Perché Maradona fa paura?

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La morte di Diego Armando Maradona ha provocato un cordoglio mondiale e non solo per gli appassionati di calcio. Maradona è stato una vera icona del nostro tempo, dentro e fuori dal campo, per il suo talento incredibile come artista del pallone ma anche per una capacità di comunicazione incredibile che ha segnato la sua vita. Eppure c’è chi ha voluto fare i classici distinguo, iniziando a dire che non era un esempio da seguire, che ok in campo ma fuori no. Ha giustamente detto l’amico Vittorio Zambardino che questa gente di Caravaggio avrebbe ricordato le osterie ed i ragazzi. Mi chiedo cosa possano dire di Pier Paolo Pasolini, l’intellettuale per eccellenza del pensiero italiano. Spesso prendono a modello di riferimento la morale cattolica, però dimenticano sempre il rapporto privilegiato che Gesù ebbe come ci ricordano i Vangeli con la prostituta Maria Maddalena e come, sempre Gesù, chiamasse “sepolcri imbiancati ” certi portatori di una pubblica morale.

Alessandro Barbero, uno storico che ormai è un vero influencer ha espresso il suo pensiero in vari servizi e che qui vi riporto nel video con il direttore de L’Espresso Damilano.

Barbero su Maradona

Credo anche io che Maradona abbia quell’incredibile fascino dell’artista maledetto, allora nelle scuole dovrebbero smettere di studiare Baudelaire perché si faceva di assenzio (e non solo)? Splendido anche il paragone di Barbero con Achille che non si può definire un eroe positivo, ma è lo stereotipo dell’eroe. Gli esempi sono tantissimi senza poi dover arrivare ai famosi “bravi ragazzi” – non quelli di Scorsese – che però spesso sono dei bluff. Le parole di Cabrini – orribili ed offensive – sul fatto che se Maradona fosse stato alla Juventus sarebbe ancora vivo fanno pensare a cosa davvero non si perdona a Maradona. Non credo sia la droga, oppure di aver stretto la mano ad esponenti del crimine organizzato. Maradona è un uomo che è venuto dal nulla col suo talento e ha vinto in una squadra del sud, fuori da quelle che sono le classiche squadre nel nord Italia, di Milano e Torino praticamente. Non solo. Maradona ha stretto la mano a Fidel Castro, indossava la maglietta di Che Guevara, non solo per moda, e ha sempre sostenuto tutti i candidati ed i movimenti politici bolivariani dell’America Latina. A me sembra che questo non gli venga perdonato: di essere diventato icona creando un suo percorso.
Del resto un’altra enorme icona pop, un vero genio artistico, come Andy Warhol, viene ancora considerato una sorta di bluff e di truffatore, quando in realtà ha compreso i meccanismi del pop nell’arte attraverso il segno seriale e ripetuto. Si entra però in un altro campo, quello dell’incapacità di riconoscimento del talento da parte di chi non lo ha e che spesso lo invidia. Brutta cosa l’invidia!
Ora viene fuori che il “cattivo” Maradona ha fatto molta beneficienza in segreto. Però Maradona non ha bisogno di essere assolto perché non è sotto processo per il suo genio ed il suo talento, cosa che invece vogliono fare chi gli rinfaccia, da morta, certe cose. Mi sembra lo stesso comportamento avvenuto con un altro sportivo, osannato prima da tutti e poi abbandonato: Marco Pantani. Purtroppo per lui questo straordinario ciclista è morto solo, mentre Maradona aveva molte persone che gli volevano bene.
Con questo non voglio dire che un genio può permettersi tutto quello che vuole, ma lasciamo ai tribunali certe questioni in vita e non ai giudizi storici! Poi se volete cercare pubblicità non fatela in questa maniera.

Tutto il mondo sta rendendo omaggio a Maradona, persino gli inglesi che hanno intitolato “Dio si è ripreso la sua mano”, testimoniando come l’argentino li umiliò a Messico ’86 segnando di mano. Nella stessa partita fece un gol dribblando praticamente tutti gli avversari, cose che nella storia hanno fatto un altro paio solamente. Questa era l’essenza stessa del genio e del personaggio Maradona.

Uno dei più belli è stato quello della leggendaria squadra di rugby della Nuova Zelanda, gli All Blacks, che prima di ogni partita recitano il loro haka, l’antica danza di guerra maori che i guerrieri facevano prima di andare in battaglia. Prima della partita del Tri Nations Nuova Zelanda – Argentina è stata deposta una maglia neozelandese numero 10 con il nome Maradona al centro del campo. Poi l’haka è stato eseguito e dedicato al calciatore scomparso. Gli All Blacksk ed il loro haka sono qualcosa di leggendaria e la cosa è davvero emozionante.