MAID: BELLA PERCHE’ SA FARE MOLTO MALE
Arrivato dal primo ottobre su Netflix ammetto che ho scoperto con ritardo Maid e che guardarlo non è stato facile. So che alcuni ne avranno fatto oggetto di binge watching. Io non riuscivo. Ogni episodio dovevo fermarmi, riprendere fiato e mi ritrovato con le mani sulla testa pensando alla protagonista. Ancora una volta Netflix ci ha stupito, davvero il 2021 è l’anno della N rossa. Vengono esplorati tanti argomenti pesanti, colpendo senza sosta gli occhi e il cuore di chi osserva. Sfruttando la sapiente penna di Molly Smith Metzler, già nota per aver sceneggiato serie come Orange is the new Black e Shameless, questa new entry arriva a inserirsi con prepotenza tra le grandi serie del catalogo, accomunando la storia di una giovane madre al viaggio di un’eroina moderna più vera che mai. In effetti, nella vita di Alex, interpretata da una Margaret Qualley da premio, c’è veramente poco da poter definire piacevole. Cresciuta in una situazione familiare controversa, questa madre poco più che venticinquenne decide di prendere con sé la figlia Maddy e di fuggire nel cuore della notte dopo aver subito l’ennesima angheria, l’ennesima minaccia del compagno Sean (Nick Robinson), giovane padre in evidente stato di ubriachezza. Portando con sé solo qualche vestito, la macchina e uno zaino, Alex e la bambina passeranno i giorni successivi lottando per sopravvivere tra strutture sociali, stazioni, sussidi e lavori sottopagati. Fronteggiando le difficoltà nell’accogliere lo scarso aiuto offertole e il rifiuto di accettare coscientemente la violenza subita, la giovane madre affronterà un lungo cammino pieno di insidie e sacrifici – da una parte per garantire un futuro a sua figlia, dall’altra per conoscere e rivalutare se stessa. L’elemento sociale, però, non è quello che ci sorprende qui. E’ un setting doloroso che non nasconde mai il vero focus della narrazione, che è il racconto dei rapporti umani e che a rende l’opera un puro, deciso e convincente spaccato del punto di vista femminile di fronte alle avversità della vita. A differenza di molte altre produzioni che cadono in difetti ed eccessi, l’umanità straripante con cui la miniserie tratta i propri personaggi lascia trasparire frammenti di una realtà disarmante che non possono lasciare indifferenti. L’epopea vissuta dalla protagonista in una fase delicata della sua vita, tra problemi e difficoltà mai abbastanza considerati nella moderna società statunitense, rappresenta senz’altro un ottimo spunto narrativo.
DONNE SENZA PAURA DI ESSERLO
Una delle sceneggiatrici di Maid è anche autrice di Orange is the new black, la serie che ha influenzato moltissimo la scrittura dei personaggi femminili negli ultimi dieci anni. Ironia, comedy, sentimenti e dramma si alternano in un carcere femminile. Una serie che è diventata giustamente, un vero oggetto di culto. Abbiamo sempre parlato di The Handmaid’s Tale, titolo imperdibile, stavolta lo citiamo solamente, ma non possiamo tralasciare Unorthodox, dove una donna, cresciuta nella comunità ebraica ortodossa di New York, fugge da un matrimonio combinato per andare a Berlino a cercare una nuova vita. Anche una supereorina è una donna. WandaVision è stato il primo titolo della nuova fase del MCU e in uno strano viaggio psichedelico Elizabeth Olsen ci fa ripercorrere quarant’anni di come sono state viste le donne nel mediascape.