RACCONTO: (N)Omnibus

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La radio sul bus mandava in onda annunci pubblicitari sull’ultime proposte di assicurazioni sanitarie tutto compreso: concepimento e resurrezione inclusa nella formula premium. Alcune promettevano anche il distanziamento medico-pazienti durante le operazioni chirurgiche grazie alla telepresenza, la tecnologia che era stata sperimentata anche durante il fallimento del secondo volo spaziale privato verso Marte. Ad uno dei viaggiatori era stato applicato uno shunt cardiaco da un robot teleguidato dalla base spaziale nella Cina meridionale. Un successo che aveva portato avanti la ricerca tecnologica in quel campo. Il primo volo privato verso Marte invece era esploso poco dopo aver superato la Luna.

Le cause non sono mai del tutto chiarite, anche se alcuni parlarono di un complotto sud-americano perché il razzo non era partito dalla Guyana. Altri dicevano invece parlavano dell’ira di qualche sotto-dio dell’Olimpo greco perché la missione era stata denominato Jupiter II. In quell’occasione però furono sperimentati i primi riti anti-maleficio in telepresenza. L’OCU, l’Organizzazione dei Culti Uniti si era detta favorevoli a provare un nuovo tipo di cerimonia per salvare il salvabile. L’operazione era stato denominata: “UCP – Uno Ce Prova”.

Il traffico sembrava scorrere abbastanza lentamente fra i veicoli biposto e monoposto, sempre più comuni dopo che la pandemia da Covid – 32 aveva avuto una nuova fiammata dovuto alla diffusione da parte dei virus-terroristi Armata Patogena. Da oltre cinque anni i componenti di questa organizzazione che avevano come obiettivo la purificazione del Sistema Solare mediante la completa cancellazione delle specie viventi avevano usato questa variante di coronavirus molto aggressivo per le loro azioni dimostrative. Avevano anche ottenuto parecchie sponsorizzazioni dei cartelli terrapiattisti e no-vax  coalizzati in una alleanza proto-vegana che vedeva nella sola respirazione l’unico sostentamento alle specie viventi. Possibile capire che i componenti non era molto numerosi e soprattutto molto giovani. Questione abbastanza scontata.

Un corteo si improvvisò all’incrocio rigonfio del traffico di autoveicoli. Alcuni uomini vestiti da antichi penitenti flagellanti erano usciti da camionette scure intonando lingue morte che ultimamente era tornate al successo grazie al remix di DJ FRUSTA, l’unico che aveva sostituito al vocoder, oramai in disuso, una loop fatto di lamentazioni che erano stati registrati da tutti i documentari sulle sofferenze e le atrocità nel mondo. C’era stata una forte sollevazione internazionale all’uso di questo materiale.
“La mia è una provocazione!” aveva dichiarato il dj mentre intascava un assegno in euro con sei zero dopo nel suo yacht in giro per il Mediterraneo. Altri epigoni stavano cercando di seguire le sue orme puntando però sull’autolesionismo. Purtroppo la censura aveva vietato i brani che contenevano questi sample e campionamenti perché lì riteneva di natura erotica. Molti ancora si chiedevano cosa intendessero loro per “natura” e anche per “erotica”.


I flagellanti furono seguiti da un ragazzo sorretto da un gruppo di uomini che lo teneva in aria. Aveva delle grandi ali fatte completamente di mascherine retaggio della prima grande ondata di Covid 19, quella del 2020. L’apertura alare era notevole ed i ballerini che lo sorreggevano lo lanciavano facendolo cadere rovinosamente per terra. Poi gridavano insieme: “Vedete che le mascherine non ci fanno volare!”
Questa scena fu ripetute alcune volte di seguito ed il ragazzo la prima volta si era alzato da solo pieno di escoriazioni. Successivamente il sangue era aumentato ed anche il resto delle ferito. Nell’ultimo volo era caduto così male che si vedeva l’omero destro talmente scomposto che sembrava bucare la carne del braccio. Le sue grida di dolore però venivano scambiate per un incitamento a continuare quel rituale.
All’improvviso da uno dei furgoncini che avevano trasportato i flagellanti furono scaricati centinaia di volumi di libri, sia in formato cartaceo che elettronico. Le persone nell’autobus sembravano ipnotizzate e senza parole nel vedere la scena. C’erano enciclopedie, libri per bambini, da Rodari ad Andersen, manuali scientifici, e capolavori della letteratura. Si vedevano anche molti fumetti di ogni genere. Il vento ne sfogliava la pagine e ad alcuni sembrava quasi di vedere che alcuni disegni avessero preso vita. Invece fu il fuoco a prendere vita. A prendere fuoco fu tutta quella carta che avvampò verso l’alto puntando il cielo. Il tramonto sembrava aver trovato una nuova fonte di luce. I manifestanti, giaculanti, petulanti, ossessivi, sanguinanti si lanciarono in una disordinata danza di osanna che non aveva indirizzo preciso.
Sul bus un uomo ed una donna piangevano nel vedere la scena.
L’autista si girò verso di loro e gli chiese il motivo di quelle lacrime mute.
“Sono un’insegnante” disse la donna con gli occhiali appannati dal respiro affannoso.
“Sono un assassino” disse l’uomo la cui bocca stava ingoiando le lacrime. “Però così è troppo facile!”

“Per voi!” esclamò dal fondo una figura incappucciata con un saio pesante da cui però si potevano vedere sputare maniche di chiffon.
“Tanto il lavoro lo dobbiamo sempre fare noi!”
Recuperò una falce molto lunga appoggiata ad una parete e poi si fece largo fra i viaggiatori. Si curò di mettersi la mascherina, poi prenotò la fermata.
L’autista la fece scendere. L’incappucciata passo in mezzo al corteo che vide i suoi membri cadere uno ad uno per terra mentre il fuoco ancora bruciava verso il cielo.