Se c’è una crisi è colpa della TV. Vero Franceschini?

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Sembra sempre questa nella foto l’espressione classica di Dario Franceschini, ex segretario del Partito Democratico, e ora capo del MIBAC, Ministero per i beni e le attività culturali. Ricordo che quando vidi la lista dei ministri del governo Renzi ho sentito, come punto da un’ape assassina, un pensiero in testa: Franceschini è l’uomo sbagliato al posto sbagliato. Da quando ha assunto l’incarico il massimo delle sue dichiarazioni sono state sull’importanza del ruolo, sul recupero del paesaggio e del patrimonio e poco altro. Ha rimediato ieri, mentre era in visita al Salone del Libro di Torino. Era meglio continuare nel silenzio o con le formule di rito.
“Avete fatto un danno alla lettura, avete il dovere morale di risarcire…Fate più spot sulla lettura e usiamo i personaggi della fiction: non leggono mai, mettetegli un libro in mano”
Questo era un invito alle televisioni italiane, ree, secondo il ministro di aver danneggiato i libri, la lettura, l’editoria, l’industria culturale e quant’altro. Non capisco perché non abbia accusato le tv anche per la debolezza dell’euro, la crisi in Ucraina, il riscaldamento globale, la crisi di Suez e l’estinzione dei dinosauri. Quest’anno non andrò a Torino, questioni personale dopo tre anni continui, ma francamente non me ne pento se questo è il livello del dibattito! Quanto può essere vecchia questa dichiarazione, basata ancora sulla cultura elitaria e sulla preminenza del libro nel panorama culturale generale? Tanto, anzi di più. Ma non finisce mica qui, perché il ministro ricorda come nella fiction i personaggi facciano di tutto tranne che tenere in mano un libro e che i modelli televisivi sono importanti, apposta è vietato fumare, ricordando un approccio da Bullet Theory di Lasswell, degli venti-trenta, che oltre settant’anni di studi hanno superato. Visto il livello di alcuni colleghi di partito forse è il massimo della modernità che possiamo aspettarci. Davvero pensiamo che basti qualche spot ad aumentare il numero dei libri comprati e non solo letti nel paese? Capisco che se t’invitano devi dire qualcosa, ma prepararsi non era meglio?

Anche Corrado Augias ha dato ragione al ministro e non c’è da stupirsi né da dargliene una colpa, col massimo rispetto, però il buon Corrado è il rappresentante di una cultura passata, di qualcosa che non attira i giovani, che sono la croce e la delizia dell’industria.
Io non sopporto che ancora ci sia la considerazione che un libro è meglio di altro. Valzer con Bashir è uno dei migliori film che racconta Sabra e Shatila ed è un cartone animato. Posso citare film, serie tv, videogames che sia per coinvolgimento, che per qualità, superano di gran lunga il livello medio dell’editoria, però il libro è il libro. Tutto questo crea sempre più distanza, soprattutto dalle soluzioni che si potrebbero trovare per il mercato dell’editoria. Ci sarebbe da farsi qualche domanda anche sugli altri settori della produzione culturale, ma adesso al massimo si parla di Pompei, i cui primi soldi vengono dall’Unione Europea, dopo la visita della Merkel, ma il tema anti-tedesco è roba da campagna elettorale pecoreccia.

Sembra anche inutile dover ripercorrere certi temi, eppure sono i sintomi di una mancata maturazione di riflessioni sulla comunicazione oggi, che sono partite dagli anni settanta, non da ieri. Invece siamo ancora prigionieri di Berlusconi e dello strapotere delle sue televisioni, non di come siano stati disegnati certi scenari dell’immaginario. Se dei genitori erano contenti e spingevano le figlie alle cene galanti è colpa della tv e non del fatto che quello sembrava l’unico modo per realizzare i propri sogni. E che sogni abbiamo avuto negli ultimi decenni? Di questo non si deve parlare, perché il vizio è quello di eliminar l’analisi e trovare il capro espiatorio, ma la tv è un soggetto vecchio, ci sono la rete e i social, che sono stati per l’ufficialità il luogo del male.

Faccia una cosa Franceschini, raduni una serie di professionalità che analizzi il mercato della cultura, e non abbia paura di usare parole come mercato e cultura insieme, insieme a professionisti e autori, e cerchi di capire. Perché l’Iva di un e-book è più alta di quella di un libro di carta? E questa è solo la punta dell’iceberg, ma la smetta di guardare la tv come il male, io spero che magari la sera ogni tanto di veda lo show di Insinna con i pacchi per farsi due risate, oppure Gomorra, dimostrazione  che sappiamo fare grande tv, ma la smetta di portare luoghi comuni come fossero verità assolute.