Vikings: il ritorno di Ragnar

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Chi segue questo blog, specialmente il nostro canale Facebook (basta un like per abbonarsi) sempre pieno di notizie, sa che qui abbiamo un debole per alcune serie tv. Vikings è una di queste.
Mentre abbiamo completato la visione di Daredevil 2 e ci prepariamo a dei post sulla costruzione delle nuove serie del Marvel Cinematic Universe, non potevamo trascurare il nostro eroe vichingo Ragnar Lothbrok. La serie prodotta dal canale di documentari History Channel sarà lunga, venti episodi, divisi in due parti, la prima è iniziata questo febbraio, mentre la seconda sarà programmata verso la fine dell’anno. Fra l’altro History per Vikings ha sempre fatto una programmazione mirata: la serie insieme a molti documentari, che testimoniano come ci sia certa documentazione storica. Questa stagione è naturalmente più complicata delle altre. Come sempre.

Adesso il teatro è molto più vasto e la famiglia Lothbrok si è divisa. A parte Kattegat, luogo di origine di Ragnar, dove è tornato ferito – quasi morto – adesso ci sono i norvegesi che calano come “falsi” amici per partecipare alle nuove razzie su Parigi, c’è la stessa Frankia, dove Rollo, antenato reale di Guglielmo il conquistatore, è rimasto come Duca, ha sposato la figlia dell’imperatore, che alla fine ha sedotto e conquistato, e c’è la Gran Bretagna, con l’intreccio fra il Wessex, la Northumbria e la Mercia. Avevo avvisato sul moltiplicarsi dei teatri di guerra e anche dei personaggi, visto che Lagertha torna a Hedeby, dove con una certa intelligenza riesce a sventare una congiura contro di lei. Un personaggio che si avvia alla fine della sua crescita è Bjorn Fianco di Ferro, figlia del matrimonio fra Ragnar e Lagertha, che s’inoltra nel profondo nord in solitario e riesce ad uccidere un orso e sopravvivere all’agguato di un feroce guerriero norreno. Mi fermo qui con le notizie, anche se sono tanti gli eventi, veramente tanti e visto il prosieguo delle puntate ce ne saranno ancora tanti.

Girato ancora fra l’Irlanda e il Canada, le puntate hanno anche un sapore più oscuro, soprattutto con la vicenda di Floki e Ragnar, vista la loro amicizia fortemente incrinata, fra l’altro c’è in un sogno l’apparizione di Athelstan, l’amico monaco di Ragnar, che assume un dettaglio sempre più cristologico. C’è una certa chiave anticristiana nelle primi puntate, come se il tema fosse persistente, non sappiamo se per accompagnare l’attualità o se davvero storicamente è aumentato in quel periodo il sentimento antireligioso fra i vari credo. Trovo la regia migliorata, ma si era vista nella terza stagione, adesso bisogna anche giostrare più storie e personaggi, ma pare che il team abbia le idee chiare.