TikTok, Berlusconi, Barbieri e George Orwell: antropologia del nuovo social

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tiktokDiventa sempre più difficile. No. Diventa sempre più COMPLESSO. Questo è il lemma che intendo usare, il più corretto quando si tratta di argomentare e discutere di mondo, nello specifico di mondo digitale e social. Senza nostalgia, che, come ho detto precedentemente, è una prigione. Come l’identità. La complessità aumenta sempre più velocemente, e con lei tantissimi tentativi di semplificazione per una ultra-banalizzazione. Pensiamo alla parola influencer! La complessità aumenta perché aumentano soggetti ed oggi. E La complessità fa paura. Oggi proviamo a dire qualcosa di TikTok, il social network cinese, che in questo momento è quello su cui le forze politiche italiane stanno rivolgendo la massima attenzione in vista delle elezioni di fine settembre. E non pensate che puntino soltanto ai più giovani! Errore grave, visto che si tratta di un social con caratteristiche molto particolari, trasversali riguardo l’età. definito la nuova “dipendenza” dei giovani. E non solo. Ci sono anche i boomer oltre la generazione Z, come Bruno Barbieri, il cuoco star tv, ma soprattutto gli appena sbarcati Silvio Berlusconi, Renzi, professori e tantissimi altri. Parafrasando il guru della fantascienza Turtledove, siamo alla COLONIZZAZIONE FASE 2 si Tik Tok. Stavo finendo di correggere le bozze del pezzo quando è arrivata la notizia del primo video di Berlusconi sul suo account TikTok.
Prima facevo riflessioni. Adesso predizioni. Battute a parte vediamo di dare qualche spunto per questo social oggi fondamentale per le dinamiche della comunicazione


tiktokL’Antropologia della Comunicazione di TikTok è difficile da raccontare, sia per la sua natura, il funzionamento del suo algoritmo e di conseguenze le community che si sono venute a creare con il suo uso. In questo momento il suo successo è inarrestabile specialmente per la forza del suo algoritmo. Nella guerra fra USA e CINA, a parte gli sbiaditissimi motivi ideologici, ci sono dei motivi fortemente economici e commerciali. Fra questi la questione Google, la questione Huawei e la questione TikTok. Mi riesce difficile leggere il nome del “grande timoniere Mao”, né quello di un presidente difensore delle libertà come Lincoln od Obama – magari più Reagan e Trump.
Il cardine di TikTok è l’Intrattenimento. Non vuol dire che non ci sia interazione fra utenti, o che gli altri social siano noiosi, ma qui le cose sono diverse. Tik Tok è una raccolta di video della durata minima di 15 secondi e massima di ben 10 minuti (il limite è stata allungato da poco). Ci sono hashtag, tag, commenti, like. Solita solfa? Non proprio. Qui anche chi ha un basso numero di follower può diventare virale. Questo rivede anche tutto il concetto di influencer, che secondo i media mainstream è basato sulla quantità e non sull’argomento – d’altronde ad alcuni interessa riempire i cast di talent e reality. Tik Tok non è una semplice piattaforma per la riproduzione di video, n0on è YouTube, Vimeo, e soprattutto Instagram, che si sta suicidando – parlano – cercando di essere un clone di TikTok piuttosto che un’alternativa. Questa è finestra dalla quale sbirciare senza sapere bene cosa sta succedendo, ma da cui vedere che tutto va di fretta e che potremmo rimanerne intrappolati e attirati quasi all’istante. I video si riproducono in modo automatico, senza tiktokpremere click. Non c’è tempo per altro se non per guardare, perché il suo layout è strategico e orientato a vedere un video dopo l’altro. Non c’è una homepage statica come Facebook: una volta attivato il profilo in questo social, la riproduzione di video è automatica, senza sosta. L’enorme differenza rispetto alla tv e ai media mainstream, alcune pratiche social comprese, è la quasi totale assenza del palinsesto (dico “quasi” perché posso “scorrere” in avanti e mettere delle preferenze). Senza sapere come, dunque, assistiamo ad una parata infinita e senza categorizzazione di balli, pose, allenamenti, scherzi, cuccioli, persone che cantano, tutorial, scene tratte da film, medici, professori, ecc. Tik Tok è tutto questo e molto altro ancora, le possibilità sono immense e dipende tutto dall’originalità del singolo utente. La creatività è forte, grazie al suo funzionamento, come il suo semplice editor. Il costo qual è?

