Mario, Ambra, Liliana vs Novax, NoGreenPass: i media ed il mondo che cambia

mario draghi
Spread the love

no greenpassHo letto degli interessanti editoriali che evidenziano come Mario Draghi sia schizzato in alto nei sondaggi di gradimento. La cosa non mi stupisce. Come ha scritto Christian Rocca Draghi piace perché rappresenta quella “politica che fa meglio dei politici che inseguono l’antipolitica”. La questione è proprio nella “politica che fa”, cioè in quello che è uno dei suoi ruoli naturali dopo il confronto, la programmazione e l’esecuzione di una strategia decisa. Però tutto questo mette in luce per l’ennesima un problema sempre più grande in Italia: i media. L’eco enorme e spropositata che una parta mediatica ha dato alle proteste è evidente. Lo dimostrano anche gli attestati di stima che in molte parti del mondo sono stati dati all’Italia – non viviamo solo di risultati sportivi. La parte del giornalismo più legata all’antipolitica non sa come uscirne, anche perché la stessa antipolitica non sa come uscire da suo impasse. Le ultime amministrative hanno dimostrato una la continua e lenta erosione del fenomeno. Dare la colpa ai social sta diventando un’arma sin troppo spuntata visto che la gente è sempre più sui canali social – lo dimostra il panico del socialdown di poco tempo fa.

Un giornalismo stile Walking Dead e Fort Alamo

Non è poi solo il giornalismo. Anche certi tipi di format, come alcuni reality perdono spettatori, tanto che ricorrono all’uso di strategie di narrazione evidentemente da ultima spiaggia – aumento di litigi, di immagini ammiccanti e via cosi. Il tutto alimentato da socialbot a pagamento ed in questo non c’è nulla di male, fa parte del socialmediamarketing. Naturalmente ci sono contest che funzionano ancora ma hanno ricette diverse e ci sono anche delle soprese. A me hanno fatto piacere rivedere su Raitre  un’eco della splendida stagione di Angelo Guglielmi con degli “esperimenti” riusciti come Via dei Matti numero zero con Stefano Bollani e Valentina Cenni, e Lui e Peggio di Me, con Marco Giallini – la mia romanità esce fuori quando lo vedo – e Giorgio Panariello. Sottolineo quest’ultimo perché a me non è mai stato simpatico, eppure inserito in un format ben strutturato lo trovato molto in sintonia.
Torniamo però al giornalismo. Una parte del giornalismo italiano sembra immersa in uno scenario da The Walking Dead, ossia vivere in un mondo di zombie. Per i più nostalgici dicono che sembrano come gli americani assediati a Fort Alamo. Il modello di business del giornalismo tradizionale è morto. Purtroppo non farse una ragione, non voler studiare soluzioni nuove è qualcosa che distrugge il giornalismo e procura danni ai giornalisti.

Ambra, Liliana e le performance sessuali di Feltri


Oggi noi vediamo giornali, stampa, tv e i loro canali web, che URLANO, che parlano di complotti, proteste intergalattiche, apocalissi, danno annunci di disastri solo sui titoli. Per cosa? Un like o una copia in più quando va bene. Però, quanto può durare? Lo vediamo che è una strategia suicida perché sempre più tesa all’esagerazione, all’iperbole. 


Due su tutte:
Il tapiro di Striscia alla Notizia data ad Ambra Angiolini. A parte la “questione privata” messa in piazza da un programma davvero vecchio che si dice “satirico”, da parte dei social c’è stato un muro di difesa e di affetto verso Ambra, tanto che sia lei che la figlia hanno ringraziato apertamente chi l’ha difesa e sostenuta. L’assurdo è che debba essere sostenuta in una delicata vicenda privata. Poi c’è stato il fatto che una dei conduttori di Striscia La Notizia è proprio Vanessa Incontrada, che tempo prima era stata vittima di un bodyshaming vergognoso. Anche lì i social sono stati con lei e stavolta però non hanno perdonato chi poi si è comportato così male. Cosa c’è da ridere del tradimento in una relazione?

La dichiarazione di Jolanda Renga, la figlia di Ambra e del suo ex, è esemplare di un sentimento che ha colpito la maggior parte dei frequentatori dei canali social.

