Stranger: Coreano, non è Stranger Things!

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Stranger

Non è stato facile neanche trovare l’immagine giusto per Stranger, serie tv sud coreana trasmessa da Netflix in questo scorcio d’estate. Un’immagine che non fosse legata a un’altra serie Netflix, cioè Stranger Things, ovvero la rivisitazione dei Goonies nel 21esimo secolo, mentre STRANGER è una legal drama made in Korea, tranquilli, Corea del Sud, quindi non arriveranno missili nucleari. Tra l’altro la corea del sud negli ultimi 20 anni ha dato prova di grande vitalità, realizzando un prodotto dalla trama complessa, ben strutturato, ben scritto, ben recitato della durata di 16 puntate. La cosa che sconvolge è quanto sia simile alle vicende italiane.

Questo è un trailer lungo, che riassume alcuni temi e delle vicende della serie, fondamentalmente abbiamo omicidi, corruzione ad alti livelli, criminalità, insieme a belle scene d’azione. Siamo a Seoul, un po’ più di 1o milioni di abitanti solo nella sua area urbana, la città è divisa in quattro procure secondo i punti cardinali. Tutto parte da un omicidio, quello di un signore, il colpevole sembra essere il tecnico venuto per riparare la tv. Chi ha un minimo di dimestichezza con le trame in generale sa che naturalmente non può essere vero, la prima ipotesi è sempre falsa, ma mette in moto una serie di eventi che serve a conoscere i personaggi e anche le vicende più nel particolare. Una storia di potere che entra nella procura e coinvolge parecchi magistrati e notabili, compresi personaggi in vista di una multinazionale e le assonanze col nostro paese ci sono anche per una certa pratica di raccomandazioni familiari tipiche della Corea. La storia, meglio dire le storie, sono un buon susseguirsi di sangue e colpi di scena, anche con degli accenti da soap che non stonano, anzi danno una dimensione diversa alla serie.

Uno dei punti di forza di Bimilui Soop, questo è il titolo originale, è il bilanciamento dei toni, maggiormente, nero, giallo e rosa. I protagonisti sono Jo Seung-woo che interpreta il procuratore Shi-mok, da bambino ha subito un importante intervento al cervello, e Doona Bae, l’attrice che ha interpretato la ragazza coreana su Sense 8. Il cast è buono e scopriremo come in estremo oriente le cose siano diverse da come le possiamo immaginare, soprattutto nelle metropoli, sono poche le città europee così densamente abitate.
La splendida ragazza che vedete qui accanto è un’attrice, ma è anche un ex campionessa di ping-pong ed è anche l’autrice della serie, compresi i copioni di tutte le sedici puntate. Si chiama Lee So-yeon.
E’ impressionante vedere che queste attrici coreane non siano solo brave, ma anche molto belle. Una delle copratogoniste è Hye-Sun Shin, è interpretato un bellissimo personaggio, anche con delle note malinconiche notevoli, si tratta di Young Eun-soo, anche lei procuratrice, ma soprattutto figlia di un ex ministro che in passato subì un ingiusta accusa per corruzione, che pose fine alla sua carriera politica.

Dopo tutto questo non ci resta che consigliarvi questa serie, è ben fatta, godibile, sottotitolata e anche avvincente. Siamo convinti che alcuni non avranno neanche la voglia di guardare la prima puntata di Stranger, è un errore, visto quanto il cinema coreano ha dato sui generi negli ultimi anni. A me non resta che consigliarvela, sperando che Netflix abbia ancora voglia di portarci queste interessanti  visioni lontane piuttosto che fiere del banale come i suoi Difensori.

NB: i nomi completi coreani si scrivono con il cognome davanti e il nome dopo.