Se l’unico interesse della popolazione – non solo dei più giovani – è ottenere follower e like, la cosa riguarda il modello sociale. I giovani, ma anche gli under 40, tendono ad abusare di Tik Tok, perché basano la loro autostima e la loro identità sul successo ottenuto su questo social. Questo perché “oggi” – un presente che indica gli ultimi 15 anni – i social sono lo strumento che sostituisce l’interazione, sia intrattenimento che politico. TikTok è un’abile strategia di intelligenza artificiale per creare dipendenza, il mio non è un giudizio morale. Non prendiamo “Dipendenza” come una parola da dittatura o distopia ma anche come qualcosa che monopolizza tempo ed attenzione.

tiktokQualsiasi tecnologia, applicazione, programma o palcoscenico virtuale offre straordinari benefici e anche pericolosi svantaggi. Noi è la tecnologia siamo un binomio e non possiamo “semplificare”.
L’utente è come ipnotizzato dal reel continuo dei video e non riesce a fermarsi. E l’orologio scorre. Una persona può iniziare guardando la cover del suo artista preferito per poi guardare un gatto che balla, un professore che spiega un esperimento di chimica, uno spot politico, due gemelle che ballano. Questo spiega perché TikTok è il grande vincitore, così grande che ha proclamato il suicidio di Instagram. Il flusso di TikTok ridefinisce il corpo ed i corpi, quello che vede, cioè il nostro, e quelli che vediamo. Inoltre, ha delle forme di interazione, certamente da discutere in maniera approfondita, come i challenge. Tik Tok introduce delle linee di riflessioni nuove ed importanti sulla liquidità di Baumann – non quelle solite – ma anche sul concetto di BIpensiero, presente in quell’oscuro e magnifico capolavoro che è 1984 di Orwell.

Dice Nietzsche: “Ma Eraclito avrà eternamente ragione di affermare che l’essere è una vuota finzione. Il mondo «apparente» è l’unico mondo; il «mondo vero» è solo un’aggiunta menzognera.”

Nel suo significato essenziale il BIpensiero riguarda un meccanismo di manipolazione attraverso il quale le persone arrivano a formulare contemporaneamente due pensieri contraddittori senza rendersene conto.

tiktokMolti artisti hanno ripreso il concetto di BIpensiero, non come un dispositivo volto alla manipolazione, bensì come risorsa creativa. In termini politici il BIpensiero può indurre a pensare in termini assurdi, così come con la poesia, ma le conseguenze e le intenzioni sono diverse. Il concetto di BIpensiero è un’arma per controllare o per far sognare, rompendo con i limiti imposti dalla logica. Si potrebbe anche dire che è uno strumento del totalitarismo o un percorso liberatorio. Per questo non è facile essere su TikTok come protagonista.

Condannare o esaltare Tik Tok è facilissimo, tipico di una società senza modello, cioè noi, che preferisce creare nemici piuttosto che provare a capire.  Quello che dovremmo cercare di fare è evitare di scegliere l’ovvio – lo so che non è facile – e soprattutto l’odio. La complessità è il vero grande nemico di chi odia la contemporaneità e dice che qui è tutto “un magna magna” – scusate il romanismo della mia terra. I social sono composti dal rapporto di uomini, algoritmi ed intelligenze artificiali. In tutto questo non c’è il mondo, ma infinite possibilità di migliaia di mondi. Siamo sempre gli algoritmi delle nostre scelte.