Annalise Keating torna sullo schermo. E con lei ritornano i misteri, i colpi di scena, i casi lavorativi, i dilemmi etici e soprattutto i tanti dubbi che attanagliano le vicende dell’avvocato – insegnante di diritto penale e dei suoi Keating Five, ovvero i cinque migliori studenti del corso che lavorano nel suo studio legale. Dopo una prima stagione molto coinvolgente e carica di suspense narrativa e momenti topic anche la seconda stagione del thriller giudiziario “How to get away with murder” (conclusa da poco in America) non ha deluso le aspettative. Anzi.
Puntata dopo puntata è andata sempre più in crescendo. Così come lo sono stati i colpi di scena, i dubbi, i misteri. La serie ideata e scritta da Peter Nowalk e prodotta da Shonda Rhimes (in onda sul canale Abc il giovedì sera dopo Grey’s Anatomy e Scandal), in Italia è conosciuta con il nome “Le regole del delitto perfetto” e le puntante sono in corso sul canale Fox di Sky. Anche nella seconda stagione il fulcro della storia ruota attorno alle peripezie del legale – docente Annalise Keating, interpretato magistralmente da Viola Davis, e dagli studenti – aspiranti avvocati: Wes Gibbins(Alfred En och); Connor Walsh (Jak Falahee); Laurel Castillo (Karla Souza); Michaela Pratt (Aja Naomi King) e Asher Millston (Matt McGorry). Con loro nello studio anche gli assistenti di Annalise Frank Delfino (Charlie Weber) e Bonni Winterbottom (Liza Weil). Nlla prima stagione il filo conduttore era legato all’omicidio della studentessa Lila Stangard, coinvolta in una relazione con il marito di Annalise, Sam Keating (Tom Verenica) con quest’ultimo ucciso nelle modalità che tutti sappiamo, che ha fatto da sfondo al susseguirsi della storia e alla ripercussioni delle proprie azioni su tutti i protagonisti.
Con la seconda stagione lo scenario cambia. E lo studio di Annalise si trova a difendere due fratelli Hapstall, Caleb e Catherine, accusati dell’omicidio dei genitori adottivi. E proprio la casa degli Hapstall sarà l’ambientazione ideale per mettere in risalto i momenti clou della seconda stagione. Nei quindici episodi non mancano i colpi di scena, i momenti di tensione: ogni puntata si conclude con un piccolo pezzetto di un puzzle che potrebbe dire tutto e il contrario di tutto. Perché quando si assiste alla visione di una serie come “Le regole del delitto perfetto” bisogna tenere sempre presente che la prima ipotesi non è mai quella corretta. Anzi. C’è sempre una ragione, un motivo per scavare più a fondo e non fermarsi mai alla soluzione che appare la più semplice. Perché il passato è difficile da cancellare, ritorna crudele in tutte le sue forme e ha delle ripercussioni su tutto e tutti. E se è il passato non può essere dimenticato, il presente è costellato di misteri, intrighi, dubbi. Le prime quattordici puntate proseguono ad un ritmo incalzante: con l’alternarsi di flashback, attimi forti e colpi di teatro. Ma è la quindicesima puntata, almeno nei primi trenta minuti, a cambiare il ritmo della narrazione della serie. E a far esaltare la quiete, in questo caso, prima della tempesta finale. Ed emerge un nuovo elemento psicologico che non va sottovalutato: il senso di colpa. È ancora una volta Annalise Keating ad alternare i suoi momenti di durezza, forza incontrastata a quella di una donna che sotto la corazza nasconde la sua fragilità e la sofferenza portandosi dietro le cicatrici di un passato che ha segnato la sua vita e che nemmeno il tempo può riuscire a scalfire. Tutto viene reso più facile e credibile se dall’altra parte della camera c’è un’attrice come Viola Davis, che puntata dopo puntata, riesce a migliorarsi sempre di più regalando delle performance davvero uniche. Non è un caso, infatti, che proprio Viola Davis per la sua interpretazione in “Le regole del delitto perfetto” abbia vinto sia l’Emmy 2015 (prima donna afroamericana nel ruolo di attrice protagonista e molti la ricorderanno per il discorso sul tema delle opportunità tra donne bianche e nere che ha fatto emozionare e riflettere Hollywood e l’America e ben due Screen Actors Guild Awards). Alla performance straordinaria di Viola Davis fanno da contraltare le evoluzioni di due altri due personaggi chiave Wes (Alfred Enoch) e Laurel (Karla Souza) che da metà stagione in poi iniziano a crescere e mettere in risalto il loro giovane talento. Fa piacere trovare anche nel cast della seconda stagione Famke Janssen nel ruolo di Eve Rothlow, una ex amore di Annalise, che avrà un ruolo di non poco conto nel passato di Annalise. E piace ritrovare la straordinaria Cicely Tyson (nel ruolo della mamma di Annalise) che, dopo la sua apparizione nella prima stagione, torna nella 2×15 e assieme a Viola Davis scrive una pagina molto intensa, emozionante e estremamente coinvolgente della stagione. Con il finale di stagione si chiude il cerchio attorno ai misteri che hanno preso il via dal Pilot iniziale. Ma se molti dubbi e segreti vengono svelati, altri sono pronti ad esplodere e spuntare all’orizzonte. E il cliffhanger con cui si chiude la puntata finale dimostra che i colpi di scena non sono i finiti. Anzi. L’appuntamento è per la terza stagione.
P.S. Con questo post inizia la sua collaborazione a questo sito l’amico e giornalista Brunetto Apicella.