Stamattina, mentre prendevo il caffè, rileggevo i giornali di ieri, è una pratica che fanno in molto. Capita sempre di dare attenzione a qualcosa che è sfuggito. Su una pagina di Repubblica, che raccontava di una strana faccenda fra Vaticano e Mps, c'era una trafiletto che raccontava di come il premio nobel per la pace nel 1980, Adolfo Esquivel, sia stato ricevuto dal Papa. Ora Esquivel, come ho già detto precedentemente, aveva difeso Bergoglio dalle accuse di essere un collaborazionista del feroce regime dittatoriale di Videla. Ma c'è di più.
Viene data la notizia che l'accusatore numero 1, Horacio Verbitski,l'uomo che aveva detto "Ho le prove!", ha fatto marcia indietro. Sul quotidiano argentino Pagina 12, Verbitski ha scritto che viste le dichiarazioni del gesuita Francisco Jalics, arrestato e imprigionato dai militari di Videla, che scagionano il nuovo papa, non esistono evidenze di responsabilità del papa nella vicenda. Nell'articolo di Verbitski viene ricostruita la vicenda di Jalics con nuovi particolari. Bergoglio era stato accusato, in maniera accalorata, di essere il mandante dell'arresto di Jalics e del suo compagno.
Ma le famose prove? Sono scomparse? O forse si tratta di altro. Forse, visto l'incontro fra la presidentessa argentina Kirchner, durante l'inizio del ministero petrino, in cui lei stessa ha chiesto al papa un ruolo di mediazione per la questione delle Falklands/Malvinas, le cose sono cambiate.
Restavano le madri di Plaza de Mayo, ma dopo la grande folla che ha assistito sui maxischermi alla messa iniziale del nuovo papa, non sono arrivate altre repliche o dichiarazione. Come non sono arrivate dai grandi accusatori sui social network.
L'articolo è a pag. 21 di Repubblica del 22 Marzo.