Erri De Luca è stato assolto dall’accusa di istigazione al sabotaggio. E’ successo oggi durante l’udienza presso il tribunale di Torino. La notizia fa piacere, a me e credo a molte altre persone. Non perché io o altri la pensiamo come Erri De Luca, ma perché la vicenda ha il sapore della trappola: prendere le dichiarazioni di un’intervista e poi accusare penalmente un uomo per le sue convinzioni.Capisco che le questioni sulla libertà di opinione, che è il sale della democrazia di cui tanto si parla, siano forse poco importanti, però è su questo che si basa la libertà: la dialettica e il libero scambio delle opinioni.
La vicenda dello scrittore napoletano mi ha ricordato quella di Larry Flint, l’editore di Penthouse, la cui vicenda fu ben raccontata da Milos Forman nel film The People VS Larry Flint. So bene che paragono uno scrittore impegnato a un pornografo, ma è una questione di opinione e di principio, quello stesso che gli USA sanciscono col Primo Emendamento e noi, italiani, con l’Art. 21 della nostra Costituzione.
Woody Harrelson nel film a un certo punto dice:
un maiale agli stessi diritti di un presidente!
E’ vero e oggi è ancora più vero, perché stiamo vivendo un ritorno di repressione e censura, tanto che il neo-sindaco di Venezia ha obbligato a togliere dalle biblioteche comunali alcuni testi per bambini che parlavano di disabilità, diversità e omosessualità, perché i piccoli sarebbero stati traumatizzati. Fondamentalmente credo che i traumi siano ben altri e gli elementi pericolosi del nostro mondo non siano questi, anzi credo che i bambini debbano vivere in un contesto di profonda diversità per capire quando questa possa arricchire tutto noi. Viviamo in un paese con una profonda e preoccupante deriva, non autoritaria, ma peggio: la deriva dell’ignoranza. La cultura, non parlo dei titoli di studio, ma quella che viene dal confronto. Confronto che può diventare anche scontro, ma lo scontro deve essere a volte non solo accettato, ma anche praticato, solo così possiamo arrivare a soluzioni. Qualunque sia la nostra opinione sulla Tav e sulla faccenda De Luca se non accettiamo la diversità noi non troveremo mai una soluzione ai problemi.
La Crisi è un film di Coline Serrau del 1992 divertente e intelligente. Racconta di un uomo borghese che viene lasciato lasciato dalla moglie e si ritrova in giro per Parigi con Michou, un uomo delle periferie che si dichiara razzista, come potete vedere nella clip. Non lo è, perché i suoi migliori amici sono arabi, francesi e africani, ma quel dire sono razzista è una difesa. La sua Saint Denis è come Roma est o altre periferiche di tutte le città del mondo. E’ la storia dell’appartenenza, la maledetta appartenenza.
Eppure non è proprio così. Dove vivo io, a poche centinaia di metri, prima c’erano uffici della Regione Lazio che sono stati lasciati. Il palazzo è stato occupato, ci vivono molte etnie, insomma un giro del mondo. Dietro il palazzo c’è un grande albergo a quattro stelle. Nel palazzo non ci sono mai stati problemi. Un giorno un vicino mi ha detto che quelli dell’albergo sono andati a parlare con gli occupanti e c’è stato una sorta di patto. Risultato: zero problemi. Quindi il confronto è possibile e il confronto c’è stato. Due presenze sul territorio che si sono parlate, magari qualcuno di loro si occupa dell’albergo, che fa parte di una catena internazionale, non me ne meraviglierei. Eppure io vivo in quella che era La Grande Bellezza e che ora è Suburra. Vivo vicino alla Regina Viarum, a Shangai, a dove si riunivano le primissime comunità cristiane e dove prima ancora facevano sacrifici in onore degli dei. Se penso a chi sono non ho paura della diversità, ci sono nato e spero che i miei nipoti ci crescano nel mezzo.