Pil, Pilu e Pelù

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Io Piero Pelù preferisco ricordarmelo con una personale immagine del 1989, anno in cui vidi i Litfiba per la prima volta dal vivo a Roma, Teatro Tenda a Strisce, mentre cantava Tex. Chissà se nelle sue orecchie sono risuonate le parole del chorus della sua canzone: “Che cazzo dici!”. Non lo dico per difendere Renzi, non sono un suo fan, io sono molto distaccato sullo “segretario fiorentino”.
Però il sig. Pelù l’ultimo disco di combat rock l’ha fatto nel 93 con Terremoto – un giudizio che è un grande complimento – poi ha cambiato genere, come lui stesso ha ammesso, perché aveva un mutuo da pagare e una figlia da mantenere. Scelte sue e non mi metto a sindacare, ma uno che poi fa un reality con la Carrà da due anni e sale sul palco del primo maggio a comiziare (non so se esista il termine ma lo prendo come licenza) stona, almeno un po’.
E’ noto come Renzi, diventato sindaco di Firenze, tolse l’incarico alla voce dei Litfiba, che non si sa se esistono ancora, di curatore di una importante rassegna rock e lui fece fuoco e fiamme. Però per questo dire che “il Renzi” è il boy scout di Gelli è un’altra cosa. Anche perché prima di lui c’era qualcuno, non da solo, che il “piano di rinascita democratica” lo stava davvero attuando. Se si vuole poi criticare il presidente del consiglio gli argomenti non mancano, anche se io preferisco osservare, soprattutto durante una campagna elettorale, dove tutti riescono a dire di tutto, su tutto e con tutti.
Ho anche sentito dire che Renzi è come Berlusconi, riguardo la comunicazione. Forse dovrebbero andare a risentire i discorsi di Obama e David Axelord, suo spin doctor, o meglio Tony Blair e Alaistair Campbell, vero cervello dell’ex premier inglese, che merita ammirazione per la sua capacità comunicativa. Quando dici così ti rispondono “ma Renzi è un populista!”. Anche gli altri, e allora? La democrazia occidentale, da qualsiasi parte la guardi ha una sua deriva populista e non è la prima volta. Mi chiedo che senso  abbia  celebrare la Festa del Lavoro, che è novecentesca, in un mondo dove questo stesso concetto è modificato in tutte le sue radici. Quando affronteremo il nesso fra come stiamo vivendo ora e quello che ci aspetta? Si festeggiano i lavoratori e non i consumatori, quando sappiamo benissimo dove poggia l’economia del mondo. Dovremmo anche riflettere che molti cantanti lavorano solo il Primo Maggio, per il famigerato “concertone”, e poi non li si sente per altri 364 giorni. Verranno a dirvi che ci sono le lobby che gli impediscono di cantare, mentre la maggior parte non usa le possibilità del digitale, oppure chiedere aiuto a Pelù che per fare qualcosa, come una piccola etichetta indipendente invece di comiziare. O forse non conviene.
Non è però tutto brutto. Ieri sono state solo due le voci fuori dal coro a Roma: Francesco Di Bella che ha ricordato la situazione dell’Angelo Mai Occupato e Brunori SAS, che ha espresso solidarietà ai giornalisti de L’ora della Calabria, che sono in occupazione.
Ho idea, però, che il resto di questa campagna sarà all’insegna di Pil, Pilu e Pelù.