Già rinnovato per una nuova stagione solo dopo i dati della seconda puntata dicono le notizie ufficiali, ma sappiamo bene che un progetto del genere doveva prevedere quasi sicuramente almeno una seconda stagione, The Last of Us si va ad aggiungere nella sempre più lunga lista degli adattamenti dal mondo dei videogame. Che significa? Significa che siamo lontanissimi ere geologiche dai tempi di Space Invaders e Zaxxon, ma anche dagli oggetti come Candy Crush e passatempi da mobile. I videogame sono da tempo esempio di universo narrativo “forte”, specie da quando esistono dei dispositivi hardware, le consolle come Playstation ed Xbox, atte solo a quella funzione. Se prima il videogioco era uno degli anelli finale della catena delle versioni di adattamento di un contenuto, adesso può esserne il capostipite. Come in questo caso. Con The Last of Us, in onda su Sky, ci troviamo di fronte ad un oggetto molto particolare, nuovo e vecchio, innovativo e stabile, allo stesso tempo.
Torniamo all’oggi, soprattutto a The Last of US, che nella sua prima puntata ha una struttura narrativa molto particolare: Spiegone, Azione-Casus Belli, Setting-Casus Belli – Partenza del Viaggio Narrativo. Lo so che magari sembrano soltanto elucubrazioni mentali di chi si occupa di narrazione e sceneggiatura però è la prima volta che sin dall’inizio sappiamo perché quelli che chiamiamo volgarmente e per comodità zombi sono effettivamente zombi!
Cosa succederebbe se, per esempio, il mondo diventasse più caldo e i funghi avessero la necessità di evolvere per sopravvivere a condizioni climatiche mutate, diventando capaci di proliferare anche nel corpo umano, raggiungere il cervello, prendere il controllo di milioni persone in una furia pandemica senza precedenti? Quello che succederebbe, molto banalmente, è che perderemmo. Più o meno con queste parole un sorprendente John Hannah introduce al pubblico il Cordyceps, in un talk show di argomento scientifico degli anni ’60 dove gli ospiti fumavano in studio, come una minaccia remota, eppure plausibile, futuribile. Salto temporale nel 2003 dove vediamo un reduce di Desert Storm condurre la sua vita tirando su una famiglia e facendo lavori di edilizia insieme al fratello. Boom. Sconvolgimento che porta all’invasione di zombie e non diremo altro per non essere sacrificati sull’altare dello spoiler. Salto temporale e siamo all’oggi, nel 2023, dove troviamo lo stesso in una Boston gestita da una forza militare che brucia corpi di infetti. C’è una sorta di stato militare che governa queste città di sopravvissuti e c’è una ribellione che vuole ristabilire un minimo di democrazia. L’infezione avanza ma c’è una speranza ed è proprio per questa speranza che parte il viaggio narrativo. In tutto questo agiscono tre attori che a nominarli insieme mettono i brividi a chi ama le serie tv, Pedro Pascal cioè The Mandalorian ed anche uno dei Martell di GOT, Anna Torv, attrice australiana che è stata l’agente Olivia Dunham su Fringe di J.J Abhrams e l’ancora giovanissima Bella Ramsey, cioè Lyanna Mormont, uno dei personaggi più inquietanti di GOT. Un tris d’assi che davvero promette bene per un adattamento
VIDEOGAME DA GUARDARE
Una volta il circuito produttivo era libro-film-serie tv- videogioco. Il mondo cambia ed i linguaggi ancora più velocemente. Halo, ora una serie tv su Paramount+, era un videogame realizzato per la nascente Microsoft Xbox. Su Netflix c’è The Witcher, che ora ha anche uno spinoff, tutti un successo da videogame e dai libri di Andrzej Sapkowski. Ne aspettiamo altri molto interessanti e anche famosi. Lara Croft dopo i film interpretati da Angelina Jolie sarà una serie per Netflix con la protagonista interpretata da Agent Carter, proprio Haley Atwell che viene dall’MCU. Titolo che si annuncia molto interessante, sempre Netflix. è Far Cry che avrà come protagonista oramai un veterano come Giancarlo Esposito. Anche la saga retrofuturistica di Fallout diventerà una serie tv, su Prime Video. Ci stanno lavorando Lisa Joy e Jonathan Nolan, il duo dietro Westworld.