La sicurezza del banale

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Scriveva il premio Nobel Dario Fo: “ Il pubblico di oggi è drogato di banalità.” Certamente! Il banale è uno delle cose più tranquille e sicure che possano esistere. Per questo sono convinto che, sempre con rispettando parlando ad un genio, l’affermazione di Fo non sia del tutto corretta. Non solo oggi ma spesso anche nel passato, il pubblico, almeno una sua larga parte, abbia scelto le banalità. Certo c’è una questione di educazione e di gusto critico ed estetico, però la maggior parte delle persone sceglie sempre la strada sicura. È un meccanismo spontaneo. Quando andiamo al lavoro o a fare la spesa noi abbiamo delle nostre routine che percorriamo e ripetiamo in maniera quasi inconscia, come se non fossimo neanche noi alla guida di un auto o fra le corsie di un supermercato. La novità in realtà spaventa. Dobbiamo essere costretti a scegliere qualcosa di nuovo e diverso. La storia delle opere artistiche in generale è piena di grandi capolavori o geni non compresi dai contemporanei. Van Gogh e molti altri ne sono un esempio. Non scordiamo poi quale fu la scelta della folla fra Gesù e Barabba. La diversità spaventa sempre. Ne abbiamo paura. La forza del pop ad esempio è quello di riuscire a mescolare concetto innovativi attraverso dei linguaggi già conosciuti. Il banale è un porto sicuro. Certo si rischia poi di perdere molto, magari dei nuovi Van Gogh, ma d’altronde come “banalmente” si dice “nessuno è profeta in patria”. Inoltre ci si accorge di ciò che si aveva solo quando si è perso. Forse perché due delle attività principali degli esseri umani sono lamentarsi e rimpiangere. Innovazione e cambiamento, parole che sentiamo spesso e di cui anche ci riempiamo la bocca ogni tanto, sono dei miraggi che preferiamo tenere a distanza e guardare da lontano. Dobbiamo essere costretti a cambiare, solo quando non c’è nessuna via d’uscita allora, forse, potremmo prendere in considerazione l’idea di cambiare. Sperando che non sia troppo tardi.