiori, senza però avere la bontà è il design dei suoi personaggi. Per fortuna mancano quei momenti lunghissimi di riflessione, che su The Walking Dead sono diventati esagerati rendendo la serie inguardabile nel mezzo della stagione.
Di certo questa serie non aggiunge molto, anzi comincia a stancare se non in qualche momento, eppure si potrebbe lavorare molto di più, però ci dovremmo chiedere cosa vogliono i teen. Proprio questa è la fascia di pubblico a cui è indirizzata, ma non riesce mai a soddisfarla pienamente, gli ascolti non sono andati malissimo, ma non si parla di successo, tanto che il rinnovo ancora non è così scontato.