Paul Haggis: in Italia ho scritto i miei film più belli

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paul haggisClint Eastwood è una di quelle icone del cinema che lo attraversa per tutti gli ultimi decenni. Dietro la sua “faccia da cinema” ci sono stati e ci sono dei narratori straordinari, sia quando era attore che da regista. Sergio Leone prima e Paul Haggis ora. Haggis, due volte premio Oscar, è un uomo di cinema, un uomo che ha legato il suo nome agli oscar per Crash diretto da Cronenberg, a Million Dollar Baby e Flags of our fathers, diretti da Eastwood, per poi passare anche lui dietro la macchina da presa con pellicole come La valle di Elah. Se non bastasse  Haggis ha legato il suo nome anche a due dei più amati film del James Bond contemporaneo: Casino Royale e Quantum of Solace. Per chi come me ama il cinema è ha scelto di occuparsi di narrazione, comunicazione e quant’altro vogliate chiamarlo, sapere di incontrarlo significa sentire le gambe che tremano.

L’occasione è stata l’edizione 2021 di i-Fest International Film Festival a Castrovillari, evento cinematografico internazionale organizzato dall’associazione culturale White Side Group e con la direzione artistica da Giuseppe Panebianco.
In basso potete vedere le pagine della versione pubblicata per il Quotidiano del Sud.

Paul Haggis Intervista

 

Come racconterebbe la pandemia ed il momento che stiamo vivendo?

La pandemia è stato uno dei periodi più difficili che abbiamo affrontato come esseri umani, almeno sicuramente per quanto riguarda la mia esperienza di vita. Tanti sono morti, hanno sofferto o hanno perso i propri cari. Come molti anche io ho perso amici e colleghi. Inoltre tantissime persone hanno perso attività e risparmi di raccolti con la fatica ed il lavoro vita, altri soffrono di depressione schiacciante e degli effetti a lungo termine del Covid 19. È impossibile sopravvalutare come questo ci abbia colpito. Spero che possiamo prendere questa terribile esperienza condivisa e imparare da essa, ma come esseri umani, purtroppo, abbiamo dimostrato di non essere molto bravi in questo. Non riusciamo mai ad imparare dalla storia come società e ci troviamo sempre a lottare per affrontare questo tipo di crisi epocale o per sollevarci insieme e unirci per trovare soluzioni. Con il riscaldamento globale, saremo ancora più sfidati, così come i nostri figli. Vorrei essere ottimista, mi piacerebbe davvero, ma ho paura per noi. Tutto ciò che possiamo fare, nella vita e nel nostro lavoro, che è raccontare e comunicare, è continuare a usare le nostre voci e le nostre forze per chiedere il cambiamento, chiedere le politiche di visione comune con buon senso e compassione, dando sempre l’esempio agli altri personalmente ogni giorno che abbiamo davanti.

Che rapporto ha con l’Italia?

Amo l’Italia da molti anni e vengo qui ogni volta che ne ho la possibilità. Ho scritto alcuni dei miei migliori film qui, come In The Valley of Elah e Casino Royale.

Il suo è un cinema centrato sulle storie, sulle persone, sugli incroci fra loro – penso a Crash ma anche a Million Dollar Baby e Nella Valle di Elah-  Come nascono le idee per le sue storie? E’ solo un’osservazione della realtà o la rappresentazione di una tesi?

Purtroppo nessuno scrittore può dirti dove trova le sue storie, e nemmeno io – cerco solo domande a cui non posso rispondere.

Mi risponde con un largo sorriso facendomi capire che gli dispiace ma nessun artigiano, né tanto meno un costruttore di storia mostra la sua cassetta degli attrezzi con i ferri del mestieri. E’ proprio vero come dice Arthur Bloch che chi sa fa, chi non sa insegna. Paul Haggis non vuole insegnare per ora.

Quali sono i personaggi e le storie a cui è più affezionato?

Io amo i personaggi si vedono condannati sconfitti, ma che si rifiutano di accettare il loro destino. Quelli che cercano sempre di resistere, sono quelli a cui ci affezioniamo di più e vogliamo che sopravvivano, molto di più degli stereotipi dei vincitori tradizionali. Amiamo le persone che combattono contro probabilità impossibili, che si vinca o si perda non è importante. La lotta fra le difficoltà della vita è ciò che definisce loro e noi.

Che differenze ha trovato nel modo di raccontare del cinema e della tv?

Film e televisione sono ovviamente diversi come linguaggi, è evidente,  ma lo storytelling è sempre stato storytelling. Lo schermo può essere più piccolo ma la palette di possibilità che si ha a disposizione è sempre molto grande.

Qual è secondo lei il futuro della narrazione per immagini- cinema e tv – nel momento in cui le piattaforme di streaming stanno crescendo sempre di più?

Mi piacerebbe potertelo dire.

Mi guarda interrogativo e poi mi sorride in maniera simpatica proponendomi uno scambio.

Facciamo così invitami in Italia un’altra volta fra dieci e te lo saprò dire.

Entrambi ci sciogliamo in una risata e al mio “Affare Fatto”, lui mi ringrazia!  Una stretta mano, anzi un tocco fra due pugni, per rispetto delle misure anti-covid suggella il patto.
Secondo voi potevo rifiutare? Non credo proprio!

Pensieri di un film di equinozio d’autunno

Ogni estate, ogni stagione, ogni giorno, ha una storia a sé. In un momento di grande trasformazione e di attesa per tutta la mia vita ho avuto la fortuna di intervistare tre persone straordinarie: Paul Haggis, John Patitucci e Giovanni Allevi 
Ho avuto la fortuna di incontrare per lavoro con il Premio Ausonia attori di cinema e teatro, personaggi d’eccellenza in tanti campi.
Ho ammirato e studiato come si costruisce un’immagine lavorando per la comunicazione dell’edizione di questo 2021 del Festival di Corigliano Calabro Fotografia che ha avuto un grandissimo successo.
Mi sono confrontato e ho stretto rapporti di amicizia con molti professori, professionisti e persone grazie al Master dell’Unical sul Turismo delle Radici

Chi legge questo blog sa i problemi di salute, sa del tumore al cervello, sa che vivo una malattia neurologica. Provo a raccontarla. Il tumore mi ha cambiato. La malattia ti cambia. Lo sta facendo la pandemia. Sto imparando ad accettarla. Più vado avanti e più mi accorgo che abbiamo il forte bisogno di raccontarci.
Però abbiamo paura di ascoltare gli altri. Invece le storie sono proprio questo: l’ascolto degli altri. Imparare il silenzio. Potrebbe essere il titolo di un bel film. Magari ci provo a scriverlo.