Mi chiedo una cosa. Mi chiedo non si se possa essere ancora essere seri in Italia, ma se abbia ancora un senso esserlo. La vicenda di #batman e #polverini è solo un altro capitolo, ce ne sarà un'altra domani e questo sarà dimenticato, come pare dimenticato lo scandalo sanità in Lombardia dove tutto il gabinetto di Formigoni è indagato. Ci si diverte coi meme e gli hashtag, esilaranti per carità, però si è arrivati a persone che passano giornate intere ad inventarli, a giornali che pubblicano ogni giorno bollettini su Twitter, alla definizione idiota de il popolo di Twitter, che ha sostituito quella altrettanto idiota de Il popolo della rete. Twitter si sta trasformando in un repository dell'odio e delle frustrazioni quotidiane, l'unione fra reality e talent, dove tutti sperano nei 140 caratteri di celebrità.
Non è serio pubblicare un'intervista di Silvio Berlusconi sull'ennesima rivoluzione dell'informazione digitale, non è serio neanche avere certi ex-ministri, onorevoli o personaggi, che sembrano oramai trombati persino dai talk show, nella propria blogger list – il manifesto tremontiano è sconcertante, ma non esilarante.
Quella è un operazione politica, perchè c'era già il Fatto, piaccia o non piaccia, ma la struttura grafica è quasi identica e ci sono anche i boxini morbosi, che ricordano altri giornali online.
Certo m'immagino la solita battuta "è fattela na risata", io me ne faccio tantissime, ma cerco anche di affrontare le cose, senza per questo cercare di essere visibile a tutti i costi, perchè bisogno sempre ricordare, soprattutti ad alcuni colleghi, che la sovraesposizione stanca e che dopo diventi tu l'oggetto degli hashtag.
Quindi che si fa. Magari si riflette un attimo, giusto un attimo, perchè fra un pò scappa un hashtag e un premio.