La signora si lamentava del triste dato del forte aumento della disoccupazione femminile. E se
Io non so chi sia il social media manager dell’onorevole Bellanova ma credo che dovrebbe fare al più presto un corso di aggiornamento. La parola che si attribuisce ad Umberto Eco della “creazione” delle legioni di imbecilli non può continuare ad essere il paravento per una scarsissima professionalità. Del resto non è possibile continuare a pensare che la gestione della comunicazione social sia fatta dal “cugino perché è bravo coi computer”. Però se si rompe l’automobile non si va dallo zio perché sa guidare bene!
Non si capisce cosa di buono ha portato la rete e si va avanti di slogan fastidiosi. Sentiamo dire frasi come “Il paese ha bisogno di risposte!” Da chi e su cosa? Gli slogan devono sempre essere sintesi di un contenuto che continua a mancare.
Purtroppo si dimentica che la COMUNICAZIONE è RELAZIONE. Se non è questo principio non si procede in nessuna direzione. E’ solito un chiocciare stridulo e garrulo che offende le orecchie e alla fine ognuno si rintana nel proprio mondo. Questo è il vero “rumore di fondo”, altro che l’infodemia di cui parla qualcuno!
Io ho rispetto per le competenze di Mario Draghi ma vorrei sapere per un una persona che si avvia a creare un governo qual è la sua visione di società, quali sono le sue scelte circa i diritti umani e civili, la politica sull’immigrazione e la giustizia. E poi ogni volta che si ricorre ad un governo tecnico, anche se di altissimo profilo, è una profonda sconfitta della politica, quella uscita dalle urne! Siamo diventati così smemorati da scordare il primo governo Conte? Quello fatto dai due partiti vincitori delle ultimi elezioni, cioè Lega e M5S. Hanno creato un governo che si è dimostrato incapace. Si cambia alleanza con Conte sempre premier e poi un giorno qualcuno si alza – ca va sans dire – e dice che non va più bene. Possibile che allora si cade nel “ci vuole l’uomo forte” oppure “una volta questo non succedeva!”
Ci si trincera dietro un’inutile nostalgia, una pericolosa nostalgia della nostalgia, come se le fake news fossero un’invenzione attuale.
Ah si? E’ allora il Dispaccio di Ems? Il famoso telegramma che fu casus belli della guerra franco-prussiana del 1870? Era una fake news ed i social non c’erano.
E’ il finto sbarco degli alieni raccontato da quel genio di Orson Welles alla radio a cui credettero milioni di persone per alcuni giorni cos’era? Date un’occhiata a queste fake news storiche.
A mio avviso il discorso sulle legioni di imbecilli è molto conveniente, soprattutto a certe elite
Se l’aratro è stata la prima rivoluzione industriale dell’uomo, internet è l’ultimo in ordine di tempo. Prima delle rete ci fu quella del motore a scoppio, che di fatti ha modificato l’antropologia in maniera definitiva. Oggi la connettività ha già cambiato tutto e la pandemia sta accelerando sempre di più questo cambiamento. Rifugiarsi nella nostalgia elitaria non è altro che mettersi una coperta in testa e non voler guardare il cambiamento. Però per affrontare questo cambiamento occorre essere pronti e non simulare una presunta bravura.
Dice lo scrittore Douglas Coupland: ci sono tre cose che non puoi simulare: le erezioni, la competenza e la creatività.