Sense8, l’esperimento globalista di Netflix

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Netflix ha annunciato il suo arrivo in Italia. Era ora. Solo che la cosa ha delle implicazioni, anche problematiche. La media della banda larga (poco larga) del nostro paese sosterrà l’emissione delle sue fiction? E’ ancora un mistero se si escludono i beneficiari della fiction. Certo potrebbe stimolare la concorrenza e anche gli altri produttori. Soprattutto visti gli ultimi prodotti. Non ha rinunciato a sperimentare, come con Sense8, che potremmo definire serie globalista, o serie di sharing da millepiani. Cerco di farmi capire meglio.

i fratelli WachowskiCi vuole coraggio ad affidare una buona quota di soldi ai fratelli Wachowski, perché dopo il successo di Matrix non si sono ripetuti. Anzi. Già il secondo e il terzo della trilogia del cult di fantascienza, che resta però una pietra miliare, stentavano; Speed Racer deve essere ancora digerito, poi Cloud Atlas, realizzato con Tom Tikwer, e l’insignificante/bruttino Jupiter Ascending. Tutto in realtà qui parte da Cloud Atlas.

Ho inserito il trailer esteso perché rende bene la complessità del film, forse anche troppo per un singolo prodotto e nonostante i 173 minuti di durata non si può dire che sia riuscito. Eppure è molto affascinante. Questo girovagare di storie nel mezzo del tempo è narrativo e filosofico, mentre per Sense8 si è cercato qualcosa che avesse una connessione più sullo spazio e sulla fantascienza, tramite la connessione limbica. Non è facile darne una spiegazione chiara, vediamo se riesco a darne un esempio tratto dalla quarta puntata della serie.

Una canzone, un inno pop anni 90, cantato da 8 personaggi, in otto città diverse. Non sono vicini, ma si sentono, si percepiscono, si vedono e si toccano. I loro corpi e le loro menti sono tutti connessi.

Io ho visto i primi 5 episodi della serie. Complessa sicuramente, ma scritta bene, visto che oltre ai Wachowski, c’è anche Joseph Michael Straczynski, un geniaccio del pop fra animazione, fumetti e tv, tanto da essere nel gruppo che creò i Masters of the Universe. La serie è da guardare, anche se all’interno di ogni puntata ci sono dei momenti di pausa, ma risale sempre dando la spinta all’attenzione. Ci sono due personaggi dagli Stati Uniti, uno è un transgender, così torniamo al discorso su Transparent, l’altro un poliziotto di Chicago. C’è Van Damm, l’autista di un matatu che gira per Nairobi e viene da Kibera, il più grande slum della capitale del Kenya. In Europa c’è una dj islandese che vive a Londra, molto cool, è uno scassinatore tedesco d’origine russa che piscia sulla tomba del padre. Sun è la figlia di un industriale coreano, eccellente kickboxer, interpretata da Bae Doona, che era nel cast di Cloud Atlas. C’è Lito, attore sex symbol di Città del Messico, che nasconde la sua omosessualità e vive col suo uomo ed un’amica con cui ora condividono anche il letto. Ultima è Kala, indiana che lavora in un’industria farmaceutica e sposare l’erede di questa industria. Sono tutti incrociati fra loro. Qualcuno li vuole morti per vivisezionarli e studiarli.

Netflix la manderà in onda sulla sua piattaforma italiana da ottobre. Non avrà House of Cards e altri titoli che sono nel bouquet sky e mediaset premium, però ha molte frecce al suo arco. Sense8 è una di queste e può centrare il bersaglio.