“Oggi la mia mamma ha ricevuto un Tapiro in seguito alla pubblicazione di vari articoli sulla fine della sua relazione, ma il motivo non mi è chiaro. So bene che, in quanto personaggio pubblico, secondo alcuni è giusto che la sua vita, anche quella privata, venga sbandierata ai quattro venti, ma è davvero necessario infierire? Perché venire da lei a Milano? Perché non andare a Torino? Perché si è fidata della persona con cui stava e con cui ha condiviso quattro anni della sua vita?! Ed Anche se, questa persona, alla fine si è rivelata diversa, la colpa è di chi si fida o di chi tradisce la fiducia e tradisce in ogni senso possibile? Cosa c’è di riprovevole o “perdente” nel fidarsi e nell’amare? Quando si gioca, si sta al gioco, sono d’accordo, ma questo non mi sembra il caso. E ditemi quello che volete, che sono pesante, che non so scherzare, che faccio questioni su problemi inesistenti, che i problemi veri sono altri, ma a me non fa ridere. La sofferenza delle altre persone non mi diverte. E sì, mi sento di dirlo perché c’è di mezzo la mia mamma, ma lo penso a prescindere”.

 

feltriAltro episodio è Vittorio Feltri, direttore di tanti giornali, che riguardo un caso di stupro. Lo screenshot l’ho trovate qui accanto. Non si ironizza su un crimine orrendo come lo stupro e poi della durata delle sue performance sessuali credo che alla maggior parte non interessi, certo poi “de gustibus” come dicevano i latini.

 

Esaltare una manifestazione di alcune migliaia di persone al Circo Massimo di Roma vuole dire non capire che è un numero che non si vede neanche da una parte all’altra dell’area!
Continua ad essere molto facile criminalizzare i social, però ieri quelli che ha Bologna hanno insultato la senatrice Liliana Segre erano in carne ed ossa e non sui social! Anzi, anche in quell’occasione l’indignazione dei social è stata in grande maggioranza compatta e ha chiesto l’intervento delle istituzioni – come per la vergogna dell’attacco alla CGIL – visto che una senatrice della repubblica è lo Stato.

Lo stupore delle parti basse e lo “stupore infantile”

E’ lo stesso mondo del web a mettere in campo i dispositivi più efficaci di controllo contro le fake news, mentre molto spesso i media tradizionali vanno alla ricerca delle fake news più assurde per puntare sul sensazionalismo di basso livello, sullo “stupore” di pancia  più che infantile – che mi perdoni Elemire Zolla ovunque si trovi dopo la sua dipartita.
“Ci sono luoghi dove si è condannati a fantasticare: la catena di montaggio, e il colombario burocratico, la sala di attesa, la prigione, ogni raduno dove manca la passione spirituale o l’esercizio dei muscoli se non della mente.”
Questa è una splendida frase di Zolla sempre più attuale nell’epoca del post-capitalismo. Il suo rovescio è che i media in crisi vogliono riempire questo “spazio per fantasticare” di un meccanismo perverso di odio sociale sostanzialmente perché non vogliono affrontare la loro morte e il loro cambiamento.
La società ha gli strumenti per affrontare questo cambiamento? Lo sta già facendo! Piaccia o non piaccia a certi nostalgici noi viviamo in un mondo in continua evoluzione ed il complottismo non è altro che un esercizio di retorica di chi vuole vivere con gli occhi chiusi. Però, la pandemia non è finita e non finirà.

La pandemia non finirà

Avete letto bene. La pandemia non finirà con la sconfitta del Covid 19 perché ha innescato un cambiamento troppo forte. Stiamo andando verso un nuovo equilibrio, nuovo e diverso. Meglio  o peggio non sono categorie essenziali quando devi sopravvivere. La storia dell’universo è una storia di cambiamenti. Oggi viviamo in un ambiente fortemente denso di comunicazione e fortemente denso di emittenti. Questo ha messo in crisi un sistema che sembrava immobile. Io leggo anche di professori universitari, di professionisti e quant’altro che bollano i social come spazzatura, il marketing e la comunicazione come fuffa. Peccato che non capiscano che lo human marketing di oggi unisce oggi un approccio che condensa antropologia, psicologia e molte altre scienze umane e sociali. Anche la tv era considerata spazzatura, prima la radio, il cinema e via così. Rifiutare di confrontarsi col cambiamento e cercare di mostrare il peggio senza comprenderlo porta ad una sola cosa: la propria fine.